Nick: mir Oggetto: storia minima di mare e... Data: 22/9/2004 22.39.58 Visite: 178
La prua produceva una quieta spuma che passava ai lati della barca. Il tramonto era passato già da un'ora ma d'estate la luce sembra abbandonare la linea dell'orizzonte con maggiore ritrosia. Il rumore del fuoribordo copriva ogni parola che tentavamo di scambiare e preferivamo stare in silenzio contemplando la costa, facendoci attraversare da pensieri lunghi e oziosi. Il pescatore che ci accompagnava governava con ostentata indolenza la barca ed ogni tanto passava la sua mano callosa sulla faccia ispida e cotta dal sole di molte giornate in mare. Quando si va per mare, di notte, ci si avvicina a parti dell'anima che si crede poter citare solo tra i fumi dell'oppio o nel sapore amaro dell'assenzio. Ed invece ecco che il cuore si apre su vibrazioni ampie e la mente lo segue a rivelare una semplicità di comprensione che fa sentire grandi e fragili ad un tempo. I sensi, la mente, il cuore. Tutto questo mentre questo vasto padre liquido scorre sotto un pezzo di legno. Sorrento è lontana e le sue luci brillano sincere e festose nella notte estiva. Il tempo perde molto del suo senso e mi sembra un attimo arrivare sotto i Faraglioni capresi. Questi enormi pezzi di pietra emergono dal mare e si stagliano mostruosi contro il cielo incutendo un timore che ha qualcosa di atavico e moderno. Il pescatore arma la sua coffa e la getta in mare mentre noi caliamo le porpesse e le lenze alla luce della lampada all'acetilene. Una volta spento il motore cala un greve silenzio intorno a noi rotto solo dai sussurri di altri pescatori da altre barche lontane dalla nostra. A ben sentire c'è anche un altro rumore. E' come un respiro. E' il rumore della marea che colma le grotte a pelo d'acqua producendo un soffio prolungato e stanco. Quante storie di sirene deve aver alimentato questo soffio, così come tutti quegli scogli dalle strane forme che, alla flebile luce stellare, sembrano animarsi in atteggiamenti minacciosi. Il pescatore ha portato una parmigiana di melanzane fatta dalla moglie e dei panini. Con le stesse mani con cui ha innestato le esche sulla coffa ci prepara questa colazione notturna. Non ci penso. Mangio con fame e gusto comunque. Una delle lenze legate agli scalmi inizia a tirare producendo un forte sibilo. L'afferro bruciandomi leggermente le dita. Qualunque cosa ci sia la sotto è forte e incazzata. La tiro e la lascio andare, poi decido di portarla su. Avvolgo tra mano e gomito metri di lenza. Sembra non finire mai. Tutti nella piccola barca mi guardano. AD un tratto dalle oscurità dell'acqua s'intravvede un figura argentea muoversi agile intorno ad un punto. Il pesce è quasi sotto barca quando dà un ultimo portentoso strappo spezzando la lenza e facendomi perdere l'equilibrio all'indietro. E' un attimo ma riesco a vedere questo bellissimo pesce bandiera che emerge dal pelo dell'acqua scintillando nella notte caprese per poi rituffarsi in profondità. Quasi quasi mi fa piacere che abbia vinto lui per questa volta. Guardo gli altri. Il pescatore scuote la testa e sbuffa annoiato dal portare stupidi turisti in posti che non appartengono loro. Però il mare, anche quello di quella sera, me lo porto sempre dentro. |