Nick: Cyrano622 Oggetto: re:SE MUOIONO LI CHIAMANO EROI Data: 24/9/2004 13.11.9 Visite: 16
Non mi avventureò in uno sciacallaggio di "sinistra", tantomeno chiamerò eroi quelli che sono morti, ma per favore non chiedetemi di partecipare a questo arcaico pietismo da salotto di parrucchiere degno delle prefiche dei tempi che furono. E' troppo lapalissiano da doverlo sottolineare, ma siccome farlo non costa nulla e gli imbecilli e gli ipocriti sono sempre numerosi e attivi, il sentimento che in questo momento mi pervade è di umana pietà e di "dignitoso rispetto", certamente non quello da "fiaccolata" o da "coro di vibrante protesta", non quello ostentato e filmato e montato e ripreso, ma quello indignato e silenzioso, di silenzio che precede alla meditazione. Si la meditazione, la riflessione è l'unica cosa che mi riesce di fare di fronte a tali drammi. E pure mi risulta così strano io che medito e rifletto e sono realista, e pure mi accusano di essere idealista per via del mio pacifismo, quasi che chi sia pacifista voglia fuggire la realtà. Tuttavia, a ben vedere, sono portato a chiedermi chi davvero sia l'idealista, sarò io? Beh forse, però io sono cosciente del fatto che la guerra è brutta, che la guerra e fatta di torture, di pulizia etnica, di violenze di massa, tutte attività che offrono uno spettacolo che poco si adatta a mantenere inalterato il candore delle nostre coscienze, all'atmosfera ovattata e ingessata dei talk show televisivi e che per questo va taciuta. Poi quando tra vent'anni se ne potrà parlare, perchè solo tra vent'anni se ne potrà parlare, e verra il prossimo film denuncia, il novello Platoon, bhe solo allora saremo pronti a rimanere sconvolti e fare il tanto dovuto quanto atteso "mea culpa" catartico. Questo inatteso quanto inpensato mio cinismo mi spinge oltre nella mia riflessione e mi porta a considerare un aspetto molto pratico, il fattore rischio, coloro che partono volontariamente per queste missioni sono ben consapevoli del rischio al quale vanno incontro ed è per questo che vengono pagati, anche per beccarsi una pallottola in fronte, tanto per essere chiari, è una cosa che devono mettere in conto. Si perche in questo mio slancio realista non volgio tralasciare cio che è realtà ciò che la realtà muove, l'economia, il denaro. Queste persone guadagnano uno stipendio che di poco si discosta da quello di un dirigente d'azienda di medio livello, e sapete perche? per il rischio. Si perchè nella logica di mercato, di quello reale, l'utile è commisurato al rischio. Alcuni miei amici miei coetanei o quasi sono partiti in missioni umanitare ma lo hanno fatto con consapevolezza e dignità, la consapevolezza dei rischi ai quali andavano in contro e la dignità della modestia del pretendere di non voler essere trattati da eroi. Il rischio, si il rischio, ha varie facce si presenta sotto svariate vesti quella evidente e lampante della guerra ( lo è almeno per noi pacif-i-dealisti coscienti delle brutture delle guerra ) e quello subdolo del solvente della fabbrica di vernici in cui lavora il signor Gennaro Esposito e che egli e costretto a respirare quotidianamente e che a sua insaputa tra dieci anni gli procurerà un tumore che lo costringerà ad abbandonare il lavoro prima dell'età pensionabile; con la sola differenza che egli percepisce uno stipendio di ottocento mille euro mensili e che non gli verrano riservati i clamori della prima pagina; sapete la malattia del signor Esposito nulla ha a che vedere col candore delle nostre coscienze. Il mio eccesso di cinismo spaventa anche me ma sapete io sono cosciente che la guerra e brutta perchè da piccolo ascoltavo le storie di chi l'aveva vissuta sulla sua pelle non guardavo alla tv Rambo. Ma frenando un attimo il mio realismo, vi chiedo solo di rifelttere e di valutare tutte e due le storie e non vi chiedero qual è la più grave o piu toccante perche io, da pacifista, so che il dolore non è quantificabile. Non vi chiedo una ribalta maggiore per l'una o per l'altra ma se vogliamo fare informazione facciamola a tutto tondo, facendo informazione e non spettacolo. Vi chiedo solo di riflettere maggiormente su cos'è la guerra, di riflettere sul fatto che qualsiesi aggettivo usino per abbellirla: guerra preventiva, guerra pacificatrice (che poi mi chiedo come si puo portare la pace con la guerra? è quanto meno una contraddizione in termini) è comunque brutta la guerra. Per concludere, chiedetimi di essere solidale nei confronti di queste persone ma non chiedetemi di trattarli da eroi.
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