Nick: Kashmir Oggetto: Lacrima nera Data: 3/10/2004 21.26.1 Visite: 113
Percy era lì, come tutte le sere, davanti a quel bancone sporco…sporco di birra, di whisky, di lacrime e di sangue. Sporco di noia, di routine che iniziava a divorare la vita del solito pover uomo che andava lì ogni giorno sobrio, appena uscito dal lavoro, e tornava a casa sbronzo, ubriaco di quel nocino così forte che ormai sapeva solo di alcool, ma che continuava a bere. Sempre per la routine…la routine…. Più beveva e più dimenticava…che a casa aveva una moglie che lo attendeva con ansia, e quella piccola anima di Dio che passava il pomeriggio a chiedere alla mamma "quando torna papà?" Questa era la vita del cliente medio di quel bar, ma non per tutti era la stessa cosa… Percy anche andava al bar tutte le sere, ma lui non aveva un lavoro fisso, non aveva una famiglia. Faceva lavoretti sporchi per qualche riccone ogni tanto, o per qualche malavitoso, ma non era cattivo, era l’unico modo che conosceva per guadagnarsi il pane. E per farsi una lavata decente in quel buco di merda dimenticato da tutti in cui viveva. Quello fu un giorno tranquillo per lui, ha solo dovuto passare informazioni per far sbarcare quella nave con chili di sigarette da contrabbando, ed ebbe l’aiuto della dea bendata nel non beccarsi neanche una pallottola. Lo conoscevano tutti lì, ma lo temevano e facevano finta di non sapere niente, quando la gente si caga sotto arriva il momento in cui comincia seriamente a badare ai fatti propri… Ma lui stava sempre in guardia, perché se aiutava una famiglia, ne aveva sempre un’altra alle calcagne. Non era stupido, sapeva che quell’idiota seduto al tavolino, senza un occhio, stava mormorando qualcosa su di lui.. Si, perché aveva un solo occhio...ma fissava, cazzo se fissava… Prendeva sempre il solito Martini, con l’oliva bianca, ed era perennemente seduto lì, ogni volta che c’era Percy, per fissarlo, scrutarlo, studiarlo…analizzarlo. Percy aspettava il giorno in cui il tizio si infilerà una mano tra i pantaloni, e caccerà una pistola, un colpo dritto alla testa, un buco nel cervello, come se non ne avesse già abbastanza di buchi, lui. Era un mito per i bambini, forse perché aveva quell’aria da duro, o forse perché quando non aveva nulla da fare, giocava con loro fino all’esaurimento. Le mamme appena lo vedevano, chiamavano i bambini per la cena, Percy però sapeva che erano le cinque del pomeriggio… Percy tornava a casa la sera, solo o accompagnato, la sua aria da duro e il suo fascino "sporco", gli procuravano qualche scopata con alcune di quelle fanciulle che gli morivano dietro, se i loro padri sapessero… Se i loro padri sapessero? Non farebbero niente…si cagano sotto. C’era una ragazza del gruppo che però lo ignorava completamente, forse perché lui andava troppo di "moda", al punto da stufare, forse. Forse lei cercava il riccone da sposarsi subito, a cui risucchiare ogni centesimo. Forse era fidanzata, forse era più intelligente. Forse, anzi, sicuro, non era come le altre… Era esile, ma non troppo, aveva una terza abbondante, ma non troppo, si truccava, ma davvero poco, giusto quel po’ di matita che metteva in evidenza i suoi occhi grigi, bellissimi. Ed era proprio lei che Percy avrebbe voluto, ma era troppo impegnato a farsi uccidere e a lottare per sopravvivere, non gli piacevano le prede semplici, voleva una sfida, e se la sfida era bella, affascinante, rossa, e con il culo a mandolino, era ancora meglio. "Come ti chiami?" "Io…" "In genere non mangio le belle ragazze, preferisco un Hambrurger, tranquilla." "Alex" "Ciao Alex, vado a farmi male, al mio ritorno spero di trovarti qui.." "Preferirei di no..:" "Io preferirei di si…" Andò a farsi male, si beccò anche una pallottola nel braccio quel giorno, era stato quel figlio di puttana seduto a quel tavolo. Quando pensi ad una donna ti dimentichi anche che stai campando, o che stai tentando di campare. Il braccio dopo una mezz’oretta smise di procurargli dolore, il sangue era già riuscito a fermarlo, con la giacca del monocolo, che ormai aveva chiuso anche l’altro occhio, per sempre. Andò lo stesso dove vide Alex, ma lei non c’era. Tornò a casa, dopo il suo solito cicchetto, ma senza scopata stavolta. Sognò di fare l’amore con Alex, ma lei aveva un viso cupo, triste, non godeva, non geminava, non ansimava. Il giorno dopo andò al funerale del monocolo, fa così ogni volta che uccide qualcuno, anche se lo fa solo in casi estremi, se è costretto. Al funerale c’era il boss, la moglie, e la figlia di monocolo. La figlia piangeva, lacrime nere, che le dipingevano la faccia. Lui, da dietro, le mise una mano sulla spalla…pur non sapendo chi fosse…si sentiva in colpa. Era solo una ragazza, e aveva appena perso il padre. Lei si voltò, ancora singhiozzando. "Ciao Alex…"
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