Nick: alylia Oggetto: Il bisogno di raccontarsi Data: 8/10/2004 22.25.14 Visite: 160
Ognuno di noi ha bisogno di raccontarsi. In un modo o nell’altro tutti lo fanno. Chi scrive un diario, chi parla con un amico fidato, chi parla col primo che incontra, magari con il solo scopo di conquistarlo. Io, quando mi va di raccontarmi, parlo con me stessa. Nel senso che parlo, ma senza un altro interlocutore. Avete mai provato ad ascoltarvi? È molto liberatorio. Senza tabù, senza preoccuparsi di quello che è giusto o sbagliato dire. Raccontarsi così, tutto quello che è possibile raccontarsi. Ma, per me, c’è anche un’altra motivazione. Io sono gelosissima della mia vita, forse più di qualche altro. E non mi piace che tutti imparino qualcosa da me e dalla mia vita. Perchè si impara sempre qualcosa dalla vita di chiunque. E io sono gelosa del mio qualcosa. Penso comunque che ogni volta che scrivo trapeli dalle mie parole un po' di quel qualcosa. Per questo scrivo poco per gli altri. Scrivo molto per me, solo per i miei occhi. O non scrivo proprio, parlo a me stessa. Cioè penso ad alta voce. Ognuno di noi ha bisogno di raccontarsi, e oggi è ancora più difficile di prima. Perché prima non c’erano "vie d’uscita più semplici", se si aveva voglia di parlare c’era la mamma, l’amico, la fidanzata, o altrimenti si poteva scegliere di diventare pazzi, ma non credo sia stata la decisione presa dai più. Ora molte persone scrivono sui blog, su quelle specie di diario virtuale, che però possono leggere tutti. Per qualcuno è da esibizionisti, un modo per far conoscere agli altri i propri fatti. Io non la vedo così però. Credo che qualcuna di quelle persone si senta davvero sola. Perché se scrivi di quello che ti succede in modo che tutti gli altri possano leggerlo vuol dire che hai un disperato bisogno di raccontarti, di parlare con qualcuno, e quel qualcuno non c’è. Troppo occupati a lavorare, a studiare, a vivere una vita che in fondo tanta vita non è se non ti permette il dialogo. Non si riesce più a comunicare. I ragazzi con i genitori. I genitori con i figli. Le persone tra loro. E non sanno più scrivere. Si è persa pure l’abitudine a scrivere. E se non si sa scrivere vuol dire che non si sa neanche leggere, il che è anche peggio. In fondo, un libro, cos’è? Cos’è un libro quando si può mandare un sms, farsi uno spinello, andare per negozi a comprare l’ultimo capo in voga? E pensare che a me entusiasma molto di più la lettura di un bel libro. Che ragazza strana che sono eh? Quando potrei esaltarmi molto di più con tutto il resto, cerco di ritagliarmi sempre un piccolo frangente di tempo per leggere, che siano pure le 3 di notte dopo un’uscita movimentata con gli amici. Logicamente, sarebbe da stupidi perdersi tutto il resto del divertimento per un "inutile, stancante, e magari tedioso" libro. Se scoprissero tutti quanto regala leggere un libro, se solo lo sapessero. Ma non lo sanno. Così le persone tra loro non comunicano. Non perché non vogliano. Le persone non possono più comunicare. Hanno dimenticato come si fa. Però c’è qualcuno che riesce tuttavia a sentire il bisogno di raccontarsi. Ma non riesce a farlo direttamente con qualche altro, e cerca metodi più innovativi. Come scrivere un blog. Io il diario non l’ho mai scritto, perché mi è sempre sembrata una "traccia" lasciata. Se io avessi voluto dire qualcosa, l’avrei detta, se la tenevo per me non bisognava scriverla da nessuna parte. Due volte ci ho provato. Scrivere un diario. Quando ero piccola mi incitò a farlo mia madre, a scrivere su un’agenda quello che mi capitava nel corso della giornata. Lo facevo con mio fratello, la sera. Avrò avuto 4-5 anni. Penso che mia madre volesse più che altro abituarci a scrivere. Dopo un mesetto mi scocciai, e lasciai perdere. Ci ho riprovato quando volevo realizzare un’autobiografia, poi la voglia mi è passata, mi resi conto che mi scocciava l'idea che qualcuno potesse conoscere me stessa e la mia vita, e ho buttato via il diario. Avevo scritto una 50na di fogli di quaderno, però era carino, era della cacharel il diario. E credo che tutti quelli che scrivono o che hanno scritto un diario è perché in realtà vogliono o hanno voluto che qualcuno lo trovasse e lo leggesse. Una richiesta silenziosa, forse anche incosciente. Una richiesta fatta da chi non riesce a comunicare. Ma lì era diverso. Il blog si sa che si legge, e si dovrebbe provar più pudore a scriverci su. Io ne ho 2, credo finirà come il diario, anche perché scrivo poco di quello che mi capita, qualche volta parlo di qualche impressione suscitata da quello che vedo o che senso. Ma già sto scrivendo molto più di rado. E pensate alla chat, un altro modo per raccontarsi. È una sorta di rassicurazione poter parlare con qualcuno che sai che non vedrai, quello che ti spinge anche ad aprire una query in una chat. E, fateci caso, se pensaste di non incontrare quelle persone, quante cose rivelereste! Perché non avreste il timore di vedere nel loro sguardo la risposta alle vostre rivelazioni. Ma il fatto è che nella maggior parte dei casi si è inibiti dal fatto che un giorno quella persona con la quale si sta parlando la si potrebbe incontrare. O perlomeno per me è sempre così. Cioè io sono così come sembro, no aspè dipende da come sembro. Nel senso, non sono così tanto diversa da come posso apparire, anche perché continuo ad apparire anche dal vivo, vabè ma questo discorso ora diventa troppo lungo. Dicevo, ci pensate mai al perché nasca l’interesse dalla chat? O da una conversazione con chi poco o niente conoscete? Per qualche motivo che ora vi spiego. Perché a volte ci si dimentica del fatto che quella persona la si può incontrare e si pensa soltanto al parlare di sé, perché non si fa poi così tanto spesso, parlare di sé. Perché vi rendete conto che nella vostra quotidianità non vi fermate mai a parlare con qualcuno dei vostri problemi, di quello che pensate della vita, di quello che pensate dell’articolo letto sul giornale, di quello che pensate in generale. Che magari tutti i giorni qualcuno vi chiede "come stai" o "come va", ma quante delle persone che ve lo chiedono sono realmente interessate alla vostra condizione? È più che altro una domanda formale che con altrettanta formalità si risponde "bene grazie, e tu", così è come se andasse sempre tutto bene, anche se in fondo non è così, ma mica puoi attaccare discorso o parlare di quello che pensi con qualcuno che in fondo solo formalmente ti ha posto quella domanda. Può capitare che quando siete davanti a un pc e pensate che voi come la persona con cui state parlando non ha niente altro di meglio da fare, forse può anche un attimo interessarsi a quello che avete da dire, in fondo non avete nessun rapporto con quella persona, e più che un formale dispiacere per voi non può provare nient’altro. Il forum non è tanto diverso, non come comunque viene usato qui. A volte qualcuno scrive di sé anche un po’ per compiacersi della propria bravura, o per aspettare che qualcuno faccia i propri complimenti, o per farsi compatire. In tutti questi casi credo se ne faccia un uso improprio. Ma, naturalmente, queste sono opinioni personali che non cambieranno certamente la vostra idea al riguardo. Io mi sono raccontata? Non credo. Voi vi raccontate piuttosto spesso, forse troppo spesso.
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