Nick: asad Oggetto: MUORE DOPO 30 ANNI DI COMA Data: 9/10/2004 23.14.21 Visite: 118
Muore dopo 30 anni di coma La madre le ha dedicato la vita FRANCENIGO (TREVISO), 9 OTTOBRE 2004 - ''Bisognerebbe fare un monumento alla madre''. Bastano poche parole a don Achille, parroco della chiesa San Tiziano di Francenigo, per far capire il sacrificio della signora Gabriella Serafin, mamma di Maria Laura Mion, la giovane morta all'ospedale di Pordenone dopo trent'anni di coma irreversibile. La disgrazia avvenne all'inizio degli anni settanta, quando Maria Laura, che allora aveva tre anni, venne investita da un' automobile davanti a casa, a Francenigo di Gaiarine (Treviso), mentre stava attraversando la strada. Il forte trauma cranico riportato la getto' in uno stato vegetativo permanente. La bambina e' diventata adulta in casa, e non in ospedale, per volonta' dei genitori, che le sono stati sempre vicini. Qualche giorno fa, il suo stato si e' aggravato: la giovane donna e' stata ricoverata alla mezzanotte del 7 ottobre e, alle undici della mattina successiva, e' spirata nel reparto di terapia intensiva del nosocomio di Pordenone, spiega il direttore sanitario Salvatore Guarneri. Uno stato di debilitazione molto forte, quello riscontrato dai medici pordenonesi, risultato di anni molto difficili, riscattati dall'amore incondizionato dei familiari. ''Se alle creature in stato vegetativo permanente noi assicuriamo il nutrimento, mantenendo il giusto livello di nursing, possono resistere a lungo'', afferma il prof.Giampiero Giron, direttore dell'Istituto di Anestesia e Rianimazione dell'Azienda ospedaliera di Padova e responsabile della terapia antalgica. ''Le cure nei loro riguardi - prosegue - sono sacrosante, perche' sono assolutamente vivi e possono continuare ad avere percezioni, anche se a livello primordiale, troncoencefalico, e non piu' corticale''. Secondo una ricerca dell'Istituto di Anestesia e Rianimazione dell'Universita' di Padova, in Veneto sono circa 25 i casi all'anno di persone che rimangono in stato vegetativo permanente, oltre la meta' dei quali per incidenti stradali, il resto per lo piu' per incidenti vascolari. La vita media di questi pazienti e' di cinque, sei anni. ''Un problema sociale molto serio - rileva Giron - regolato da una buona legge regionale che da' garanzie sia diagnostiche che assistenziali, anche a livello domiciliare, quando le famiglie sentono dentro di se' la motivazione a tenere a casa i congiunti''. Oggi pomeriggio don Achille ha celebrato i funerali di Maria Laura, salutata per l'ultima volta dal fratello e dalle due sorelle. Il papa' e' morto lo scorso anno per un infarto pochi anni dopo essere andato in pensione. La madre invece, si e' immolata per l'amore della figlia ad una sorte di reclusione volontaria in casa, e quando le necessita' lo imponevano, in ospedale a Pordenone. I genitori di Maria Laura avevano scelto di tenere la figlia a casa, anche se non era facile seguirla nel quotidiano, rinunciando a tutte le banali liberta' di una qualsiasi famiglia. Niente ferie, niente viaggi, ne' spostamenti per andare a trovare amici. ''La mamma - ha aggiunto don Achille - ha seguito la bambina sempre con tanto amore. Si e' dedicata anima e corpo a lei e tutto convergeva verso di lei''. Infatti la famiglia, in un certo senso, dipendeva da Maria Laura. Anche i fratelli contribuivano, alleviando, se pur di poco, lo sforzo profuso dalla madre verso quella creatura che non poteva rivolgerle la parola, ma che sapeva reagire con un sorriso alle carezze o alla voce familiare. E questo, anche se era purtroppo poco, bastava a Gabriella Serafin , che fino all'ultimo ha sempre sperato in un miracolo, ad un miglioramento dello stato di infermita' della sua ''piccola'', che pero' non e' mai venuto.
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