Nick: Kashmir Oggetto: Un fiore morto, e sempre bello Data: 11/10/2004 21.0.40 Visite: 110
Lei era un fiore. Un fiore che cresceva giorno dopo giorno, che diventava sempre più forte, e bello, e nella sua bellezza emanava un profumo che faceva voltare ogni sguardo, ogni persona, che affascinava ogni essere. Un fiore che si fece coltivare dalle persone sbagliate, che non le davano concime, le davano solo merda, ed è diverso. Per colpa di questa merda lei ora è così... Lei sta appassendo, ogni tanto piange davanti ad uno schermo, ogni tanto alza un bicchierino, a volte uno di troppo, forse, ma è altro che la rende così. Lei è bella, bella sempre anche quando piange, i suoi capelli rossi, ricci, a volte lisci, quando deve andare ad una serata per lei speciale, quando vuole amarsi davanti allo specchio, ammirarsi, truccarsi, coccolare le sue palpebre con le dita colorate di verde o di viola prugna; ma è sempre bellissima, lo sarebbe anche sensa quel colore brillante sui suoi già brillantissimi occhi verdi. Lei piange, e il verde acquamarina si scioglie sul tuo viso, mischiato dolcemente al grigio della matita che cola...cola fino a scendere sul suo petto, affannoso, stanco, vissuto. Lei non ride, non ride più. Una sera lei sorrise, scherzava, la figlia, Futura, era stanca, appena tornata da una brutta giornata, e le chiese di non fissarla...non fissarla, si, le dava fastidio essere fissata mentre mangiava, guardare una persona che fissa mentre metti il boccone fra le labbra e lo mastichi a ritmi lenti, o veloci, da fastidio. Lei non rise più, e chiese scusa per non aver sorriso. La figlia pianse, e le disse che vive per il suo sorriso, che vorrebbe che il fiore della sua anima tornasse a profumare, a brillare di colore, e che le lacrime diventino gocce di rugiada che brillano fresche e vanitose al mattino, come se volessero mostrare tutta la loro pienezza, la dolce umidità mattiniera che ti accarezza la pelle...grazie a quelle gocce.. La figlia voleva morire per non aver colto quel sorriso, e per non esserselo tenuto stretto. Lei, la madre, non per la prima volta le diede colpa. Lei dava colpa a tutto, dentro di se aveva deciso che i suoi figli erano una delle cause del suo male, e così doveva essere, anche per un piatto lavato male, o per un sacchetto gettato troppo tardi. Lei era lì, davanti ad un monitor, con la sua amica, ad aspettare che le sue palpebre si chiudessero, vicino al pacchetto di sigarette pieno...mezzo vuoto...vuoto. Una volta che si sarebbero chiuse, le avrebbe riaperte, si sarebbe alzata, col suo fare stanco, di una donna che si sente vecchia e giovane allo stesso tempo, invecchiata da quello che ha e ringiovanita da quello che anche ha, ma in modo diverso, ma più lontano. Il suo male la invecchia e la ringiovanisce, la invecchia fisicamente, ma dentro lei si sente una ragazza depressa e uccisa dalla vita, una ragazza madre, che esce ogni tanto per una bevuta con gli amici...e torna, fortunatamente... Lei quando tornava, smetteva di sorridere, se fuori sorrideva, perché doveva far capire ai figli che loro dovevano fare i bravi, altrimenti lei sarebbe stata male, e sarebbe corsa verso di Lui. La figlia quando usciva temeva sempre che lei sarebbe tornata da Lui, ma non voleva crederci, e si annullava negli occhi delle amiche, si annullava nella musica, si annullava nelle parole degli amici lontani..quando li sentiva. E stava bene, per un attimo di gioia, che in quella casa non aveva mai. Quando lei capirà che non tutto fa così schifo, che non ha buttato la vita nel cesso facendo dei figli, che ha un culo sfondato ad avere un lavoro, che non deve stare male, per farsi rispettare, che non ha bisogno di niente e di nessuno, ma solo di se stessa, di credere nella vita, e in quello che ha. Di perdersi ancora una volta, nel miele di castagno degli occhi di Futura, come quando ci si perdeva quando lei era fra le sue braccia, e prendeva il latte tranquilla, e non ingrassava mai, ma era felice di guardare la sua mamma, che guardava lei... se lei riuscisse a godere di quegli sguardi..e di quei sorrisi....di Futura che cresce, che diventa grande, e che un giorno andrà per la sua strada, diventando una donna; di un lavoro faticoso, ma con clienti che appena la guardano vorrebbero abbracciarla per sentire il calore della sua dolcezza, che si legge nel lago verde e profondo dei suoi occhi.... se ci riuscisse.... non avrebbe avuto bisogno di Lui... Futura la amerà per sempre, e lei non lo saprà mai. |