Nick: Kashmir Oggetto: Una Stella sulla Terra, la sua Data: 12/10/2004 15.48.56 Visite: 115
Stella era lì, seduta in mezzo ad una catasta di panni sporchi e puliti, stropicciati, su di una sedia poco stabile, a causa del suo dondolare continuo, avanti e indietro, come se si cullasse nei suoi sogni, nei suoi desideri, immaginando che un giorno quella porta si aprirà ed entreranno le uniche persone che lei vorrebbe che entrassero... Dondolava, si appoggiava all'unico angolo libero della scrivania, il resto dello spazio era occupato da libri, giornali, foto della sua vita, ricordi, la sua vecchia collezione di monete antiche, con una banconota da diecimila lire in cima, che odorava ancora di quelle mani profumate di fumo che gliela regalarono, con quel callo sull'indice formatosi a furia di squagliare, un callo esperto e vanitoso, era lì come per dire: "vuoi? Squagliamm...ci penso io." Quella mano col callo non si tese più, però, quando Stella ebbe bisogno d'aiuto... Ma lei era abituata a cavarsela da sola, avrebbe voluto chiamare il suo amico lontano e sfogarsi, urlare, piangere, per poi ridere con lui ed attaccare il telefono col sorriso stampato in faccia come un bacio della buonanotte. Ma non lo fece. Non voleva appesantire troppo le persone a cui voleva bene, sapeva che anche gli altri avevano problemi, o forse aveva paura di dare l'impressione di essere "azzeccosa". Allora si rifugiava nei libri, nella musica, in quelle magie che ti ascoltano e ti consolano senza rendersene conto, in maniera disinteressata, senza aver paura che si rattristino, che si sfastriassero...già, ci sono persone che si rompevano i coglioni di Stella e del suo modo di parlare, del suo modo di approcciarsi, meno male che l'amico lontano non era tra queste. Ma lei sapeva...capiva chi. E Stella stava male, quando voleva bene non smetteva più di volerne, e si affezionava sempre di più anche se veniva trattata male o, peggio ancora, ignorata, dimenticata. Lei era lì, con la luce del lampadario spenta, c'erano solo un paio di candele ad illuminarle gli occhi, e un bastoncino d'incenso al pachouli, che si confondeva con l'odore dei ricordi di quella stanza. Leggeva, studiava, ascoltando un pò di Frank Zappa, quel figlio di puttana che morì come tanti altri e suonò come pochi, secondo Stella quello era un modo di morire che andava troppo di moda a quell'epoca, la sua epoca, li avrebbe preferiti vivi, i miti, e pieni di voglia di trasmettere altro ancora, e ancora... Poi ci fu l'assolo, lei sentì Frank lì vicino, le stava passando una canna, lei ringraziava in silenzio, facendo un tiro lungo, che poi espirava piano... Era una di quelle "fantasie" farsi una canna con Frank. Sognava, in realtà aveva gli occhi chiusi e reggeva una Sax che consumava velocemente, e sfogliava un'altra pagina, assaporandone il dolce gusto miscelato con l'aroma dei suoni e dei sensi che si erano creati lì dentro. Erano tutte queste languide e meravigliose magia che le tenevano compagnia, loro e i suoi pensieri sparsi, come foglie d'autunno su un prato ancora vivo... Ma a volte si sentiva sola. |