Nick: pearl jam Oggetto: Il mio angolo Data: 20/10/2004 13.32.45 Visite: 169
-Riprenditi. Non stai per morire.-cercavo convincermi,ripetendolo all'infinito. Il sudore m'aveva coperto tutto il viso e c'aveva creato sopra come uno schermo dal quale dovevo filtrare la realta'. Decisi di dover scendere. La morte e' piu' dolce vissuta in compagnia. Mi accinsi a farlo. Presi l'ascensore e contai i secondi che mi separavano da terra,pensando a quanto sarebbe stato idiota morire li' dentro. Senza nessuno che m'avrebbe sentito,e nessuno che m'avrebbe visto morire.Una cosa pero',era buona,avrei evitato d'attirare gli avvoltoi. Arrivai a terra. Con grande maestria mi districai tra aperture di porte,saluti lodati,finti sorrisi ed altre amenita' varie.Come prendere le chiavi di casa,ad esempio. Salutai i cani che vegliavano sul nulla ,come Caronte sulle sponde del fiume lete. Ma son sicuro che loro,mai e poi mai avrebbero pensato di traghettarmi dall'altra parte. -Stai andando a morire,o cosa?-Mi chiesi distrattamente,come se dentro di me regnassero due persone completamente distinte tra loro. Una alla quale importava,l'altra che la risposta non voleva nemmeno pensarla. Usci'. Incontrai le facce di sempre.Quelle che oramai fanno parte del panorama. facce amiche pero',alle quali chiederti un euro,e dalle quali ti faresti chiamare per quello che sei. Qualcuno lesse la mia preoccupazione in volto,ed a qualcuno baleno' anche l'idea di chiedermi qualcosa a riguardo. -oggi e' uno di quei giorni che vuoi startene completamente per cazzi tuoi- dissi. cauterizzando ogni eventuale tentativo psicoterapeuta. Poi arrivarono le macchine a distrarli ed allora nessuno noto' piu' la coltre di sudore ed angoscia presente sul mio viso. Basta una buona ragione,per tutto. Chiesi fumo.Me ne venne dato.Non prima pero',che arrivasse il mio turno. In microrealta' come quelle formate da ragazzi che chiedono alla luna,ed ad un muro di cambiarti la vita,il rispetto del passaggio di canna diviene di fondamentale importanza. Fra' amici,o simili,di solito non regnano regole.Si vuole credere d'essere liberi da quei crismi dei benpensanti e familiari che tanto ci tarlano la vita.Ad allora fingiamo d'essere degli anarchici in questi semi tribu',nelle quali uno stregone decide della tua vita,o tra di noi,decide se il giro debba essere orario o antiorario. La canna mori' fra le mie mani,non senza mugolii accennati. Feci buon viso. -ho mangiato pollo-sorrisi. Non feci proseliti. Ma ricevetti speranze di commiato e vaffanculi a iosa. Erano i miei amici. Il cuore aveva ancora strani ritmi.Erano meno frequenti. Come un batterista ubriaco ma capace,che perde il tom di tanto in tanto ,non perdendo pero' la linea. Cercavo di non pensarci. Provai a pensare ad altro. -come e' triste s.A volte mi spiace per lui.Ma il problema e' che nemmeno lui sembra spiacersi per lui.Forse non dovrei neanch'io.- -Guarda P,sembra immerso in un mondo tutto suo.Chissa' a cosa pensa...Le rate ,la famiglia disastrata,la macchina dal meccanico ed il lavoro sempre troppo poco interessante per passarcici 12 ore- -F,sembra uscito dai fumetti.Tozzo ,malconcio come un gallo che fa combattimenti.Le cosce storte e l'animo guerriero. La cresta pero',quella sempre ritta.Il cibo e l'erba sembrano le uniche sue due varianti ad un cerchio imperfetto che e' la sua vita- -A,e' piu' bella che mai.Anche stasera.Anche con due occhiaie che potrebbero essere riempite dal mar morto.Anche con quella maglia,ove le maniche asimmetriche le donano un'aria da pierrot.Senza trucco.Senza lacrima esterna,ma col cuore in fiamme. Forse pensa all'amore.Che non ha mai trovato.Ed ai cazzi che l'hanno perennemente perforato l'anima.- Chissa' se anche loro stanno pensando a me.Ed alla mia angoscia.Ed alla mia patina di sudore.Ancora ben visibile. Lo sento.Sento ogni tanto le goccioline che mi cadono sul labbro.Superiore.E si mischiano ai pochi peli lasciati da una lametta che sarebbe dovuta gia' essere in pensione. Ma a volte preferisci la via vecchia. Davanti a noi,come ogni notte a quell'ora,v'era solo asfalto e paura del futuro. Tutti pensavano.Ad altro. E fumavano.I sogni. Quando mi prendeva l'angoscia ,il miglior posto per viverla,era quell'angolo di cemento e pisciata di cani.OVe la spazzatura sembrava voler convivere con l'apatia della gente. I lampione perfetti ritti a vegliare su di noi.E sulle nostre teste stanche di luce riflessa. I negozi chiusi in maniera imperfetta,ci facevano compagnia.come il pensiero delle persone che vi sarebbero entrate dentro il giorno dopo. Eri solo li'.Li' non passa nessuno per quelle strade.Non v'e' locale.Non v'e' bar notturno. Non v'e' puttana ad acclamare bollenti cappelle ed euro stropicciati. C'eravamo solo noi.Io,ed un manipolo d'eroi. Sopravissuti a se' stessi,ed alle loro vite.Infamanti.Come la mia. Che avevo sempre,e comunque,paura di perdere. Neanche questo,era un bel giorno per morire.
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