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Nick: Althusser
Oggetto: VLADIMIR, BIDONE E LA PIOGGIA
Data: 25/10/2004 12.24.11
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Racconto di fantasia.

E’ una bella notte. Di quelle che piacciono a me. La gente lo chiamerebbe brutto tempo, ma la gente non capisce un cazzo. La gente è tutta mare, sole e pubblicità di tizi che ridono e di cai che urlano e mangiano gelati e cuori di panna e se ne stanno al sole a spalmarsi creme abbronzanti. Invece no, stasera si sta proprio bene, un vento forte spazza il cielo e agita la pioggia che viene giù forte, senza curarsi dei barometri e dei luoghi comuni. Gocce grandi sbatacchiate in tutte le direzioni come in frullatore gigante e questo frappè lo berrò solo io. Me ne sto col naso incollato ai vetri del balcone, da ore e guardo fuori sentendomi parte di questa natura così vera, che non ha riguardi e se la tira a fare la protagonista.

Mi piace la pioggia, mi piaceva pure da bambino quando d’estate, in vacanza mi svegliavo sperando che piovesse, ma accadeva di rado e io me ne restavo con il broncio e nessuno capiva mai perché. "Non li vedi gli altri bambini come si divertono? Vai anche tu a fare un castello di sabbia", ma io non ci andavo. Allora mio padre mi diceva: "ora ti racconto una storia" ed erano sempre storie diverse di castelli lontani, ma quelli veri, di eroi e cavalieri e fate e damigelle e draghi e mostri a tre teste e a poco a poco mi passava il muso. Mi piace la pioggia e mi piace stare solo.

In mano ho una canna e il calore dell’hashish mi da una sensazione di assoluta quiete. Altri tempi quelli in cui mi facevo di coca ed ero sempre schizzato da fare paura, anche a me stesso. Invece no adesso mi godo questa sensazione morbida di torpore che mi attraversa il corpo e rende tutto così fluido. Lo stereo suona "life on mars" di david bowie e le note sono così tristi, una vena di malinconia che ogni volta pare che stai per afferrare e invece fugge via, chi sa dove.

Mi ha chiamato Bidone prima e mi ha chiesto di uscire, ma ho gentilmente declinato l’invito, è una sera tutta per me e guardo la pioggia cadere. Forse è colpa mia, troppo tempo passato da solo deve avermi fottuto il cervello, ma non posso farci niente, mi piace stare qui e non parlare. Niente cazzate stronze, niente chiacchiere sul più e sul meno, niente cose fighe dette per far vedere che sei uno che sa come va la vita e niente occhi di tipe che ti guardano, ti guardano, ti guardano, ma non vedono mai davvero quello che sei dentro. E’ tutto così dolce, ma non può durare soprattutto se hai amici come i miei. Sono una manica di stronzi e Bidone è il coglione numero uno.

Uno squillo. Il cellulare mi riporta a terra e solo ora penso che avrei fato meglio a spegnerlo, ma è troppo tardi. Non ho nemmeno bisogno di aprire e dare un’occhiata al display, sono le 5.00 del mattino e solo uno stronzo al mondo può arrivare a tanto.

- Pronto?
- Si, Bidò sono io che cazzo vuoi a quest’ora?
- Oh Vladimir, che cazzo di modo di rispondere ad un socio.

Odioso, come se invece fosse normale chiamare un tipo e rompergli i coglioni in piena notte. L’idea che stessi dormendo non gli attraversa nemmeno l’anticamera del cervello, e ha ragione perché io non dormo mai soprattutto con un tempo come questo.

- Mica stavi dormendo?
- Beh anche se stavo dormendo ormai mi avresti svegliato, quindi in sintesi che cazzo vuoi?
- E’ successo un casino….
- Cosa?
- Abbiamo fatto una rissa…ma avevamo ragione noi.
- Ovviamente – gli faccio io – possibile che era colpa vostra? Lo so che siete un coro di angeli. E dove è successo?

Non coglie l’ironia e prosegue dritto.

- Al target.

Il target è il peggior locale della città, o il migliore, questione di punti di vista e di aspettative nella vita. La sua clientela è un’accozzaglia di malavitosi della zona, studenti fuori sede, rampolli inquieti della Napoli bene, pusher di coca. Una marmaglia che a contatto produce inevitabilmente scintille che spesso divampano nella notte e provocano incendi. Il target chiude tardi, più tardi di qualsiasi altro locale e così a questa massa di teste di cazzo si aggiungono pure i proprietari degli altri posti che vanno lì a finire la serata. Ciliegina sulla torta. E’ una specie di buco sotto terra, grande come una casa di tre stanze, sempre pieno di stronzi.

E’ il posto dove se vai all’una e chiedi "c’è gente?" ti guardano tutti schifati dicendoti "mo??? Naaaa, è presto", devono avere un altro fuso orario e chi sa su quale cazzo di paese è sincronizzato.

- E’ andata così – riprende - c’erano due stronzi e Tiziano il buttafuori non li voleva far entrare. Gli sono puzzati subito, che stavano tutti persi e che erano venuti a rompere il cazzo. Hanno insistito e quando hanno capito che non l’avrebbero spuntata, uno di loro ha tirato fuori un coltello e l’ha puntato sotto la pancia di Tiziano, chiedendogli con un sorrisetto ironico: "è buona questa tessera?". Allora il tipo che oltre a essere alto un metro e novanta fa pure lo sbirro e lavora al target per arrotondare

- Lo so Bidone, come tu sai conosco anch’io Tiziano
- Ah si vero, vero comunque Tiziano ha cacciato il ferro e glielo ha messo sotto la pancia rispondendogli: "no! Non è buona".

Ma tu vedi un po’ che teste di cazzo penso, ma che credono di stare in un film di Quentin Tarantino? Stanno girando un remake delle "Iene" e nessuno mi ha detto niente?

- Embè Bidò e tu che c’entravi?
- Aspetta che te lo dico. Il tipo del coltello sta con una ragazza con cui ...ehm... ho avuto una storia. Lo
dice tutto timido che se non lo conoscessi gli potrei pure credere. Inquadro subito la situazione, la tipa una troia, lui che fa lo smargiasso intorno alle 4 di notte e che le dice "ho per caso della coca colombiana buonissima, vuoi passare da me a fare quattro chiacchiere?" e la tipa di rimando che gli risponde "perché no, mi sembra una buona idea, però solo quattro chiacchiere non farti venire idee strane" e intanto le idee strane sono già venute a tutti e due. Cioè niente sguardi languidi, zero cose romantiche, rose rosse e serenate nemmeno a parlarne, solo io ti do tu mi dai e la cosa pensandoci mi sembra assolutamente al passo coi tempi.

- E allora?
- Niente, la tipa corre giù e viene a chiamarmi io esco e parlo con Tiziano e lo tranquillizzo, intanto un suo socio si stava spiegando con Marco, uno dei proprietari che già conosceva, alla fine sono scesi con la raccomandazione di non fare casino.
- Ok e la rissa?
- Aspetta che ci arrivo.

Lo odio, quando la prende alla lontana, ma voglio che finisca in fretta a tornare a godermi la mia pioggia, ma non so ancora cosa mi aspetta, altrimenti metterei giù il telefono.

- Niente, vabbè, scesi giù la tipa si comincia a strusciare e a ringraziarmi e non la finiva più e tutto un coro di "grazie Bidone, se non c’eri tu, uuuuuu, ma come sei dolce"
Bidone dolce???? Dio cosa mi tocca sentire, questo è proprio il delirio a tremila.

- Intanto il suo tipo ha cominciato a guardarmi storto, ma lei non la smetteva e ti giuro ho fatto di tutto per allontanarla, lo sai mi conosci.

- Immagino Bidò, immagino dico. Ma nenmmeno stavolta coglie l'ironia.

"excusatio non petita, accusatio manifesta", ma mi limito a pensarlo, so che non riscuoterei la sua approvazione e mi direbbe che sono il solito chiattillo, che parlo per far vedere che ho studiato , che me la tiro, mentre invece lui si che è un vero ragazzo di strada e bla e bla e ancora bla. Quindi desisto.

- Ok, niente, allora il tipo mi fa "Si fratè grazie per essere intervenuto, ma mo ti stai allargando un po’ troppo con la ragazza mia, levale le mani di dosso e vattene a cercare qualche troia da qualche altra parte.
- E tu?
- Beh, io gli ho detto guardando la tipa che se era solo per quello, la troia l’avevo già trovata e pure prima di lui. Casino, è successo un vero macello, il tipo è scattato allora gli ho detto "non qua andiamo fuori" e me lo sono tirato. Arrivati fuori gli ho chiavato una capata in faccia, ma forte che si è sentito il rumore in tutto il vicolo e lì ho scoperto che il tipo non era solo con un altro.
- E quanti erano
- Ma un quattro o cinque, mi hanno acchiappato da dietro e mi hanno dato due coltellate nella gamba.
- Oh cazzo Bidò, ma come stai? Sei andato in ospedale e mo dove sei?
- Una cosa alla volta Vladimir

Risponde lui col tono dell’uomo di mondo, ma lo stronzo non ha fatto nemmeno i proverbiali tre anni di militare a Cuneo.

- Sto bene mi ha medicato Gianni del target che è infermiere professionale, lo sai, perché in ospedale con ste storie è meglio non andarci proprio e mo sto a casa di un amico……
Sento che vuole dirmi ancora qualcosa, ma si trattiene e lo fa apposta perché vuole che sia io a chiederglielo, ma tu vedi che mi tocca fare.
- E voi che avete fatto?
- Niente, prima cosa mi sono fatto medicare, poi mi sono fatto una pippata di un grammo di coca, ma così solo per il dolore e per avere quel poco di energia che mi era uscita dalla gamba….
- Lo so Bidò, lo so tu ste cose non sei il tipo che le fa…
- Ok, esatto

E sento che lo stronzo ci sta dando ancora dentro perché sta fattissimo, continua a tirare su con il naso e parla come un cazzo di pezzo jungle a 300 bpm.
Allora, niente, dopo la pippata mi sono ricordato che un’altra loro amica quando stavamo giù mi aveva detto che facevano un after a casa sua a pontesanto e allora ci siamo messi in macchina io, Belfagor, Gino, Claudio e Pippone e ci siamo presentati a casa della tipa.
Meno male che non sono uscito penso io, me la sono persa volentieri questa macchina di devoti a padre Pio, in viaggio mistico verso il santuario di Pietralcina.

- Belfagor voleva portare pure il ferro, ma io gli ho detto che bastavamo noi e le lame che tenevamo in tasca. Arrivati la sotto – sniff, fa ancora con il naso – scusa fratè, cazzo sto tutto raffredato mi dice ridacchiando
- Si sente Bidò, ma è il cambio di stagione ti devi coprire un po’ di più
Faccio io serafico.
- Si, si comunque siamo arrivati là e c’erano sti stronzi che stavano uscendo dalla macchina che erano sicuramente andati a pigliare altra droga per finire la serata. Li abbiamo caricati subito io mi sono preso il primo che veniva a tiro e l’ho inchiodato a calci in culo coi doc martens con la punta di ferro, belfagor ha cacciato la lama e ha tirato tre quattro coltellate nel mucchio, ma basse eh, non è che volevamo ammazzare qualcuno, anche gli altri hanno fatto la loro parte e in trenta secondi erano tutti a terra a piangere e a urlare.
- Bello, così la questione è risolta e ce ne possiamo andare tutti a dormire
- Ehm… veramente ci sarebbe un problema
- Che problema Bidò
- No vabbè niente, solo che uno degli stronzi mentre gli rompevamo il culo si mette a urlare "appartengo agli Izzo di Terzigliano e domani siete morti tutti quanti".
- E voi?
Chiedo io maledicendo me stesso per non aver spento il telefonino perché ormai ho capito dove cazzo sta andando a parare.
- No va be niente, noi nel dubbio abbiamo continuato a chiavare calci e mazzate, però mo ci stavamo chiedendo se la cosa è vera. Vladimir senza giri di parole, tu sei di Terzigliano no?
- Si Bidò, lo sai che cazzo me lo chiedi a fare?
- No niente e conosci pure Totore ‘o baffone, così stavo pensando che se magari ti vengo a prendere a quest’ora lo troviamo ancora sulla base e capiamo subito di che si tratta. Ma così eh, giusto per stare tranquilli e sapere se da domani dobbiamo scendere col ferro addosso.

Inculato, porca puttana il bastardo mi ha messo con le spalle al muro. Vorrei dirgli vattene a fare in culo che ho la pioggia da guardarmi e un amore che non c’è più da rimpiangere e degli esami all’università che non ho ancora finito e a tutti i miei sbagli, compreso quello di stanotte e alle mie amicizie balorde, alle notti sprecate, alla vita che avrei voluto fare e che non ho fatto. Ma dico solo:

- Ok passatemi a prendere
Guardo fuori e la pioggia cade ancora, ma non mi sembra più così bella, non lava via lo sporco e fuori tutto tace, tutto è silenzio ma non c’è pace.



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