Nick: K|NT4RO Oggetto: Gli uccelli Data: 27/10/2004 20.12.25 Visite: 65
Uomini, cui natura dannava a cieca notte, stirpi di fronde lievi, effimeri, senz'ali, di vita breve, impasti di fango: oh vane frotte d'ombre, oh simili ai sogni, sventurati mortali! Rivolgete il pensiero a noi ch'eternamente viviamo, e sconosciuta n'è la vecchiezza, a noi che abitiamo nell'ètere, a noi che nella mente agitiam sempiterni concetti; sí che poi, quando i misteri etérei conosciate, e qual sia l'esser nostro, e le origini dei Numi abbiate apprese, dell'Erebo, dei fiumi, del Caos; da parte mia possiate dire a Pròdico... che vada a quel paese. - La Notte, il Caos e l'Erebo fosco da prima, e v'era lo spazïoso Tartaro; ma non il firmamento, né la Terra, né l'Ètere. La Notte alata e nera primo depose un uovo, cui vita infuse il vento, nel grembo immensurato dell'Erebo. Con gli anni fuori balzonne Amore, desio del mondo, cui aurei sovra gli omeri lucean piccoli vanni: ratto come procella di venti. Insiem con lui unitosi nell'ampio Tartaro, il Caos dall'ali tenebrose fe' razza, e prima a luce trasse la stirpe nostra: innanzi non eran gl'Immortali che Amore tutte quante le cose mescolasse. La Terra, il Ciel, l'Oceano, da tale mescolanza nacque, e l'eterna stirpe dei beati Celesti. Per antichità, dunque, la nostra assai l'avanza. Che poi siamo figliuoli d'Amor, son manifesti molti segni: voliamo e viviam fra gli amanti; e piú d'un giovanetto ritroso, in su la soglia già dell'età matura, trasser gli spasimanti, per effetto del nostro potere, alla lor voglia, questi con una quaglia, quegli altri con il dono d'una fòlaga, questi d'un paperotto, quelli d'un uccello di Persia. E quanto di piú buono han gli uomini, lo debbono tutto a noialtri uccelli. Punto primo, noialtri v'indichiam la stagione: Autunno, Verno, Primavera. Se la gru piglia la via di Libia, e gracchia, per la seminagione maturo è il tempo; ed essa al nocchiero consiglia che appenda il suo timone al muro, e se ne resti a dormirsela: e a Oreste, che un mantello si tessa, sí che, sentendo il freddo, non vada a trar le vesti di dosso alle persone. Col nibbio, poi, s'appressa una nuova stagione, quando alla pecorella tosar conviene il morbido vello di primavera; e a dar consiglio giunge poscia la rondinella, che si muti il mantello con veste piú leggera. Dodona, Ammone, Apollo Febo noi siam per voi; dacché, pria di decidervi, in tutte le occasioni, correte dagli uccelli per un consiglio: vuoi per gli affari e gli acquisti, vuoi per i matrimoni. E per voi, tutto quanto sappia di profezia è auspicio: un motto, un grido, uno schiavo, un somaro, uno sternuto, un gesto, son tutti auspicî. - Oh, via, non siam per voi l'oracolo d'Apollo? Oh, non è chiaro? Stretta Dunque, se in conto di Numi ci abbiate, vi prediremo il futuro, ed amabile un zefiretto l'inverno, l'estate vi manderemo un calor sopportabile; né, come Giove, ad assiderci andremo gonfî di boria fra i nembi remoti; ma, rimanendo fra voi, qui, daremo a voi, ai vostri figliuoli, ai nepoti, quattrini e sanità, beni, felicità, balli, prosperità, risa, floridità, vita senza una spina, e latte di gallina: insomma, beni a macca da pigliarne una stracca. Eccovi diventati - tutti ricchi sfondati.
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