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Nick: zopar
Oggetto: doccia di pensieri
Data: 5/11/2004 1.31.7
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Mi piace fare la doccia di sera.
O forse dovrei dire di notte?
Insomma, mi piace fare la doccia quando gli altri sono a dormire e c'è il silenzio in casa e ho il bagno tutto per me e l'acqua ha una pressione bella forte che la senti scorrere addosso e quasi ti immaggini di essere sotto una di quelle cascatuccie di cui si legge nei libri.
Riempirsi prima di schiuma dalla testa ai piedi e poi darsi una bella sciacquata, e restare lì sotto il getto d'acqua che rimane a temperatura costante, e far fluire il liquido dalla testa fin giù alla punta dei piedi, e pensare solo all'acqua che ti scorre addosso, ti massaggia, ti rilassa e porta via con se tutta la parte brutta della giornata e allo stesso tempo è lì a farti tornare alla mente qualche momento piacevole o qualche risata.
A chi non piace tutto ciò?
Alcuni preferiscono la vasca, così possono rilassarsi meglio.
A me piace la doccia, per lo spruzzo d'acqua addosso;
poche volte l'anno uso la vasca, lo faccio proprio quando ho tanto tempo perchè la vasca è tutto un rito, da quando inizi a riempirla fino a quando ne esci ancora con un po' di schiuma addosso.
Quando faccio il bagno, c'è sempre una sigaretta con me, mi piace fumarla così, e concentare l'attenzione solo su di essa.
Eh si sapete, penso sia importante fare le cose concentrandosi, pure se si fuma una sigaretta.
Se la fumi mentre fai altro le dai poca importanza, non te la godi, e finisci per accenderne altre quando invece ne basterebbe una sola fumata per bene.
E come per le sigarette penso sia così per tutto, anche nel lavoro, poche ore concentrate rendono più di molte spizzicate.
E negli affetti: a volte vedersi poco ma per bene può rendere di più che vedersi tutti giorni quasi per abitudine.
Sentire le cose appieno.
E' lì il segreto.
Viverle fino infondo e gustarle senza pensare ad altro o per lo meno non subito.
Quante volte ci ripetiamo parole del genere?
E quante volte davvero riusciamo a trarne giovamento?
Poche, davvero poche...
I pensieri angosciosi che la nostra mente produce sono dietro l'angolo e arrivano puntuali, anzi, sempre in anticipo.
Con questo non dico che bisogna prenderla sempre "alla leggera" o vivere alla giornata, penso sia giusto preoccuparsi per il futuro, porsi aspettative, cercare di programmare qualcosa; è nella natura umana farlo, perchè la vita stessa ce lo impone, ci chiede di vivere proiettandosi nel futuro.
Se piantimo un seme, lo curiamo aspettando che cresca, non di certo lo buttiamo lì e ci diciamo "vediamo che succese, se va male non fa nulla tanto non mi sono posto obiettivi".
Penso sia errato fare così.
Chi ha detto mai che la vita deve essere facile?
Per alcuni lo è di più per altri lo è di meno...
E pure le delusioni e gli errori, mica devono farci perdere coraggio, e dico coraggio non fiducia, ci vuole coraggio per vivere e poi fiducia, anzi no, diciamo pure che ci vogliono entrambi e l'uno richiama l'altro, come la x e la y nelle equazioni a 2 incognite.
Se iniziamo a pensare di non aspettarci nulla, partiamo sconfitti, anzi perdiamo 2 volte, sia per le delusioni sia per un futuro che nemmeno proviamo a immaginare e desiderare...
Se non lo desideriamo perchè esso dovrebbe venire da noi?
E' vero, anche desiderandolo non è garantito che arrivi, ma il desiderio è l'incipit dell'azione, e l'azione può dare i suoi frutti;
prima o poi qualcosa arriverà, inutile fare i musoni.
Sono certo che ad ognuno di noi almeno una cosa buona nella vita arriva e una sola anche può bastare per una intera vita... e se pure non arrivasse, ci sarebbe di buono di aver comunque lottato, che non è cosa da poco...
Insomma, sta sempre a noi, come al solito, scegliere avvilirsi oppure almeno di provare, per poter dire nell'ipotesi peggiore: "almeno ho partecipato".
Perchè poi, partecipando partecipando, arrivano quelle serate...
Si quelle...
Quelle che vai a letto col sorriso sulle labbra, e ti senti pieno di te, fiero, orgoglioso, anzi, felice e te le gusti fino in fondo...
Visto che le cose sono collegate e non per forza il pensare al futuro esclude la gioia del momento e viceversa?
Voi mi direte: "ma anche la felicità passa...".
Ed è anche giusto, perchè raggiunto il traguardo dovremmo fermarci, mentre invece la vita è come un vecchio videogame di formula uno di quelli a pochi bit in stile atari;
dove man mano che andavi avanti scorreva il tempo, e tu dovevi far di tutto per arrivare al checkpoint per poter continuare a giocare e quando poi arrivavi al traguardo, iniziava una nuova corsa con altri checkpoint...
Alla fin fine, non conta molto vincere tutte le gare, fino a "scaricare", come si usava dire, il gioco; conta passare i checkpoint fin quando si ha volontà nel serbatoio, ricordando che disponiamo anche di "turbo" fatti di sogni e desideri.
