Nick: Hightecno Oggetto: eros & pathos (cap XXXII) Data: 15/11/2004 14.43.9 Visite: 58
Salvaguardare e difendere le proprie relazioni affettive, delinea un aspetto psicologico dell'essere umano che affonda le radici nelle profonde pieghe dell'universo interiore, perché implica la considerazione della «necessità» dell'Altro, senza il quale non c'è vita. Il desiderio soggettivo dell'esclusività nella relazione amorosa riporta in vita uno scenario affettivo composto da frammenti appartenenti a remoti nodi affettivi che risvegliano l'antico timore della perdita e dell'abbandono. In altre parole, l'individuo rimane ancorato a delle originarie modalità di rapporto dove permane il forte desiderio di conquistare l'oggetto d'amore in modo esclusivo, e con una volontà di possesso tale da scatenare una struggente e lacerante avidità di incorporare l'Altro nel proprio mondo interno. In questa complessa dinamica emotiva, la persona amata non riveste affatto un ruolo attivo nell'ambito della relazione amorosa, proprio perché il desiderio del partner di realizzare un possesso totale è dettato unicamente dalla fantasia di ricevere una sicurezza interiore che lo faccia sentire unico e insostituibile nell'ambito del contesto affettivo. Anche per queste ragioni, quando si ama si riattivano negli individui coinvolti ansie e angosce rispetto alla loro identità, ai loro fantasmi interiori, alle originarie conflittualità affettive irrisolte, ovvero si dispiegano all'interno di una nuovo scambio relazionale le complesse rappresentazioni fantasmatiche del passato. Il terrore della perdita e la paura di essere esclusi, dunque, si riacutizzano all'interno della relazione amorosa col partner, offrendo così al soggetto un fertile terreno per la proiezione verso l'esterno delle proprie e più antiche paure. L'angoscia abbandonica per la separazione dall'oggetto d'amore rappresenta la spirale affettiva che in ogni individuo lascia la propria traccia durante il percorso soggettivo di crescita psicologica, in quanto la possibilità di divenire un soggetto autonomo e indipendente comporta l'esperienza del dolore e della sofferenza che il vissuto del distacco arreca. Un bisogno arcaico, dunque, alberga nei meandri oscuri di ogni uomo, ovvero quello di realizzare il primitivo desiderio di una unione incondizionata con l'Altro, cullati dalla dolce illusione di stabilire una onnipotente relazione affettiva che sia caratterizzata dal completo possesso. Queste osservazioni ci permettono di comprendere come l'attaccamento originario al primario oggetto d'amore conservi in sé l'inevitabile dolore della perdita e della separazione. Si tratta di un vissuto affettivo legato ad un bisogno personale di sopravvivenza che, tuttavia, si scontra presto con le esigenze che la realtà impone a tutti gli individui. L'illusione di poter avere un possesso totale del proprio oggetto d'amore è soggetta a frantumarsi e disgregarsi non appena l'individuo acquista consapevolezza dell'identità dell'Altro, della sua posizione soggettiva separata e differenziata all'interno della diade amorosa, per cui egli deve affrontare il fondamentale compito evolutivo della separazione e dell'allontanamento da ciò che precedentemente veniva vissuto come parte di sé. In realtà, il timore della perdita è una dinamica affettiva che nasce con l'uomo, ovvero è una condizione emotiva ineliminabile dall'assetto psicologico individuale, perché implica l'incapacità da parte del soggetto di accettare l'idea di essere abbandonato dallo stesso oggetto d'amore che, dal canto suo, gli ha garantito le primarie esperienze di vita. Il terrore della perdita rappresenta, dunque, una dinamica emozionale intrinseca al passaggio evolutivo che il soggetto compie nel suo percorso di maturazione, e la delusione è sempre presente, dal momento che l'impossibilità di rendere eterna quella sorta di fusione con l'essere amato scatena nell'individuo intensi vissuti di solitudine. Ma è proprio da tale solitudine che la persona deve riuscire ad emergere vincente, elaborando e metabolizzando i sentimenti di rifiuto e di rabbia che il distacco lacerante ha provocato, perché la capacità di contenere e tollerare l'aggressività distruttiva verso l'oggetto del desiderio rappresenta un passo basilare e necessario per la crescita psichica dell'essere umano. In questo modo, la diade amorosa affronta un'altra fase della sua esistenza, si imbatte in nuove dinamiche emotive, e tutto ciò amplia gli orizzonti della conoscenza che ognuno nutre nei riguardi dell'Altro.
|