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Nick: Viola'
Oggetto: la strada è sempre quella
Data: 15/11/2004 15.59.10
Visite: 269

Rampe del Conte della Cerra, pardon, via Giancarlo Siani, giornalista vittima della camorra, così recita la targa messa da poco.
Che poi chissà quante volte Giancarlo Siani avrà fatto quelle scale, visto che abitava proprio qui dietro. Certo che fa strano, un giorno scendi quelle scale andando incontro agli scazzi e alle cose belle, il giorno dopo (anni magari, ma quando sei morto a 26 anni con una pallottola in corpo è lo stesso) quelle scale sono intitolate a te.
Ovviamente non lo saprai mai, ma comunque c’è stata una bella inaugurazione, e tutti applaudivano.
Comunque, queste rampe.
Scenderle, scenderle ogni giorno in fretta, ogni giorno la stessa cosa, hai voglia di cercare di variare, puoi metterti a guardare mentre scendi le signore col mollettone ncap che lavano i balconi, oppure puoi soffermarti per la millesima volta sul palazzo dove ti piacerebbe tanto abitare, con la grande scritta: 1809. Uh, c’è un cartello: affitasi. Leggo meglio: uso studio. Ma vafancul.
Come la casa di cui mi ero innamorata a Corso Vittorio Emanuele, che per anni ha avuto lo stesso cartello, alla fine il mio ex andò a chiedere e gli risposero che erano 10 stanze. Però io ogni volta che ci passo ci guardo ancora, magari un giorno ci sarà un altro cartello, e una casa piccolina fatta apposta per me, magari col balconcino sul mare, magari con la scala a chiocciola interna, magari, magari…
Vabbè va, sono finite ste scale.
Metrò, ascensore. C’è gente e nessuno si guarda in faccia.
Dove scendo? Se ho tempo scendo a Dante, e mi faccio a piedi Portalba.
Bancarelle di libri, le mie preferite, fino a qualche anno fa nemmeno un soldo in tasca, guardare e non toccare. Desiderare un libro e non poterlo comprare è uno schifo. Non c’è ragione che tenga, nessun: "no, questa maglietta in fondo non mi serve, di questo ombretto posso fare a meno, etc…", e magari ti senti anche tanto virtuosa, sfigata ma virtuosa.
No, è una merda punto e basta.
Sarà per questo che negli ultimi mesi ho speso un capitale in libri? Alcuni non valevano proprio la pena, però non sono pentita lo stesso.
Oppure vado per via Broggia, dove c’è il mio bar preferito. Lo amo, perché è in un angolo.
Amo le cose poste agli angoli, ai crocevia.
Niente pacchianate al neon et similia, luci basse e vetrine con i biscotti "Lazzaroni" che sono quelli che mia madre portava sempre quando andava a fare qualche visita. Biscotti lazzaroni-visite, il clic è inevitabile.
Poi servono il caffè zuccherato, contrario a tutte le norme HACCP, e io, proprio io dovrei indignarmi per questo, invece approvo e questo è il mio bar preferito.
Ma siccome vivo perennemente in ritardo, allora mi tocca scendere a Museo, passare davanti ai vigili incarogniti e correre, correre…
Passo davanti al bar pacchiano che detesto, col proprietario perennemente assettato al tavolino fuori che quando passo mi guarda sempre le tette, suppongo faccia così con tutte le donne che passano, e così trascorre la giornata. Ogni volta che lo vedo penso a Leopardi "era il maggio odoroso e tu solevi così menare il giorno", sì, è novembre, non è il maggio odoroso, comunque so per certo che un giorno gli andrò vicino e gli chiederò: "cosa si prova a menare così il giorno? Eh?", non me ne fotte se mi prende per pazza, prima o poi lo faccio, anche perché aggia sapè. In fondo ha l’aria soddisfatta, forse ha scoperto il segreto della felicità. Non fare un cazzo tutto il giorno e guardare le donne che passano, e chest'è.
Quasi alla meta, ultima biforcazione: farsi la salita e andare "da sopra" o andare "da sotto" e farsi le scale?
E’importante questa decisione, posso scegliere, posso ancora scegliere.
Insomma, vorrei fare un lungo viaggio. Ma poi provo ad immaginarlo. "Nessuno dovrebbe morire senza aver fatto prima il giro della prigione" diceva Marguerite Yourcenar. Eh, appunto… cara Marguerite, sempre di prigione si tratta.
Vedi cara Marguerite, le direi se potessi (sempre dopo essermi inchinata davanti a lei con la fronte fino a terra), hai usato la parola prigione.
E vedi, certe volte mi sembra che il vasto mondo non sia abbastanza, magari ti può dare l’illusione di non finire mai perché è rotondo, ma si tratta di un volgare trucco, giri giri e torni al punto di partenza. Vedi, il punto è che "lo so" cosa troverò andando avanti, già lo so, nessuna sorpresa.
Non come il tuo Adriano che parlava di una notte in cui aveva sognato di camminare andando sempre avanti, avanti, senza fermarsi, senza sapere assolutamente cosa avrebbe trovato e poi si permette il lusso di dire: "io questo sogno mostruoso l’ho fatto, e l’averlo avuto mi rende diverso da loro per sempre". E grazie, stiamo parlando dell'epoca degli antichi romani, dove sulla cartine al posto dell'Africa scrivevano: "hic sunt leones", capirai.
Vabbè, comunque Marguerite ho capito cosa volevi dire, conosco la sensazione. E scusami tanto
ma certe volte penso che non mi basterebbero 10 giri del mondo, il senso che comunque sia una cosa finita resta. So che capiresti.
Se veramente si potesse fare come Star Trek o Spazio 1999. Cioè, questi vagavano nello spazio e trovavano gente con cui si capivano benissimo e pianeti su cui sbarcare con condizioni atmosferiche tutto sommato sopportabili, per intendersi niente temperatura da fusione nucleare, niente gas letali, niente di niente.
Andavano là, sbarcavano, si facevano quattro chiacchiere con gli autoctoni verdognoli, e ripartivano.
Ma il 1999 è passato ormai, e nulla di tutto questo si è avverato, qua la menano ancora con Marte, figuriamoci. Poi penso che c’è un modo, un modo c’è.
Quando qualcuno mi riesce a trascinare nel suo universo, mi ci trascina per i capelli, o mi invita gentilmente.
Finalmente un viaggio che non finisce mai, oddio, magari potenzialmente, magari un giorno ti dicono di lasciare libero il posto perché serve, o che il tuo biglietto è scaduto, ma mentre dura non puoi mai sapere cosa accadrà.
Tutto, mi devi dare tutto, tutti i pensieri, pure i più schifosi, pure quelli da codice penale, la rabbia, la tristezza, le merdate e le cose buone.
Le meschinità e le azioni da libro Cuore, quando hai fatto la prima comunione e quando hai fatto un’orgia, la paura di non farcela e la sbruffonaggine, parla parla, non mi stanco mai di ascoltare…
Dice Flaiano che Narciso annegò nello stagno perché vi vide il riflesso di sua sorella.
Ebbè, almeno sarà morto contento.






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