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Nick: zopar
Oggetto: forse è così o forse no
Data: 16/11/2004 1.0.49
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Certe volte, non so se l'avete mai notato, ma riuscire a scrivere è davvero complicato.
Nel senso che magari hai voglia di scrivere, qualcosa, non sai nemmeno cosa, ma senti l'impulso, ma vuoi per stanchezza, vuoi per cervello poco vigile, vuoi per altri motivi non ti riesce nemmeno di buttare giù due righe.
Stasera per me è un po' così, allora per "fregare la cosa" ho deciso di iniziare proprio in tal modo il discorso.
Ora non so dove voglio andare a parare, forse è solo voglia di veder spuntare le lettere una dietro l'altra senza badare troppo al significato.
Penso che questa voglia sia una sorta di voglia di creazione.
Perchè all'essere umano piace creare dal nulla qualcosa, qualcosa che piaccia, sia utile, ma anche se non sempre è così, l'averlo almeno fatto a volte fa sentire soddisfatti.
Non so se questo creare sia dovuto a qualche vuoto da colmare e quindi si pensa a tapparlo estrapolando da se stessi pensieri, frasi e parole per poi in qualche modo riassorbirli sperando, vanamente, che il buco sparisca.
Magari facendolo leggere poi qualcuno ti da qualche indicazione, un commento e tu ti senti soddisfatto e quel vuoto si fa sentire di meno.
Che poi non per forza lo percepisci veramente, il vuoto; semplicemente, hai una voglia dentro, come se si trattasse di una ferita, si, una ferita che è un forellino, e ti prude, e sanguina e tu cerchi di calmarla così.
E' banale dire "a volte ci riesci altre meno" ma alla fin fine è così...
Chi non si è mai sentito almeno sollevato o addirittura nel migliore dei casi soddisfatto dopo aver buttato giù tante righe una dietro l'altra?
C'è chi lo definisce "sfogo", forse invece è solo un modo per sentirsi vicini, vicini a se stessi.
Il foglio diventa un interlocutore immaginario, al quale raccontare le proprie emozioni e i propri sentimenti.
E non fa nulla se magari non parla, perchè il più delle volte noi uomini abbiamo bisogno di parlare, essere ascoltati più che di dialogare.
Poi magari se proprio si vuole fare il salto, allora si fa si che gli altri leggano ciò che abbiamo scritto, in modo tale da condividere e sentirci meno soli e trovare magari qualcosa che ci dia soddisfazione.
Il primo livello, la soddisfazione della creazione.
Il secondo, la soddisfazione dell'approvazione.
Tutti accettano le critiche ma è innegabile che quello che in realtà si cerca sia l'approvazione.
Sentirsi parte del tutto, proprio quando non si riesce a sentirsi parte di se.
Si cerca di annegare nella coscienza comune poichè non si riesce a dare forma alla propria sostanza.
E scrivere non è in realtà un tentativo di trovare tale forma, al contrario potrebbe essere la pietra al collo che ti tira giù nel mare degli altri.
Scrivere è solitudine, o per lo meno questa è una sua caratteristica e per non sentirsi troppo soli si dona lo scritto agli altri, preoccupandosi poco del risultato, basta che si sia letti almeno una volta, in modo tale da poter far capire che "si, ci sono anch'io".
Poi c'è chi non fa leggere mai ciò che scrivi, o chi evita proprio di farlo, ritendosi incapace o pensando che sia inutile, forse quelle sono le persone che più han paura di mostrarsi agli altri, ma ancor di più di mostrarsi a se stessi.
Infondo basta un foglio bianco e aprirsi un po' pian piano lasciando sospingere le porte del cuore dal venticello dei sentimenti.
Quando impareremo, ad aprirci a noi stessi e agli altri e "che siamo come siamo" ed è bello così, allora forse anche questo tipo di scrittura cesserà di esistere poichè non avremo più bisogno di un foglio per mostrarci ma basterà semplicemente Vivere.
