Nick: insize Oggetto: re:Er_Mandrake II Data: 24/11/2004 11.51.15 Visite: 16
ma io alludevo alle cose riportate da chi reputa orrendo quello "stralcio" ancora commenti! --A scuola di ignoranza Barbara Fois Ho letto l’amaro articolo di Daniela Gaudenzi e mi ci sono ritrovata, il che per la verità mi capita spesso con i suoi articoli. E le considerazioni che fa sulla scuola possono essere sottoscritte anche per l’Università. Tanto mi piaceva il mio lavoro di docente universitario di storia medievale, che pensavo mi avrebbero buttato via con la spazzatura, quando fossi diventata una vecchia bacucca. Il mio lavoro lo consentiva: si va fuori ruolo a 70 anni e in pensione a 75. Ma adesso, dopo gli scempi fatti prima dal "nostro" Berlinguer ed ora dalla Moratti, mi sono fatta fare i conteggi per sapere quando potrò andarmene in pensione. In trent’anni che insegno non ho mai preso un anno sabatico e noi abbiamo diritto a un anno ogni 5. Me ne spettano 6 per il momento, dunque, ma non credo che ne approfitterò. Non ho più voglia di restarci. Come mai? Ci hanno tolto i soldi della ricerca, non possiamo più fare corsi monografici, come facevamo prima: siamo costretti a tenere moduli di 15/30 ore di lezione su temi generali… come a dire che dovrei raccontare la storia Medievale, nei suoi temi principali ( si tratta di mille anni di storia!) a gente che arriva già con lacune terrificanti dalla scuola media superiore. Un mio amico e collega virologo, che ha scoperto una molecola antivirale per l’AIDS, da cui ora stanno facendo nuovi farmaci in tutto il mondo, mi confessava avvilito di dover fare lezioncine su cos’è la virologia…. Le facoltà sono diventate esamifici, gli esami delle ridicole farse, basate sulla conoscenza di poche nozioni elementari. La laurea triennale non ha valore giuridico e dunque questi "laureati" se vogliono trovare un lavoro sono costretti ad accedere ai corsi specialistici biennali, di cui per il momento si sa pochissimo. Dunque, al posto della laurea quadriennale in Lettere (20 esami ponderosi), gli studenti che si iscrivano alla mia facoltà dovranno per forza frequentare per 5 anni per avere un titolo valido, cercando di racimolare 180 crediti per il primo triennio e 120 per il biennio successivo, sostenendo esami secondo il numero di crediti che offrono e non secondo un percorso logico e formativo. Chi otterrà così anche la specializzazione, sarà stato "parcheggiato" all’Università per molti più anni, ma ne uscirà molto meno preparato di quelli che ne frequentavano quattro… ma non basta: non ci saranno più professori di ruolo. Si faranno dei concorsi (e sappiamo bene come sono fatti in questo paese!) e chi li vincerà potrà avere una cattedra per 3 anni. Alla fine del triennio l’incarico potrà essere rinnovato per altri 3 anni, oppure no. Nella migliore delle ipotesi, dopo gli altri 3 anni e se si trova un preside amico, forse il nostro professore potrà tenere una cattedra fino alla pensione. Nella riforma non è previsto che i docenti universitari facciano anche ricerca scientifica…. Chi caspita la farà, non si sa. Ma lo si può bene immaginare. Quanto ai giovani studiosi: avranno dei contratti di Co.Co.Co. rinnovabili fino a un massimo di 10 anni: e dopo? Non si sa. Ma il peggio è che il loro stipendio dipenderà dalle disponibilità finanziarie dell’Ateneo in cui lavorano. Questo vuol dire che un Ateneo piccolo e povero potrà dare uno stipendio non certo cospicuo e viceversa un grande Ateneo ricco, potrà corrispondere degli emolumenti ragguardevoli. Anche la qualità degli insegnanti sarà diversa…Ci saranno dunque Università di serie A e di serie B. E la gente farà sacrifici immani per mandare i suoi figli in quelle migliori. Come succede in America. L’istruzione pubblica avrà un tracollo tremendo a tutto vantaggio di quella privata. Ecco perché me ne voglio andare. Ma c’è di più e di peggio, nel mondo della scuola e dell’istruzione. C’è un disegno di legge presentato da Forza Italia, il n.4091, di cui il primo firmatario è l’on. Santulli (ma, stiamo tranquilli: nel gruppetto che ha steso il progetto c’è anche Gabriella Carlucci….), che ha un titolo che è tutto un programma: Statuto degli insegnanti. Credo che sia l’unica categoria di lavoratori che ha uno statuto fatto per legge e non elaborato dagli stessi interessati e che è obbligatorio per tutti i docenti e per tutte le scuole. A leggerlo c’è da sentirsi male: viene stabilito tutto, controllato tutto, analizzato tutto, irregimentato tutto. Alla faccia della libertà didattica. Intanto nelle scuole circolano libri di storia pieni di menzogne e di assurdità, che i nostri adolescenti studieranno e su cui formeranno le loro convinzioni. Porto qui un esempio inquietante. In un testo* in adozione presso la nostra disastrata scuola pubblica e, per l’esattezza, rivolto ai ragazzi della terza media, si legge questa perla di saggezza: "Gli uomini della Destra erano aristocratici e grandi proprietari terrieri. Essi facevano politica al solo scopo di servire lo Stato e non per elevarsi socialmente o arricchirsi. Inoltre amministravano le finanze statali con la stessa attenzione e parsimonia con cui curavano i propri patrimoni. Gli uomini della Sinistra, invece, sono professionisti, imprenditori e avvocati disposti a fare carriera in qualunque modo, talvolta sacrificando persino il bene della nazione ai propri interessi. La grande differenza tra i governi della Destra e quelli della Sinistra consiste soprattutto nella diversità del loro atteggiamento morale e politico". Ecco fatto. Cari signori del Centro Sinistra, sì, proprio voi che vi astenete nei momenti in cui dovreste lottare, che sbagliate pulsante quando il vostro voto è fondamentale, che siete assenti quando la vostra presenza potrebbe fare la differenza, voi che perseguite solo vostri interessi, incomprensibili e scioccamente egoisti, voi che ci avete consegnato mani e piedi legati a questa destra, voi: cosa avete intenzione di fare? Fin dove possono arrivare costoro, nello scempio del paese? Usque tandem… *(Bellesini Federica, I nuovi sentieri della Storia. Il Novecento, Istituto Geografico De Agostini, 2003, Novara, p. 34) manuale di storia per la terza media.)
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