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Nick: marlen
Oggetto: Mattinata 5di5
Data: 12/11/2002 11.27.30
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Sveglia! Chiara allunga il braccio per mettere fine al fracasso di quell’aggeggio, ma è troppo lontana, si distende ancora un po’, si arrende, si volta dall’altro lato, tira il cuscino e se lo avvolge intorno alla testa per coprire le orecchie. Ma il continuo bip è tanto insistente da non farle trovare pace. Getta per aria il cuscino. Si siede sul letto, qualche minuto di ripresa, tasta con i piedi il pavimento alla ricerca delle pantofole, si mette in piedi, passi indecisi, in bagno acqua gelata sul volto. In cucina, colazione. Rito quotidiano di preparazione, apre il suo armadio, guarda i vestiti, attenta a prendere quello che le stia meglio. Si veste, si guarda allo specchio, prende tutto quello di cui ha bisogno, ritorna davanti allo specchio, si riguarda per non perdere nessun particolare.
Prende le chiavi e la borsa dei libri, un saluto frettoloso ai genitori, esce di casa. Con l’entusiasmo di una ventitreenne, con la volontà e la forza di chi si sente capace di cambiare il mondo.
Risveglio di Chiara. Saluto di Chiara. Uscita di Chiara.
Sveglia! Roberto è disteso sul divano. La Tv è ancora accesa, un braccio si allontana dalla figura addormentata, la mano è poggiata su una bottiglia di wiskey vuota stesa sul tappeto.
Il viso è immerso nel cuscino, appena un po’ voltato per consentirgli di respirare, i capelli gli cadono pesanti sulla fronte. Non sente nulla.
Il suo respiro è profondo e lontano, lontano da quella camera, dai pensieri del giorno prima, dal dolore che non gli riesce di spiegare.
Manuela se n’è andata via dopo otto anni di vita insieme. Gli ha fatto male! L’ho ha lasciato agonizzante nel limbo di un attesa. Lui era come impazzito, continuava a chiedersi cosa non andasse, dove avesse sbagliato.
Si erano visti fino ad un paio di mesi prima e poi aveva scoperto che lei si era felicemente fidanzata con Jacopo.
La sveglia continua a suonare, Roberto apre finalmente gli occhi, compie movimenti distratti e sbilanciati. In bagno. Acqua gelata sul volto. Resta qualche minuto a fissare la sua immagine.
Acqua, di nuovo acqua e ancora acqua gettata di forza sul viso.
Il tempo di cambiarsi. Prende le chiavi. Si volta a guardare la camera vuota.
Esce di casa.
Risveglio di Roberto. Uscita di Roberto.
Sveglia! Suona ma in casa non c’è nessuno.
Un rumore di chi cerca con velocità la chiave giusta, la infila nella serratura, apre la porta.
Petra è distrutta. Un'altra notte passata a soddisfare i suoi clienti.
Uomini soli, uomini perversi, uomini curiosi, uomini cattivi, per lei non fa nessuna differenza.
Ha solo un compito, provocare… eccitare… far godere, in mille modi diversi, ma il fine ultimo resta questo. Non le chiedono nient’altro. Non importa a nessuno chi sia, da dove venga ed i suoi perché!
E nessuno nemmeno si preoccupa se sappia o meno parlare l’italiano, se comprenda il loro ansimare, i loro vaneggiamenti e le loro fantasie urlate nei momenti del piacere.
Entra in cucina, prepara il caffè, apre la doccia, comincia a spogliarsi.
Lascia la tazza fumante sul tavolo.
Entra in bagno. Alza il volto in modo che il getto d’acqua glielo colpisca con violenza.
Acqua, acqua ed ancora acqua, che le scorre addosso, che lei ascolta ad occhi chiusi.
Infila l’accappatoio, prende il caffè, si siede sul divano a guardare la Tv.
Pochi minuti e cade in un sonno profondo.
Ritorno di Petra. Sonno di Petra.
Sveglia! Roberta è già in piedi, ha messo ogni cosa al suo posto,
prepara il caffè.
Si siede davanti alla TV, accende una sigaretta, è più attenta alle nuvole di fumo che butta fuori, piuttosto che alla voce del cronista.
Stamattina ha un colloquio di lavoro, l’ennesimo dopo la laurea.
Non ha entusiasmo, lo ha sperperato tutto per quelli precedenti.
Sta andando li, solo per dare un alibi a se stessa, solo per non doversi dire “ non ci ho provato”.
Ha incontrato troppi volti, troppa freddezza e troppa ipocrisia.
Uomini interessati più alle sue gambe che al suo curriculum, che spiegavano le sue potenzialità dipendenti esclusivamente dalla sua “disponibilità”, il tutto iniziava con un finto fare paterno, una mano poggiata sulla spalla in segno d’incoraggiamento e poi alla parola disponibilità la mano scivolava verso il collo e cominciava a premere contro di esso.
Era quello il momento in cui Roberta si voltava e andava via senza salutare, lasciando l’uomo inebetito alle sue spalle, come se non fosse in grado di comprendere l’accaduto.
Spegne la sigaretta con più forza di quanta ne fosse necessaria. Prende la giacca, le chiavi.
Esce di casa.
Uscita di Roberta.
Suona la sveglia, Marco non aspettava altro, stanotte non ha dormito, non dorme da giorni.
Aveva seguito di continuo le lancette dell’orologio quella notte, e gli sembravano troppo lente.
Attende da giorni.
Si alza, in bagno si guarda allo specchio, la barba è incolta ma non ha voglia di farla.
Ha un appuntamento, l’aspetta un laboratorio di analisi.
E’ la seconda volta che ripete questo test, dal primo risulta sieropositivo. Un bel guaio.
Ha preso qualche giorno di aspettativa al lavoro.
Francesco lo chiama in continuazione, ma lui continua a non rispondere, non sarebbe capace di assorbire la sua voce in pace.
E’ stato lui, è colpa sua! E’ ferito per il tradimento, ma non può accettare la superficialità che ha dimostrato nel mettere in pericolo la sua vita.
Si sciacqua il viso, in camera prende i vestiti gettati sul letto, un caffè, esce di casa.
Uscita di Marco.
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