Nick: diabolica Oggetto: Recensione teatrale Data: 18/12/2004 10.10.24 Visite: 162
"Quando la finzione cattura più della realtà…", è senza dubbio così che andrebbe introdotto qualsiasi commento relativo a "La Bisbetica domata", nella versione diretta da Pino L’Abbate… Lo storico francese Pavis definiva il metateatro come quel teatro avente come contenuto il teatro stesso, ed è a quest’eredità che si aggrappa la rocambolesca storia dei personaggi della vicenda shakespeariana, abilmente riadattata e collocata nel contesto partenopeo… Si, personaggi shakespeariani più uno…è infatti l’intromissione dell’ubriacone Sly(Gigi Esposito), a duplicare il contenuto della rappresentazione e a conferirle, oltre ad ulteriori sfumature comiche(date dall’eccezionale talento dell’interprete soprattutto…), la morale della doppia vicenda… "Sei un signore solo se gli altri credono che tu lo sia…", parole dette rapidamente ma che irrompono con tutto il loro significato, e il cui insegnamento, Sly apprende trasponendolo in una scena finale emotivamente carichissima(lo confesso, c’è scappata la lacrima…)… Ma è quanto meno riduttivo dedicare parole ad uno spettacolo, se non si tiene debito conto principalmente del fatto che il successo del medesimo è dato innanzitutto da chi lo costruisce…e, indipendentemente da quanti retrostanno alla sua realizzazione tecnica, a renderlo "unico" ai miei occhi, non poteva che concorrere il talento innato degli attori che per primi lo hanno interpretato, e vissuto… Caterina(Simona Esposito), ha confermato il giudizio che di lei avevo formulato tempo addietro…un’attrice di polso, capace di cogliere a pieno le sfumature di una figura dalla personalità senza tempo, ma parimenti ancorato a tradizioni che poco ci/le appartengono…e quando c’è lei sul palco, distogliere l’attenzione è a dir poco impossibile… Petruccio(Peppe Miale), cosa non dire di lui…sono sinceramente rimasta più che colpita dall’irruenza del personaggio; è realmente difficile comprendere fino in fondo quanto questi si distacchi dalla personalità dell’interprete, tanta l’enfasi della sua interpretazione che trova il suo apice, nonché punto di rottura, nelle battute dell’epilogo…. Degna di nota la carica espressiva e magistralmente comica di Bianca, Lucenzio,Ortensio, e naturalmente Battista…le "note stonate" dei dialoghi da loro sostenuti non potevano dare ritmo migliore all’incalzare degli eventi sulla scena… Ma nessun personaggio è secondario in una commedia(o cornelia, per dirla come Sly), fatta di vicende succedentesi le une alle altre con una progressione che andava necessariamente gestita collettivamente… La retorica dialettale di personaggi quali Gremio e Tranio (Rosario Morra), si pone come una cornice aurea alla storia(o alle storie..)…Una retorica contrassegnata dalla loro abilità nel modulare movimenti bruschi e apparentemente caotici tanto quanto correttamente giustapposti… Credo che sarebbe per me impossibile trovare difetti ad una rappresentazione che in poco meno di due ore mi ha fatto ridere, riflettere, e commuovere anche…ed il mio parere, rifuggente da considerazioni tecniche, lo ammetto, è di parte…ma credo che quanto di più grande per un attore esista, sia fondamentalmente il riconoscimento di coloro per i quali ci si esibisce, oltre che per se stessi…e non posso, da parte mia, non riconoscere la magnificenza di un gruppo di ragazzi, di un gruppo di Attori(con la maiuscola!!!), che hanno fatto del teatro shakespeariano(almeno in questa sua variante), la rappresentazione scenica dell’arte dell’improbabile…
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