Nick: random^ Oggetto: Giordana e la sua mini Data: 27/12/2004 13.2.21 Visite: 214
Esiste questa ragazza, Giordana (nome di fantasia) che dicono che sia uno schianto. Che dicono che sia anche una ninfomane, però verso il denaro, quindi credo si potrebbe chiamare soldomane o plutomane, o donna. Dicevano che somigliasse a Ilary Blasy, colei che nel mio immaginario passò da irrimediabile battona dell'antica Roma a "quant'è fine la nuova valletta di Fabio Fazio" e quando hanno anche detto che sarebbe andata al K. le mie orecchie e qualcos'altro si sono drizzati. Ok, la donna cercava qualcosa in più di una parlantina sciolta sotto un paio di occhialetti e una cultura tentacolare, ma valeva la pena vedrela. Vale sempre la pena vedere una gran sventola. Male che vada si torna a casa con una sua accurata fotografia mentale, e si passano pazzeschi segaparty. Che poi queste plutomani non lesinano drappelli di amanti unofficial accanto a quelli che le foraggiano. Io avrei potuto di diritto appartenere a questa seconda fascia, fisico permettendo. Col sorriso da cuorcontento accetto le loro insistenze. La notte del 25, guido fra raffiche di vento e ghiaccio, trasportato solo da una Fiesta scalcagnata e da una falange di propositi scoperecci. In macchina con me degli allegri figuri che si esercitano a far finta di essere alticci. Il locale è piuttosto piccolo e intasato. Cavernoso, come tutti quelli del centro storico. La sua vivibilità fa concorrenza alle docce di mathausen. Appena entrato grido allargando le braccia: "chi vuole darmela!". Risponde un uomo. Mi chiudo meglio il giubbotto. La mia serata finisce lì. Arrivati rintracciamo il proprietario del locale, tale F. , un belodonte che si tuffa sulla sua ex (nella nostra compagnia) con impeto testosteronico arretrato. Indossa una collana etnica, o una fila di porri ipertrofici alla base del collo, una camicia arancione di sicilia, ha tutti i capelli in testa, variopinti, e si muove come se avesse mille campanellini di riconoscimento sparsi per il corpo e dovessi farli tintinnare tutti in ogni istante. Qualcuno mi dice che sta ballando. Ah sì, perché in quel pozzo si balla. Ripasso mentalmente il mio repertorio per apparire bello e lepido appoggiato al bancone e trincando birra offerta dalla casa. Una ragazza che sembra Cleopatra si struscia contro la parete di fronte a me mentre io le inietto addosso uno sguardo di sparviero. Balla una versione antiquata della macarena, ma la birra aiuta a essere ottimisti (l'ottimismo è il profumo di un buon superalcolico). Cerco di concentrarmi sui pochi fondamenti di gnomologia da bar che conosco ma il pensiero mi capitombola sempre su Giordana e sulla pellicola di cui sarà vestita. Mi hanno detto che è bionda con gli occhi azzurri, ma qui dentro i colori (a parte la camicia del belodonte) non si apprezzano molto bene. Cleopatra balla con una sua amica, e due che hanno la faccia di chi non sa che autobus deve prendere le affiancano. Falliranno miseramente qualche minuto dopo. Quando fallisci è brutto. Ma quando fallisci ballando, diamine, ti senti inchiappettato da un raudi. Le due ragazze escono pensando ai vantaggi del lesbismo. I due si fermano e restano a guardarsi per un lunghisimo istante. Poi uno dei due tocca l'altro sulla spalla scherzosamente. Questi gli sputa. La mia grandiloquenza certamente la stupirà, ed avrò accesso ai suoi slip. E se non ce li avesse? se-se-se avesse solo una gonnellina sottile che non puoi dirle di no? In quel caso penso che la farò ballare un po', per trasformare tutti i presenti in maiali in agrodolce, poi la impacchetterò e me la porterò a casa. Sì, farò così. E se fosse premestruata? schiatterebbe di avvenenza. Mi conviene spacchettarla e portarla in giro in macchina, facendola sporgere dal portellone posteriore, come si fa con gli alberi di natale freschi. Le dirò di salutare scopmpostamente in modo che tutti possano guardarle le tette, così ai passanti il cuore rimbomberà nelle orecchie e i vecchi malediranno di essere vivi e impotenti. Lei mi obbedirà, certo, lo farà! quando modulerò la voce. Il lenocinio si fa strada in me, ma il locale comincia a violarmi addosso il principio di impenetrabilità dei solidi. E non c'era ancora nessun solido di nome Giordana con cui valesse la pena di infrangerlo a mia volta. Il belodonte padrone del locale mi dice che guadagna 3000 € al mese e io lo odio. Un mio amico mi dice di rilassarmi colpendomi i coglioni con una manata. Probabilmente ho perso la mia fertilità in un bar di sconosciuti. I bicchieri di birra passano via uno dopo l'altro e non li mollo prima che siano vuoti. Potrei fingermi morto per ingannare l'attesa. Dopo la prima ora passata con una tarantolata sui piedi, comincio a darle vigorose gomitate. Lei mi schiaccia i piedi con più furia. Io le rispondo alzando il tiro. Gli altri credono che sia un ballo, e si prendono a gomitate negli occhi. Lei cerca di prendermi icapelli ma è bassa e raccoglie manciate d'aria. Io le bagno il naso con la birra. Lei mi mette le mani in tasca e mi strizza i coglioni (di nuovo) io la colpisco, lei non para bene il colpo e io quasi le sfondo il cranio col marsupio. Dopo un'ora incomincio a desiderare la morte dei presenti, ma solo di quelli dotati di sopracciglia. Dopo due ore l'acquolina con cui mi lubrificavo per Giordana comincia a dar segni di prosciugamento. Dopo due ore e mezza decido di uscire, mentre dentro pippano cocaina. E' tutto bianco, come ogni buon Natale che si rispetti. Bufera ancora e le macchine mi schizzano. Sto ponderando seriamente di ucciderli tutti e di essere ricordato come Il Mostro Di Natale. Solo che l'unica maniera in cui potrei sterminarli tutti è attaccandogli la polmonite che mi sto prendendo. Un mio amico viene spremuto fuori e mi trova accovacciato in strada che raduno rametti immaginari. Mi dice che non so vivere, ma piove ancora a dirotto e mi sto bagnando come se vivessi. Al ritorno in macchina guida spericolata e vomito assicurato per tutti. Se sopravvivo devo andare a vedere il film di Woody Allen. Giordana non arriva. Non arriverà. Guido con la faccia come il cuoio e mi devo pure sentir dire che F. vuole aprire una pizzeria in Thailandia. Eh sì, c'è sempre un gran bisogno di pizzerie, in Thailandia. Il giorno dopo un maremoto trasforma i principali paradisi naturali di quelle parti in vomito di cane. Mentre lo tsunami cancellava le impronte digitali delle Maldive, ho pensato a F. e ai suoi propositi di autofilantropo, e mi è venuta in mente una frase detta una volta da George Lucas "Il denaro compra il piacere, non la felicità". Che Jedi. Esiste questa ragazza, Giordana. Ragazza di fantasia.
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