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Nick: Mush^Room
Oggetto: TSUNAMI - CAUSE ARITIFICIALI
Data: 9/1/2005 14.20.25
Visite: 131

reporterassociati.org, 07 gennaio 2005Tsunami: spunta l’ipotesi di "cause artificiali".
Colpa dell’atomica o...di Haarp? Venerdì 7 gennaio 2005

Milano, 06 Gennaio 2005 – Spunta l’ipotesi dello tsunami come effetto di una causa umana. Un
esperimento atomico? Un’arma segreta? Sembra che in quei giorni nella zona di oceano nel
quale si è scatenato il maremoto assassino fossero in corso manovre navali segrete
dell’India. L’India è un Paese atomico. C’è chi parla di una connessione, lontana nello
spazio e nel tempo ma vicina dal punto di vista della delicata geologia delle faglie, con
gli esperimenti nucleari francesi di Mururoa. Chi sospetta del sistema d’arma Haarp. Alcuni
parlano di un incidente, di conseguenze inattese, di un giocattolo sfuggito dalle mani di
chi lo maneggiava. Per avere un quadro completo proviamo a analizzare scientificamente le
certezze che conosciamo e le ipotesi che stanno affiorando in queste ore.

Certezze

Il 23 settembre 1969, la Cina fece esplodere una bomba termonucleare sotterranea in un
poligono nella parte occidentale del Paese. Il 28 settembre, un terremoto colpì lo stato di
Vittoria, nell’Australia sud-orientale. Le scosse furono accompagnate da una serie di boati
e da apparizioni di luci verdi nel cielo. Il 28 e 30 maggio 1970 vi furono test nucleari, e
il 31 maggio la città di Chimbote, in Perù, fu devastata da un terremoto che uccise 60.000
persone. Il 27 luglio 1976, gli Usa fecero esplodere una carica da 20-150 chilotoni nel
sottosuolo del Nevada. Il giorno seguente, la città di Tang-shan (Cina) e 800.000 persone
furono distrutte da un sisma che fu valutato di magnitudine 8,2 nella scala Richter.

Il 13 e 15 settembre avvennero test nucleari sotterranei, il 16 settembre un terremoto (7,7
Richter) rase al suolo la città iraniana di Tabas, con 25.000 morti. Il 5 novembre 1988 la
Francia realizzò nelle acque dell’atollo di Mururoa un’esplosione nucleare di 50 chilotoni.
Il giorno successivo, un violento terremoto (7,6 Richter) sconvolse la provincia cinese
dello Yunnan, provocando circa 600 vittime. Il 24 novembre dello stesso anno, la Francia
eseguì un’identica esplosione.

Un terremoto (6 Richter) colpì il Canada e gli Stati Uniti del nord-est il giorno seguente;
mentre il 26 novembre ancora una volta una provincia cinese, Qin-ghai, fu scossa da un
sisma. E ancora: il 4 dicembre 1988, l’Urss fece detonare una boma nucleare di potenza
stimata fra i 20 ed i 150 chilotoni in una base del circolo polare artico. Il 7 dicembre,
l’Armenia fu squassata da un terremoto (6,9 Richter) che uccise 60.000 persone e lasciò
mezzo milione di senzatetto. Il 22 gennaio 1989, un’esplosione sperimentale (20-150
chilotoni) fu effettuata nel Kazakistan nordorientale; il giorno successivo il terremoto nel
Tagikistan sovietico fece più di 200 morti. Il 23 giugno 1992, gli americani fecero
scoppiare l’ennesima bomba nucleare sotterranea; il 28 giugno, due terremoti di insolita
violenza (7,4 e 6,5 Richter) colpirono il sud della California.

Sono solo coincidenze fra atomiche e terremoti?

Curiose coincidenze? Per molti sismologi la risposta è sicuramente sì. Riley Geary, del
Caltech, afferma che i dati non rivelano un legame tra esplosioni e sismi, e per
Robert-Carmichael, geologo della lowa University, l’ipotesi di un nesso causale tra bombe
sotterranee e terremoti, è "una frode scientifica, paragonabile alla magia o all’astrologia".

Eppure altri dati, del tutto scientifici, indicano che questo legame è molto più che una
fantasia o una superstizione. Il professor Gary T. Whiteford, docente di geografia
all’Università di Brunswick in Canada, ha scoperto che i terremoti con magnitudine da 6 a
6,5 Richter sono più che raddoppiati da quando hanno avuto inizio i test nucleari
sotterranei. Infatti, tali sismi furono 1.164 fra il 1900 ed il 1949; sono saliti a 2.844
tra il 1950 ed il 1988. Un significativo aumento è registrato anche per i sommovimenti
tellurici di magnitudine compresa tra 6,5 e 7 Richter: furono 1.110 nel periodo 1900-1949;
se ne contarono 1.465 tra il 1950 ed il 1988. Tali incrementi si sono verificati in tutte le
zone particolarmente sismiche del globo.

Ad esempio: la percentuale di tutti i terremoti (superiori o pari a 5,8 Richter) nelle Isole
Aleutine era di 3,31 nel tempo precedente gli esperimenti nucleari americani nel Nevada.
Tale percentuale salì fino al valore di 12,57 nel periodo dei test. Le isole Salomone e
Nuova Bretagna (Oceano Pacifico) erano sismicamente tranquille nella prima metà del nostro
secolo: la percentuale dei terremoti era di 2,98. Nell’epoca delle bombe nucleari francesi a
Mururoa questo valore è quasi quintuplicato: 10,08. Anche l’isola di Vanuatu ha pagato un
pesante tributo alla grandeur nucleare francese. La sua percentuale di terremoti era di 3,36
nell’arco di tempo 1900-1949; nel periodo seguente contrassegnato dai test, tale cifra è
balzata a 9,30.

Nell’isola Novaia Zemlia (a Nord della Siberia) non avvennero mai violenti terremoti nel
primo cinquantennio del secolo; da quando vi fu costruita una base per esperimenti nucleari
sovietici, si sono avute sei scosse telluriche di grandezza pari o superiore a 5,8 Richter.

Più bombe, più sismi

In una visione globale si può rilevare che, nei primi cinquanta anni di questo secolo, sono
stati registrati 3.419 terremoti di magnitudine uguale o superiore a 6 Richter, con una
media di 68 all’anno. Dal 1950 al 1989, i terremoti in questione sono stati 4.963, con una
media di 127 all’anno: il valore è quasi raddoppiato.

Il professor Whiteford ha compiuto inquietanti scoperte a proposito dei cosiddetti
"terremoti assassini" (killer quakes), cioè sismi che provocano almeno 1.000 vittime. "Nel
corso di 37 anni di sperimentazione nucleare, venti dei trentadue terremoti assassini,
ovvero il 62,5%, avvennero lo stesso giorno o entro quattro giorni dal test".

Dati allarmanti provengono anche da uno studio di due scienziati giapponesi, Shigeyoshi
Matsumae e Yoshio Kato, della Tokai University di Tokio: "Fenomeni anomali meteorologici,
terremoti e la variazione dell’asse terrestre sono notevolmente correlati ai test
atmosferici e sotterranei. Essi hanno causato un aumento della temperatura dell’esosfera
terrestre da 100 a 150 gradi, che cresce in modo abnorme immediatamente dopo un test
nucleare. Ad esempio, è stato scoperto che la temperatura assoluta salì da 70 ad 80 gradi
dopo un test sovietico che fu rilevato dalla stazione d’osservazione da Uppsala, il 23
agosto 1975". Similmente, un continuo e drastico rialzo della temperatura fu osservato in
occasione di una fitta serie di sei esplosioni sperimentali avvenute tra il 18 ed il 29
ottobre 1975".

E concludono: "La temperatura dell’atmosfera è cambiata dai test nucleari, un cambiamento
che neppure il sole potrebbe produrre. Si può facilmente immaginare quali effetti abbia
tutto ciò sulle condizioni meteorologiche della terra".

Altri autori riferiscono di alcuni documenti che rimarcherebbero “ la pericolosità di
effettuare sperimentazioni nucleari nel suolo a profondità superiori ai 5000 metri e
segnatamente in zone ad evidente rischio sismico. In particolare se posti nelle aree
descritte dalla faglia sud orientale, caratterizzata da un’elevata instabilità”.

L’arma Haarp (che esiste davvero)

In questi anni malati di catastrofismo apocalittico e di cospirologia pesata a chili, è
facile anche mettere sotto accusa l’arma elettromagnetica Haarp che genera aurore boreali,
cambia il clima e scatena maremoti. L’arma Haarp (High frequency Active Auroral Research
Program) sviluppata dallo scienziato statunitense Bernard J. Istlund e in contemporanea
anche dall’Urss (quando esisteva) consiste in un “obice virtuale” elettromagnetico che
ionizza l’aria e crea una forma di plasma nell’atmosfera, nella ionosfera e nella magnetosfera.

Negli anni ’70 Usa e Urss siglarono un’intesa che imponeva la proibizione di studiare
sistemi geofisici con finalità militari. La Duma di Mosca negli ultimi mesi ha ravvisato una
minaccia nella continuazione degli studi statunitensi.

La base di Gokona

Secondo alcuni esperti russi (http://www.russianla.com/archive/j-article.php?.id=8629) il
sistema Haarp è proprio all’origine dello tsunami dell’Oceano Indiano poiché – a dispetto
degli accordi – si è continuato a studiare e a sperimentare l’utilizzo militare dei
fortissimi campi elettromagnetici, mascherati come pura ricerca di fisica di base oppure
come “dual use” civile e militare.

Le emittenti di energia del piano Haarp si trovano in Norvegia (Tromsoe), Alaska (base
militare di Gokona) e in Groenlandia. I dettagli sull’impianto di Gokona sono nel sito
ufficiale http://www.haarp.alaska.edu, che descrive come - dopo il primo sistema di 48
antenne - sia in ultimazione un impianto di 180 antenne fornite dalla Phazar.

Teoricamente, lo strumento è adeguato alla formazione di tifoni e terremoti in qualunque
area del mondo, ma anche di agire sui sistemi informatici, elettronici e di comunicazione e
infine di sconvolgere i pensieri umani. Le ricorrenze di fenomeni anormali sul globo ha
fatto pensare che negli ultimi anni (soprattutto nel 2002) sia stata condotta una campagna
di prime sperimentazioni del sistema Haarp.

L’Haarp come arma climatica

Il sito di informazione Nuovi Mondi Media riporta in un articolo dello studioso Michel
Chossudovsky sul controllo climatico a scopi militari. L’esperto, il cui articolo in
versione orginale è contenuto in http://globalresearch.ca/articles/CHO409F.html, attribuisce
alle sperimentazioni di Haarp anche l’effetto serra: gli Stati Uniti non aderirebbero al
Protocollo di Kyoto perché conoscerebbero la reale (e diversa) origine del riscaldamento del
globo.

L’articolo è riccamente documentato con testi originali, trattati ufficiali e fotografie.
“L’aviazione americana – afferma Chossudovski - è in grado di manipolare il clima. Può
addirittura provocare inondazioni, uragani, siccità e terremoti. Il Dipartimento della
Difesa ha destinato elevate somme di denaro allo sviluppo e al perfezionamento di queste
tecnologie. La manipolazione climatica diverrà parte della sicurezza interna e
internazionale e sarà sfruttata in maniera unilaterale... Sarà usata a scopi difensivi e
offensivi e anche come deterrente. La capacità di generare precipitazioni, nebbia e
temporali e di modificare il clima, e la creazione di un clima artificiale, fanno parte di
quelle tecnologie integrate che possono far aumentare la capacità statunitense, o diminuire
quella degli avversari, di ottenere conoscenza, ricchezza e potere globale. (US Air Force.
Air University of the US Air Force, AF 2025 Final Report, http://www.au.af.mil/au/2025/ )”.

L’analisi del ricercatore descrive anche le aziende coinvolte nel programma di ricerca e
sviluppo. I catastrofisti e i cospirologi hanno visto l’arma Haarp all’origine
dell’impazzimento climatico in Paesi “nemici” degli Usa: l’alternarsi di carestie e
nubifragi a Cuba o la desertificazione dell’Afganistan preventiva all’attacco militare
“classico”, mentre nella Corea del Nord nel giugno 2001 si è verificata una grande siccità
(è piovuto un decimo della media), siccità che ha indebolito le coltivazioni, mentre in
ottobre la provincia di Kangwon (media: 20 millimetri di pioggia nel mese di ottobre) ha
visto cadere 400 millimetri d’acqua in 12 ore.

La legge del Congresso

Stando alla proposta di legge “Space preservation act” discussa nel 2001 dal Congresso degli
Stati Uniti l’ipotesi non è così remota: la proposta del parlamentare Kucinich intende
vietare proprio le armi che producono terremoti, tempeste e maremoti.

Il testo è diponibile in http://www.fas.org/sgp/congress/2001/hr2977.html e all’articolo 7,
comma III, si può leggere fra le armi da bandire ogni sistema “directing a source of energy
(including molecular or atomic energy, subatomic particle beams, electromagnetic radiation,
plasma, or extremely low frequency (ELF) or ultra low frequency (ULF) energy radiation)
against that object” o ancora gli “high altitude ultra llow frequency weapons systems;
plasma, electromagnetic, sonic, or ultrasonic weapons” ed altri sistemi i quali possano “to
damage space or natural ecosystems (such as the ionosphere and upper atmosphere) or climate,
weather, and tectonic systems with the purpose of inducing damage or destruction”.

I timori del Dipartimento della Difesa

Tant’è che nell’aprile ’97 l’allora segretario alla Difesa, William Cohen, aveva immaginato:
"Others (terrorists) are engaging even in an eco-type of terrorism whereby they can alter
the climate, set off earthquakes, volcanoes remotely through the use of electromagnetic
waves” (Passo riportato dal DoD News Briefing, Secretary of Defense William S. Cohen, Q&A at
the Conference on Terrorism, Weapons of Mass Destruction, and U.S. Strategy, University of
Georgia, Athens, Apr. 28, 1997).

Ad Aceh soccorsi o occupazione?

Un articolo interessante, ben documentato ma forzato nelle conclusioni è quello pubblicato
dal sito indipendente di Portland della rete di Indymedia. Secondo l’articolo (che si trova
in http://portland.indymedia.org/en/2004/12/307042.shtml; se ne raccomanda la lettura anche
per le interessantissime fotografie aeree delle zone devastate dall’onda, con il raffronto
fra prima e dopo la catastrofe), lo tsunami nell’Oceano Indiano è stato scatenato dagli Usa
proprio con l’intento preciso di scardinare alcuni Paesi islamici come l’Indonesia e di
occupare manu militari gli importantissimi campi petroliferi di Aceh.

A conferma della sua tesi, l’articolo (davvero ricco di fotografie, documenti e link) porta
il fatto che la base militare di Diego Garcia, un’isola nell’Oceano Indiano a poca distanza
dall’epicentro del terremoto, non abbia subito danni dallo tsunami. Inoltre, poche ore dopo
l’onda assassina già facevano rotta verso la devastazione di Aceh non i soccorsi civili
statunitensi bensì la portaerei Uss Abraham Lincoln con 12 elicotteri da guerra Cobra (si
veda la conferenza stampa del Pacific Command, in
http://www.defenselink.mil/news/Dec2004/n12292004_2004122905.html) nonché l’Uss Bonhomme
Richard con la squadra navale di sette unità e 2.100 marines, per un’annessione militare
dell’area petrolifera.

Il corpo di spedizione (o di soccorso) sarebbe guidato dal generale Rusty Blackman,
comandante del terzo corpo di spedizione dei marines di stanza a Okinawa, già capo dei
marines durante l’operazione Iraqi Freedom.

Ancora le atomiche sottomarine francesi

L’ipotesi di uno tsunami artificiale è avanzata anche da Lila Rajiva (giornalista di
Baltimora) sul giornale Counterpunch (http://www.counterpunch.org/rajiva12302004.html), che
ricorda i test atomici sottomarini condotti prima dagli Stati Uniti e poi dalla Francia.

Gli esperimenti atomici condotti a Mururoa dai francesi nel 1979 (processo giudiziario
contro il Governo francese numero T-219/95 R promosso da Marie-Thérèse Danielsson, Pierre
Largenteau e Edwin Haoa, residenti a Tahiti, Polinesia francese) avevano provocato frane
sottomarine in un atollo già fratturato dalle precedenti esplosioni, con conseguenti tsunami
che avevano danneggiato anche la lontana isola di Pitcairn. Dopo aver negato ogni
connessione fra la bomba atomica e l’ondata, solamente nell’85 le autorità francesi ammisero
“l’incidente del 25 luglio ‘79”. Già durante la seconda guerra mondiale fu sperimentata –
ricorda Counterpunch – la “bomba tsunami”. Le prove, dai modestissimi risultati, avvennero
nel ’44 e nel ’45 al largo della Nuova Zelanda, a Whangaparaoa.

Concludendo

Tante teorie senza risposta. Tante teorie, alcune suggestive, altre semplici da smontare con
semplici considerazioni conoscenze scientifiche, altre ancora con fondamenti tecnologici e
scientifici.

Destinate tutte a restare, per ora, senza risposta...

Renzo Gabriel Bonizzi
Pepi Katona
redazione@reporterassociati.org



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