Nick: Kashmir Oggetto: Era buio Data: 16/1/2005 3.32.13 Visite: 90
Era buio. Non di un buio blu scuro, ma nero, nero come la pece, anzi, di più, come il manto della morte. Lui aveva una giacca grigio scuro, spento. Si intonava con i suoi occhi neri, ma solo perché erano anch’essi spenti. Quella notte non parlava con nessuno. Non si fidava di nessuno. Non si sentiva vivo quella notte. Ogni tanto tornava in quella chiesa a pregare, fermandosi davanti al solito altarino abbandonato alla destra dell’altare, quello di Santa Lucia, dove ormai andavano a pregare solo lui ed una donna anziana cieca. Inizialmente non sapeva neanche lui cosa dirle, cercava un approccio con quella Santa che si era cavata gli occhi per non vedere la barbarie di questo mondo, di merda. Non è da me dire che il mondo è una merda. Ma stasera non sto bene e il mondo è una merda. Ma nera come la pece. Le chiedeva dei nuovi occhi, occhi per scovare dentro l’animo delle persone, per cercare risposte che da solo non riusciva a trovare, pensava che forse una santa senza occhi avesse avuto l’opportunità di vedere al meglio con gli altri sensi, e con l’anima. Lui aveva due occhi molto grandi, spesso erano accesi, quella notte erano spenti, non vi si leggeva nulla all’interno, si sentiva come svuotato, e aveva bisogno di pregare ancora una volta, pregare, anche per trovare la calma, la pace, forse. Quella notte la statua di Santa Lucia sembrava porgli il piattino con sopra i suoi occhi, tipico della sua effige, lui fece un passo avanti, come se volesse prenderli e metterli al posto dei suoi, forse voleva provare a guardare il mondo sotto una prospettiva diversa, quella che ha usato finora era troppo morbida, e gli aveva dato delusioni, si fidava troppo, concedeva tutto se stesso, e spesso gli veniva buttato il piatto in faccia. Chissà se Santa Lucia era così da giovane, sicuramente crescendo sarà stata più saggia. Lo chiamavano idiota, cretino, stupido, coglione. Per questo suo atteggiamento che aveva nel vedere del buono in tutti, e nel fidarsi, e nel concedersi. Ma i calci nel culo presi erano stati troppi. Troppi. Era arrabbiato quella notte, non parlava per non dire cattiverie, aveva paura di sfogarsi su Santa Lucia, invece voleva sfogarsi con Santa Lucia, ma era arrabbiato. Forse era davvero idiota, cretino, stupido, coglione. O forse era semplicemente dolce. Uscì dalla chiesa dirigendosi verso il porto, quando stava così solo il mare poteva consolarlo, col suo profumo dolce di salsedine increspita dal sapore agrodolce della notte, con la sabbia sottile e pungente che gli si attaccava alle piante bagnate dei piedi, col silenzio che circondava quel paesaggio fatto di un mare mite e di una luna che si specchiava dolcemente in esso, anche se quella notte la luna era un po’ più scura del solito, quasi coperta dal buio fitto del cielo. A lui addirittura sembrava vedere in lei una faccia triste dalla forma che avevano i crateri. Forse era solo un’impressione, forse no. Si lasciò andare cadendo sulla sabbia, come se le articolazioni avessero ceduto volontariamente, come se si fossero arrese alla volontà della stanchezza. Come se fossero condizionate dallo stato d’animo di lui. E della luna. Le onde del mare si muovevano dolcemente…dolcemente… La luna sembrava quasi avvicinarsi per farsi coccolare da loro. Era triste e aveva bisogno di dolcezza. Lui anche, aveva bisogno solo di una carezza per stare bene. Anzi, gli sarebbe bastato anche un sussurro. Lo finisco un’altra volta, odio i racconti che finiscono male, e ora non sono capace di scrivere qualcosa di allegro, scusatemi, buona notte.
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