Nick: Franti Oggetto: La Banda Bellini Data: 10/12/2002 17.57.21 Visite: 55
Il Casoretto è un piccolo quartiere popolare alla periferia nord-est di Milano, stretto in un incrocio di vie dirette verso l'ex cintura industriale delle grandi fabbriche. Un quartiere popolare, di chiara matrice operaia, fin dagli anni sessanta meta di una massiccia immigrazione dal Sud Italia e luogo storico di bande malavitose, Vallanzasca compreso. Ma il Casoretto ha anche una forte connotazione politica: nell'immediato dopoguerra ci scorazzava la "Volante Rossa" ( un gruppo clandestino di ex partigiani tendenti all'anarchia ) mentre alla fine degli anni settanta ospitò l'occupazione del primo C.S.O. Leoncavallo. Il Casoretto è anche il luogo dove comincia la storia de "La Banda Bellini" ( Shake Edizioni ), il nuovo romanzo di Marco Philopat, scrittore e agitatore milanese, che quattro anni fa fece irruzione nella scena letteraria italiana con "Costretti a sanguinare" (sempre per la Shake ), libro sulla scena giovanile milanese dei primi anni ottanta. La Banda Bellini ricostruisce la vicenda personale di un gruppo di amici di quartiere che, alla fine degli anni sessanta, decidono di partecipare alla movimentata stagione contestataria da protagonisti, inseguendo fra le strade di Milano, la leggenda western del Mucchio Selvaggio di sam Peckinpah, scontrandosi all'arma bianca con fascisti e polizia. La banda, conosciuta con il nome di "Casoretto", diventerà, nel corso degli anni, una sorta di mito metropolitano, per poi esaurirsi con la sconfitta dei movimenti rivoluzionari. Philopat scrive la storia del collettivo in prima persona, interpretando letterariamente le memorie del capobanda, Andrea Bellini, personaggio complesso e contraddittorio, protagonista e vittima di un periodo tragico nel quale i sogni di un'intera generazione furono soffocati dalla progressiva spirale di violenza, conclusasi con la propaganda armata delle Brigate Rosse. Nella Banda Bellini, per la prima volta, gli anni settanta vengono raccontati dal basso, dai militanti che non hanno fatto carriera politica e non sono diventati importanti manager di Stato o famosi giornalisti. La lotta politica si sublima ell'epica degli scontri di piazza, dove il collettivo del casoretto s'imporrà come formidabile macchina da combattimento. Philopat racconta tutto: le preparazioni allo scontro, l'armamentario, i "cucchini" ai fascisti, gli amori, le vicende personali, le paranoie dei militanti, l'atteggiamento più anarchico che leninista dei protagonisti, i protagonismi e le ingenuità di ragazzi molto giovani ma fin troppo determinati. I fatti più importanti del decennio passano come in un film e Milano sembra veramente un altro pianeta. Il resoconto non può essere che di parte, espressione di un'esperienza intensa e scarsamente ragionata, narrata senza retorica e con una salutare attitudine all'autoironia. Nelle pieghe della storia così, emerge l'assurdo machismo dei militanti - che presto dovrà confrontarsi con la nascita del femminismo - evidenziato nel culto della violenza fisica e dello scontro corpo a corpo. Ancora più significativa risulta la descrizione della macchina burocratico-militare degli stalinisti all'Università Statale ( quelal di Mario Capanna, per intenderci ), illusorio mito proletario della Milano Borghese. E tutto questo avviene sullo sfondo delle "stragi di Stato" e della strategia della tensione, seguendo un canovaccio drammatico che vedrà il suo naturale compiacimento negli anni ottanta di Craxi e del rampantismo. Verso la fine del romanzo emerge chiara una rottura: il protagonista sembra impotente, non riesce a capire i tumultuosi cambiamenti sociali in atto nella seconda metà degli anni settanta. La diffusione dell'eroina, il femminismo, i nuovi gruppi armati, tutto sfugge di mano a Bellini che, seppur' ancora giovane, si sente come un reduce, interpretando con qualche anno di anticipo il dramma generazionale del riflusso dalle lotte politiche. Recensione di A. Bertante 1) E' un bel libro, ritmato, scorrevole, non retorico ed ironico. E' Natale, regalatevelo e regalatelo. E' cmq un pezzetto della nostra Storia. 2)Consigliato a chi si dichiara oggi "comunista" perchè non sa cosa dire. 3)Consigliato pure ai rafanielli così bravi nei proclami e così pessimi nell'agire e nel fare "solo" proclami. |