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Nick: K|NT4RO
Oggetto: Un Uomo
Data: 24/1/2005 15.45.28
Visite: 58

Marek Edelman


Edelman Marek, nato nel 1921 a Varsavia, fece parte del movimento giovanile del BUND il partito socialista dei lavoratori ebraici.

Durante la vita del Ghetto di Varsavia operò clandestinamente nel gruppo di resistenza organizzato dalla sua organizzazione. Successivamente, quando venne costituita la ZOB e Mordechai Anielewicz ne divenne il comandante, si unì ad essa guidando le squadre di combattimento del BUND.
Durante i combattimenti che si svolsero tra l’aprile e il maggio 1943 nel Ghetto di Varsavia, Edelman fu il difensore della cosiddettà "Fabbrica di spazzole".
Nei duri combattimenti che si svolsero nelle quattro settimane di resistenza del Ghetto Edelman si distinse per determinazione e coraggio.
Caduta la fabbrica di spazzole nelle mani dei nazisti guidati da Jurgen Stroop, si ritirò nel bunker di via Franciszkanska 30.
Qui assediato dalle SS riuscì a resistere per diversi giorni e a sottrarsi alla cattura. Raggiunto il bunker di via Mila 18 dove si trovava Anielewicz ne scoprì la morte e decise di fuggire dal Ghetto con i suoi uomini.
Dopo la fuga - avvenuta il 10 maggio - si nascose nella parte "ariana" di Varsavia. Mantenne unita ciò che rimaneva della ZOB e con i suoi uomini partecipò alla rivolta di Varsavia che scoppiò nell’agosto 1944.

Dopo la guerra studiò medicina e divenne cardiologo. Non emigrò mai in Israele rimanendo fermo nelle sue idee non-sioniste. Nel 1980 prese parte al movimento "Solidarnosc" che lottava contro la dittatura del governo comunista polacco.
Divenuto dirigente di Solidarnosc venne imprigionato dal governo del generale Jaruselzski.
Autore di due libri di memorie sulla resistenza nel Ghetto di Varsavia, vive tuttora nella capitale polacca.

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Sull'Espresso di questa settimana c'è una bellissima intervista a Marek Edelman,che rifiuta di definirsi un "eroe",come viene comunemente appellato.
Sono d'accordo con lui sulla voglia di creare una distinzione forzata tra coloro i quali si sono ribellati al regime,come i ribelli del ghetto di Varsavia e chi si è lasciato morire nei campi di concentramento.Non è possibile fare di queste distinzioni,definire eroi e primi e,non so cosa,gli altri..
Io li vedo entrambi martiri,vittime di una contingenza storica malata,marcia..
Mi è piaciuta anche quest'espressione:Auschwitz,più che simbolo della Shoah, è sinonimo dell'estrema miseria del fascismo.
Certo è che dopo essere stato di persona in quelle baracche,dopo aver visto le centinaia di migliaia di fotografie di uomini caduti in quel luogo dell'orrore,sento questa questione come un fatto personale,come una vergogna da scontare in quanto membro di quest'umanità malata.
E non c'è fine al terrore che provo quando sento parlare di nuove guerre,di secessioni,di muri alzati,di guerre preventive e di nuove torture..
E continuo a pensare che la storia sarà anche magistrae vitae,ma l'umanità dev'essere un pessimo alunno.




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Un Uomo   24/1/2005 15.45.28 (57 visite)   K|NT4RO
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