Nick: JacKn|Fe Oggetto: re:Su La Testa! Data: 18/2/2005 13.57.14 Visite: 11
Ho parlato con Castellucci, in conferenza stampa, ed ho scritto di lui anche in base a ciò che ha detto in prima persona. Io trovo che sia un genio, una delle poche cose per le quali ha ancora un senso andare - molto raramente - a teatro. [...] Una donna senza nome, trascina un corpo privo di vita. Sul letto, che si staglia bianco nel buio della scena, comincia a prodursi in atteggiamenti lussuriosi, che alludono alla masturbazione. Tre donne slanciate, dai corpi perfetti, sopraggiungono implacabili. Come il destino, che prendendo di mira dei bersagli, sparando rumorosi colpi di pistola, fa male, ferisce. La regia di Romeo Castellucci e Chiara Guidi, propone simboli che non rimandano a niente in particolare, se non a se stessi. L’indeterminatezza è cercata, voluta, e benché qualcuno in sala tentasse di rivelarne il senso agli altri malcapitati spettatori, l’operazione di decodifica appare sempre insensata, se non ridicola. Si potrebbero ricondurre, alcuni elementi, a contesti letterari o religiosi ben conosciuti dalla totalità degli individui. Anzi, sarebbe meglio dire che certi segni, hanno assunto una valenza universale, indipendentemente dal contesto all’interno del quale vengono estrapolati. Le tavole dei comandamenti, ad esempio, rimandano istintivamente alla Legge, non più a Mosè. Tentare una chiave d’interpretazione che riconduca ogni simbolo al suo ambiente primario, in questo caso non porta a nulla. Del sangue, un martello, cappucci che coprono totalmente il volto delle persone. Una bambina, alla fine, scoperchia la bara nella quale è stata riposta. Tenta di passare oltre il velo che delimita il mondo angosciante in cui vive. Non ci riesce, così decide di rientrare nella cassa richiudendone il coperchio. Forse, è questa la vera ragedia.
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