Nick: NEVERLAND Oggetto: L'Uccello dalle Piume... Data: 8/3/2005 19.52.5 Visite: 154
Opera prima del Maestro italiano Dario Argento, fino ad allora critico e sceneggiatore cinematografico, "L'uccello dalle piume di cristallo" è un vero e proprio cult movie ambientato nella capitale, che darà il via all'amato filone del giallo all'italiana (anche se il primo film del genere è "Sei donne per l'assassino" di Mario Bava) e che ne inaugurò la lunga fortunata stagione procurandogli negli anni successivi un numero sterminato di emuli più o meno capaci.
Un classico insomma che insieme a "Il gatto a nove code" e a "4 mosche di velluto grigio" (sempre di Argento, che con "L'Uccello..." formano la cosiddetta Trilogia degli Animali Argentiana), inaugurò il filone dei thriller all'italiana con titoli bizzarri che contenevano il nome di qualche animale o di qualche insetto (Gatti rossi in un labirinto di vetro, Il gatto dagli occhi di giada, La morte negli occhi del gatto, Una farfalla con le ali insanguinate...eccetera, eccetera).
E' solo con l'avvento di Argento e delle sue tecniche narrativo/registiche, infatti, che il filone prenderà voga. Nonostante il soggetto e la sceneggiatura fossero dello stesso Argento, la regia del film (proposta inizialmente anche a Terence Young della Hammer) gli fu affidata dopo molti infruttuosi tentativi e solo grazie all'intuito di Goffredo Lombardo della Titanus, il quale, tra l'altro, a metà delle riprese aveva addirittura deciso di sostituire il giovane regista con Ferdinando Baldi, non essendo soddisfatto di come stava venendo la pellicola. Fu solo in virtù della caparbietà di Argento che il film fu da lui stesso finito, seguendo la sua brillante sceneggiatura ed i meticolosi storyboard... poi il sempre più numeroso pubblico nelle sale fece il resto, decretando l'inizio delle lunghe fortune del regista.
Argento, quindi, crea con questo film un nuovo stile di fare cinema, stile apprezzato molto anche all'estero dove diverrà uno dei generi più ricercati ed un'etichetta per la cinematografia italiana, ereditando da Riccardo Freda e Mario Bava, maggiori esponenti del filone horror-gotico italiano, degli elementi tipici del cinema italiano, ma non lo stile, Argento infatti crea qualcosa di suo, inedito fino ad ora.
Il serial killer arriva sullo schermo con i suoi efferati delitti psicologici, delitti crudeli perpetrati a danno di persone che suscitano nella mente dell'assassino ricordi di eventi traumatici, il film ne studia la psicologia, nella progressione della pellicola, così come l'elemento chiave, il particolare sfuggito riaffiora alla mente di eventuali testimoni, i quali per tutto il film ricercano dentro se stessi la chiave del delitto, sicuri di averla, ma non ricordandosi dove, proprio come nella pellicola in questione Sam Dalmas assiste all'aggressione e non si da pace nel cercare l'assassino, sapendo che un particolare gli è sfuggito, un particolare di grande importanza.
Con L'uccello dalle piume di cristallo, Dario Argento esordisce alla regia e firma (anche come sceneggiatore, ovvio) un capolavoro del giallo all'italiana, quello che può ben essere definito un manifesto di "estetica thriller". Senza considerare la storia, infatti, sono le soluzioni adottate dall'immaginifico regista romano a colpire lo spettatore con inaudita efficacia: i punti di vista, l'uso spietato delle soggettive (affidandoci l'occhio dell'assassino e non della vittima, consegnandoci quindi angosce e paure maggiori, senza la scappatoia assolutoria dell'identificazione con la vittima), la raffigurazione del killer, dal volto sconosciuto, e dai particolari terrificanti (i guanti di pelle, la lama del coltello, la voce inquietante). Da questo thriller, e da altri di Argento, pescheranno idee anche cineasti d'Oltreoceano, come ad esempio Brian De Palma. Certo, lo stesso Argento non disdegna qualche reinterpretazione truculenta del maestro dei maestri, Alfred Hitchcock.
La suspense regge fino all'ultimo scorcio possibile di storia, per un giallo ad altissima tensione. Dario Argento, bisogna dirlo, non è ancora al diluvio di sangue dei film che seguiranno, e crede ancora nelle potenzialità dell'immaginazione. L'ottima colonna sonora (anche questo una sorta di manifesto estetico) è di Ennio Morricone. La fotografia fu affidata al quasi esordiente ma già grandissimo Vittorio Storaro.
La Trama: Il primo film di Dario Argento, che già al suo esordio dimostrò il suo immenso valore, sia come regista che come sceneggiatura, L'uccello dalle piume di cristallo é un thriller in salsa horror, molto meno splatter dei suoi successivi lavori, ma non per questo meno efficace! Sam Dalmas, uno scrittore statunitense, assiste una sera all' aggressione di una donna ad opera di un uomo vestito di nero, la quale rimarrà ferita, ma grazie al suo intervento eviterà di essere uccisa! Una volta sul posto la polizia rileverà alcune tracce, collegando questa aggressione con un serial-killer che ha già ucciso tre donne... Il protagonista, dapprima nell'elenco dei sospetti, deciderà poi di aiutare la polizia improvvisandosi detective, ma l'assassino é in agguato, e Sam per riuscire a catturarlo dovrà essere pronto a mettere in pericolo la sua vita e quella della sua ragazza. Argento fa esplodere tutta la sua genialità, mettendo la soluzione dell'intricatissimo enigma sotto gli occhi dello spettatore sin dall'inizio, il protagonista, per tutto il film, parlerà di una particolare che non riesce a focalizzare.... e quel particolare sarà la soluzione...
Prima regia di Argento che dimostra una grande capacità tecnica con notevoli intuizioni (i fermo-immagine dei ricordi, il dolly sulle case in pre-finale, gli intrecci di aerei appena prima dei titoli di coda) e un bellissimo senso dei luoghi, tra gli interni minacciosi e gli esterni di una Roma piena di ombre e semideserta. L'umorismo di alcune macchiette funziona, e la suspense è affilata (con una violenza molto contenuta): la sequenza dell'omicidio sul letto e l'agguato in casa della Kendall non si dimenticano. Il famoso uccello del titolo, l'Hornitus Novalis, è una bufala (in verità si tratta di una comune gru), ma poco importa. Ha imposto molte figure e maniere, killer con impermeabile nero guanti e cappello, soggettive dell'assassino, rantoli e ansimare nella colonna sonora, telefonate del maniaco con voce distorta o in falsetto, coltelli e rasoi, poi riprese da tutto il thriller italiano del decennio, e non solo.
L'uccello dalle piume di cristallo contiene già molte delle intuizioni e delle caratteristiche che costituiscono il marchio di fabbrica del suo cinema: una trama "gialla" che diviene presto improbabile, ma che innesca i meccanismi del thriller, della tensione e della paura; una tecnica sopraffina e originale (con alcuni movimenti di macchina del tutto inconsueti); un uso sapiente della colonna sonora (che, ricca com'è di "pieni e di vuoti", di suoni incalzanti, di rumori inquietanti, e di melodie "infantili" costruisce una suspense quasi insostenibile), qui con musiche di Ennio Morricone dirette da Bruno Nicolai; un assassino di cui non si vede mai il volto (Argento ne inquadra di tanto in tanto le pupille), e che indossa giacca di pelle, guanti e cappello neri (feticci codificati dal grande Mario Bava in Sei donne per l'assassino [1964]); una riflessione sull'atto del guardare e sulla sua limitatezza (il cogliere/non cogliere che in qualche modo troviamo già in Blow-up [1966] di Michelangelo Antonioni, il cui protagonista, David Hemmings, tornerà anche nell'argentiano Profondo rosso [1975] ad interrogarsi, come il Sam Dalmas del L'Uccello dalle piume di cristallo, su un particolare che è stato colto dal suo sguardo, ma che non riesce a ricostruire). Si aggiungano una grande cura per le ambientazioni sinistre, il gusto per il macabro, che Argento svilupperà ampiamente nei film successivi, e per la sfida "beffarda" allo spettatore (in una scena, il regista ci mostra l'assassino riflesso nel cristallo di un mobile, ma non si riesce a vedere bene il volto, così l'identità del killer ci rimane ignota…anche se si trova lì davanti a noi).
Con L'uccello dalle piume di cristallo, Argento improntò la sua opera con uno stile sia narrativo che figurativo talmente personale e geniale che non tardarono ad arrivare i cloni. L'estetica della violenza che già con Leone e Bava era un fattore importantissimo, con Argento viene accentuata fino ad elevarla ad opera d'arte, la stessa con cui il protagonista del film (un grande Tony Musante) inizia la sua indagine-incubo, poichè è testimone involontario di un'aggressione alla moglie di un proprietario di una galleria d'arte, teatro della violenza. E' con questo film che iniziano le tematiche care al regista, le quali si ripercuotono sempre in ogni sua opera: il protagonista-testimone chiave dell'accaduto che diventa eroe suo malgrado o, come accade in "Tenebre" (1982), addirittura omicida efferato lui stesso; il particolare rivelatore sotto gli occhi di tutti (gli spettatori) che all'inizio non assumerà nessuna importanza ma che si rivelerà determinante per lo svolgimento dell'enigma. C'è quindi uno stravolgimento visivo-uditivo che mai fino ad allora era stato utilizzato e che tornerà spesso nei suoi lavori: l'ultima immagine impressa nella retina della vittima in "Quattro mosche di velluto grigio" (1973); il volto dell'assassina riflesso nello specchio in "Profondo rosso" (1975); le parole incomprensibili gridate dalla prima vittima sotto un tremendo acquazzone in "Suspiria" (1977); il verso registrato di uno strano uccello ne "L'uccello dalle piume di cristallo" (1970); i rumori fuori sincrono nella tremenda apnea in "Inferno" (1980).
L'estetica della violenza, in cui ogni omicidio, anche se ben amalgamato con lo svolgersi della trama, diventa un caso a sè stante, un quadro dentro un'ottima cornice. Quadro che ne "L'uccello dalle piume di cristallo" scatena la follia omicida dell'assassino , ricordandogli un passato di violenza carnale e superficialmente nascosto (e mai dimenticato) nei meandri della sua mente turbata. L'immagine della donna, altro elemento importante nello stile del regista romano, posta come vittima sacrificale in ogni thriller o giallo che si rispetti, diventa feroce assassina in molte opere di Argento, rendendo tutto ancora più agghiacciante o come in questo caso, la ragazza di Tony Musante assediata nel suo appartamento diventa potenziale assassina, scagliandosi con il coltello verso il foro nella porta provocato dal suo assalitore. La riuscita del film sta poi, oltre che nel perfetto montaggio, nelle musiche di Ennio Morricone il cui sodalizio durerà per i successivi due film "Il gatto a nove code" e "Quattro mosche di velluto grigio" fino ad interrompersi per poi sublimare quello ancora più vincente con i Goblin.
D'ora in avanti assisteremo a rapporti pseudo-feticisti con gli strumenti di morte: i coltelli dell'assassino luccicanti di una lugubre luce ed avvolti in un panno (sequenza che oltre che ne "L'uccello..." troveremo citata in "Non ho sonno") ed usati nei modi più bizzarri; dettagli macroscopici di oggetti insignificanti i quali visti sotto la sua ottica dotati di tremenda inquietudine (le bamboline e gli occhi pesantemente truccati in "Profondo rosso"). Tutti questi elementi, ma non sono i soli, porteranno alla nascita del cinema Argentiano che si evolverà fino alla metà degli anni '80, dove da qui in avanti subirà una tremenda ma inevitabile involuzione.
In DVD, L'uccello dalle piume di cristallo offre un essenziale pacchetto linguistico con opzioni vincolate: la scelta è tra italiano (1.0 e 5.1) e inglese (1.0). Il fronte dei contributi speciali offre una galleria fotografica con immagini in scorrimento e agghiacciante colonna sonora. I crediti del cast artistico e del cast tecnico, e infine i crediti dei realizzatori del DVD. Niente di che insomma ma il film e restaurato e rimasterizzato alla grande.
Riscoprite anche Voi il primo Argento, adatto anche ai più impressionabili, perchè meno sanguinario rispetto al resto del suo cinema... un cult che ha fatto scuola e che ha generato un modo di fare cinema e un genere cinematografico in seguito amato e seguito in tutto il mondo... il primo Argento non si scorda mai, ma fate sempre attenzione alle mani guantate in nero! Fonti: Varie, troppe per elencarle tutte. © Degli Aventi Diritto. |