Nick: JFM Oggetto: Bird Lives! Data: 12/3/2005 13.52.20 Visite: 82
Oggi è il cinquantenario della morte di Charlie Parker. Considerato l'inventore del BeBop,Parker ha rivoluzionato il mondo del Jazz.La sua genialità fù riconosciuta da tutti i più grandi jazzisti del momento. Dalla Biografia di Arrigo Pollillo: Robert George Reisner ha scritto: "Fu una delle persone più difficili che abbia mai incontrato. Era soave, astuto, cortese, affascinante e, in generale, luciferino. Troppo luciferino. Mi adulava, mi metteva quieto, e poi, tac!, il grande tradimento" Nella cartella clinica che lo riguarda, conservata al Camarillo, l'ospedale psichiatrico dove fu ricoverato nel 1946, Charlie Parker è descritto come un uomo di "intelligenza superiore", di cui vengono messe in rilieo le "tendenze paranoiche", le "fantasie sessuali" e la personalità "estremamente evasiva". Molto simili a questi sono i termini con cui venne definto nel 1954 dai medici del Bellaveue Hospital di New York: "notevole intelligenza, ostile, evasiva personalità, fantasie primitive e sessuali, associate all'ostilità; pensiero di tipo paranoide in grande evidenza". Questi stessi medici conclusero che il loro paziente doveva essere considerato schizzofrenico. Perché per tutti loro Charlie Parker era un genio. Di questa parola si è fatto abuso, nel mondo del jazz. Parker però fu un genio per davvero: per lo meno come Armstrong ed Ellingron e forse più di loro. Fu il Picasso dell'arte afro-americana, l'uomo che reinventò la sintassi e la morfologia della musica jazz e ne deviò il corso. C'è da domandarsi quali risultati avrebbe potuto raggiungere se il colore della sua pelle non lo avesse relegato nel ghetto, fra bagasce, trafficanti e drogati, se Edgar Varèse, che più di una volta si era dichiarato disposto a prendersi cura della sua educazione musicale, avesse avuto davvero la possibilità di aiutare quel sassofonista selvaggio e geniale che dormiva tanto spesso vestito e che fu ridotto alla follia dagli stupefacenti e dall'alcool. Conosceva a memoria tutti gli assoli di Lester Young. Suonava quasi come Lester Young, un Lester che suonasse l'alto, ma si avvertiva già qualcosa di suo. E questo qualcosa faceva molta differenza>>. A quindici anni era già sposato con una ragazza di diciannove, Rebecca Ruffin; aveva fatto le sue prime esperienze con le droghe e, avendo ormai abbandonato la scuola, poteva essere considerato un musicista professionista: un mediocre sassofonista che aveva imparato a suonare uno sgangherato strumento compratogli dalla madre. I suoi maestri, per lo più involontari, erano i grandi sassofonisti di Kansas City e soprattutto Lester Young e Buster Smith, detto il Professore, che, dopo aver sounato con i Blue Devils, aveva fatto parte delle orchestre di Bennie Morten e di Count Basie. Il mondo del jazz era meno schizzinoso. Anche se l'eroina era ancora praticamente sconosciuta ai jazzmen, chi era abituato, come i musicisti negri, alla vita del ghetto non ci faceva gran caso. Semmai Parker - ma tutti ora lo chiamavano Bird, l'Uccello, o Yardbird, uccello da cortile, gallinaceo, e non si è mai saputo con sicurezza quale ne fosse la ragione - destava qualche curiosità proprio perché faceva cose diverse da tutti gli altri, perché era hip. Quello che soprattutto colpiva i colleghi comunque era il suo talento musicale, che qualcuno giudicava già accezionale. Dopo tre giorni, il 12 marzo 1955, Parker chiuse gli occhi per sempre. Agli imponenti funerali presero parte centinaia fra i maggiori jazzisti d'America, molti dei quali si diedero appuntamento alla Carnegie Hall qualche giorno dopo per animare uno dei più affollati concerti di jazz della storia.Intanto sui muri delle stazioni della metropolitana e su quelli del Greenwich Village, sulle pareti dei locali frequentati dai jazzmen, erano apparse alcune scritte, certo misteriose per i profani: <>, Bird è ancora vivo! Si sarebbero moltiplicate e sarebbero rimaste visibili per parecchi anni.
Per la biografia completa http://web.tiscali.it/treffi/parker/bio1.htm
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