Nick: DeK Oggetto: La teoria dell'amor universale Data: 13/3/2005 22.29.13 Visite: 100
Chi o cosa e' Dio? Ha creato l'universo? O ne fa parte? O e' stato dall'universo creato? O creato da una parte dell'universo? E quando il tempo finisce, torna indietro e ricomincia daccapo? O ha inizio un altro tempo? O i tempi sono sovrapposti? E se e' cosi' vanno nella stessa direzione? E se invece si incrociassero? E se un nuovo universo nascesse ogni volta in grembo al vecchio, che espandendosi gli lascia spazio? Ma chi o cosa crea la materia che confluisce nel nuovo mondo? Viene assorbita attraverso i buchi neri? O forse e' energia, una forma cosi' nobile che e' in grado di viaggiare da un universo all'altro? Esiste una tale forma di energia? Poniamo che nel nostro universo esistano due corpi carichi di una forma indefinita di energia che non puo' esistere al di fuori di essi. Poniamo che essi si attraggano con intensita' proporzionale alla carica. Poniamo che tali corpi siano in grado di innestare una reazione positiva: reagendo alla vicinanza dell'altro, aumentano reciprocamente i propri livelli di energia. Ebbene, in mancanza di una soglia, tale forma di energia e' destinata a crescere indefinitamente pur essendo vincolata a restare confinata all'interno dei due corpi. E' chiaro come una tale forma di energia sia altamente nobile, non potendo esistere al di fuori di un ambiente controllato. E' chiaro che un corpo non puo' inglobare una quantita' infinita di tale energia. Ad un certo punto si raggiungera' una condizione di saturazione. Due cose possono accadere: l'energia fuoriesce dai corpi, trasformandosi in forme meno nobili, fino a diventare entropia; oppure, una nuova dimensione dello spazio si apre per accogliere e raccogliere l'energia nella sua forma pura. Ora, poniamo che questi due corpi siano quelli di due persone. Tutto quadra. Dio e' colui che ama. Dentro: cosmico Fuori: MOBY, "Lift me up" Dimenticare il dolore è difficiissimo, ma ricordare la dolcezza lo è ancor di più. La felicità non ci lascia cicatrici da mostrare. Dalla quiete impariamo così poco. da "Diary" di Chuck Palahniuk (2003) |