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Nick: Black 80
Oggetto: Sulla Cattiveria
Data: 10/2/2003 18.46.28
Visite: 24

Quello che sto per scrivere, e che a dire il vero mi riprometto di scrivere da tempo, riguarda la cattiveria. Non la cattiveria intesa come atto fisico, ma una sorta di cattiveria appartenente alla sfera dell'espressione (in termini linguistici) e relazionata nella fattispecie al mondo delle chat (e dei forum).

Se qualcuno di voi è solito pensare all'atto di cattiveria come risposta ad un precedente atto di cattiveria, rimarrà aimè deluso. Più passa il tempo, più mi rendo conto che esiste un vero e proprio stato latente di cattiveria, verso la quale ognuno di noi possiede chiaramente una "competence" (il riferimento linguistico non è casuale). Il problema più grande è che in molte persone questa condizione non rimane latente, ma si manifesta in modo violento, come atto di cattiveria in risposta a...niente.

Quante volte vi è capitato di scrivere post innocenti, magari vostre considerazioni su qualche argomento che vi stava a cuore, e ricevere in risposta:"ma la smetti di dire cazzate, imbecille..." o cose del genere ?
Trovo veramente tristi accadimenti di questo genere. E' difficile cercare di capire da dove provenga una tale quantità di sentimenti maligni.

Io ho cercato di formalizzare alcuni dei motivi che a volte scatenano tale impulso nei soggetti predisposti a questi atti violenti:

1)l'uso di registri linguistici che vadano al di là del colloquiale, o dialettale. Evidentemente il riconoscimento da parte di tali soggetti di qualcosa che esula dalle loro capacità di comprensione, invece che stimolarli a studiare di più, li rende nervosi, aggressivi.

2)l'esternazione di particolari stati d'animo, quali la felicità intensa, o comunque una condizione sufficiente a ricordargli che a loro manca qualcosa.

3)la trattazione di argomenti a loro sconosciuti. Al contrario delle persone più o meno serene, questi individui hanno improvvisi scatti di nervi nel momento in cui constatano che le persone, che loro lo gradiscano o meno, possono sentirsi libere di discorrere su tematiche a loro totalmente sconosciute. La logica suggerirebbe di astenersi dal commentare (negativamente) pareri, idee, espresse in quel tale senso. Evidentemente non mi riferisco ai commenti dal tono ironico, ma soltanto a quelli decisamente offensivi, relativamente ai quali sarei in grado di fornire adesso, con un semplice copia-incolla, una quantità sorprendente di esempi. Se mi astengo è solo per una questione di correttezza nei confronti di tali persone.

4)il riferimento a situazioni che dalla loro mente non sono ritenute possibili. In questo caso il concetto di "altro" (dove per altro intendo tutto ciò che va al di là dei loro possedimenti in termini di esperienze, credenze, e in generale i concetti appartenenti a tutta la sfera enciclopedica da loro non contemplata) è totalmente assente dal loro vocabolario (in senso figurato). Non ritengono possibile che Giovanni sia stato in Congo, perchè loro non ci sono mai stati. Non ritengono possibile che Luca abbia fatto l'amore con due donne, perchè loro non l'hanno mai fatto, e via di seguito... In queste situazioni scatta in loro una specie di meccanismo di difesa molto simile a quello degli animali (a mio avviso) che li costringe ad attaccare per difendersi. E' ben risaputo che l'uomo davanti a ciò che non conosce, che non può catalogare, si impaurisce, dando il via ad altri due possibili meccanismi che io ho individuato in questo modo:

4a)rifiuta categoricamente l'idea che ciò a cui sta assistendo esista davvero, eliminando alla radice il problema di quella che io chiamo la "catalogazione". L'oggetto non esiste, di conseguenza non va catalogato.

4b)non sapendo in quale categoria inserire l'oggetto che sta contemplando, lo assimila ad una categoria già conosciuta, non tenendo conto delle peculiarità che lo contraddistinguono, compromettendo in tal modo tutto ciò che successivamente sarà relazionato a quell'oggetto.

Una persona non afflitta dalla deformazione che ho precedentemente individuato, non agirà in nessuno dei due modi sopra descritti, ma si limiterà a prendere atto del fatto che esiste qualcosa di "altro", regolandosi poi di conseguenza.


A dare forza alla loro personalità aggressiva, c'è il fattore spersonalizzante dei servizi di messaggeria istantanea (o meno). L'atto violento non è più riconducibile alla loro singola persona, in questo modo non dovranno subire i sensi di colpa che ci assalgono abitualmente quando offendiamo una persona ingiustamente. Credo che questo sia in parte riconducibile a quegli stati d'animo di cui Freud parla relativamente alle masse (con conseguente anonimato) nel suo testo "psicologia delle masse e analisi dell'Io". C'è in molti casi la consapevolezza del fatto che la loro persona non potrà essere imputata di nessuna scorrettezza, in prima istanza dal punto di vista morale, per poi proseguire eventualmente con questioni di carattere diverso.

Conclusioni: mi vogliano scusare tutti quegli amici che si intendono di psicologia, materia che non ho mai studiato, a parte qualche lettura superficiale a titolo personale. E' ben inteso che un loro eventuale contributo in questo senso sarebbe molto ben accetto. Con il mio breve testo intendo porre chiarezza in primo luogo in me stesso, distribuendo le mie considerazioni in modo sitematico e ordinato, in secondo luogo in tutti quegli amici che si siano sentiti offesi in modo analogo al mio, relativamente a molti post pubblicati su questo stesso forum.

Lungi da me l'intenzione di voler analizzare in modo esauriente l'argomento sommariamente trattato, e la pretesa di averlo analizzato correttamente, essendo ben lontano da quello che posso considerare il mio campo di competenze.

Se queste mie idee avessero in qualche modo fatto riflettere qualche persona sul proprio comportamento (come io faccio col mio) avrei ottenuto tutto quello che mi sono proposto di ottenere nel momento in cui mi accingevo a scrivere le mie parole.

Stefano.



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Sulla Cattiveria   10/2/2003 18.46.28 (23 visite)   Black 80
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