Nick: Coatlicue Oggetto: Per F. Data: 19/4/2005 9.48.19 Visite: 98
Sono un uomo normale, abitudinario. La mia ex mi chiamava amebico. Lei che bulimica corre da una parte all’altra del mondo in cerca di chissà cosa ma io lo so che non lo sa nemmeno lei e intanto ricevo cartoline da posti diversi con scritto "qui è bellissimo non sai cosa ti perdi" e anche quando è in città la sera faccio fatica a trovarla, sempre in giro per locali, eventi, concerti. Svolgo un lavoro che di più normale e abitudinario non si può. Metodicamente prendo l’autobus tutte le mattine alle otto, timbro l’ingresso al Ministero alle otto e mezza e mi sparo le mie cinque ore di lavoro dal lunedì al venerdì, ferie pagate, benefit, agevolazioni, permessi. Ho tutto quello che voglio. Non sopporto variazioni di tema nella mia vita, la sorprese mi infastidiscono, gli eventi repentini ancora di più, l’imprevedibile ed io viaggiamo su due binari distanti. Fino a quando lui, l’imprevedibile, ha deciso di prendere il mio stesso tram qualche settimana fa e di materializzarsi in un corpo di ragazza in scarpette rosa e cappottino verde in un pomeriggio assolato di aprile. Quel giorno girare per la città era diventato impossibile, autobus deviati o che non passavano o che addirittura dicevano non fossero mai esistiti. Tra questi, il mio. Nervosismo a fior di pelle al solo pensiero di scombussolare il solito itinerario verso la tranquillità della mia casa. Una piccola folla al capolinea dell’autobus per carpire qualche informazione frammentaria su un mezzo pubblico alternativo da prendere. Accanto a me, visibilmente stanca e pallida c’era lei. Mi chiede informazioni, e tutto ciò che riesco a dirle è "Io prendo il 19" e lei "ti seguo allora". Credevo in uno scherzo del destino, e invece mi ha davvero seguito, ha preso posto accanto a me e mi ha raccontato la storia della sua vita. Ciuffi di capelli ogni tanto le coprivano il viso e io spostavo lo sguardo dagli occhi alla piega del collo all’arcata delle sopracciglia. Mi sudavano le mani. La salivazione era azzerata. L’imprevedibile stava guadagnando terreno e io gli lasciavo carta bianca. Laura, questo è il tuo nome e se fossi il Petrarca ti avrei già declamato tutto il Canzoniere parola per parola, ma non sono il Petrarca e del canzoniere non ricordo che pochi versi e male e rischierei di sembrarti antico e di fare una figuraccia. Ministero Marina Azuni/Min.Marina P.za Cinque Giornate Lepanto Milizie/Distretto Militare Laura scende e scendo anche io con lei. Non è la mia fermata ma non importa. Ho deciso che la seguirei fino al capolinea se fosse necessario. Tuttavia è meglio così perché il capolinea è più distante da casa rispetto a questa fermata. Ricordatevi che sono pigro e abitudinario. Scendere d’istinto a una fermata che non è la mia e per di più lontana da casa è una cosa che se la raccontassi in giro la gente non ci crederebbe. Se raccontassi in giro che lei, Laura, mi ha convinto con il suo sorriso a ignorare gli impegni del pomeriggio che poi proprio quel pomeriggio non avevo nulla da fare e mi ha preso per mano ignorando che la mia fosse un po’ sudaticcia e mi ha portato a prendere un gelato alla frutta e poi mi ha dato un bacio dolce e lungo, al sapore di cocco e melone, davvero nessuno ci crederebbe. Perché lei è bella, di una bellezza imprevedibile e che sembra mutare ad ogni suo gesto, ad ogni suo sguardo. La amo? Non lo so, non fatemi domande difficili. Durerà? Chi può dirlo. Penso solo che se penso al gelato, al suo sorriso, al suo cappottino verde vorrei farci cinque sette dieci figli e stringerla a me e invecchiare insieme e andare al mare e raggiungere il capolinea del 19, in entrambi i sensi e fino a quando vorremo, fino a quando Laura vorrà. I'm a material girl |