Irpinia 8 Mile

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Nick: Franti
Oggetto: Irpinia 8 Mile
Data: 9/3/2003 15.33.30
Visite: 53

Volevo un'opportunità: Volere Tutto!

Avevo cominciato malissimo.
Non avevo un emerito cazzo. Neppure da neonato.
Nessun' padre. Nessuna madre.
Mi trovarono in un cassonetto dei rifiuti del McDonalds, quello che di solito vedete al fianco del Pagliaccione.
Ero chiuso in una bustina di plastica, accanto a un bicchiere sporco di Pepsi e una scatoletta fetosa di salsa barbecue.
Ero stato abbandonato da qualcuno che nove mesi prima non aveva pensato che forse era meglio fare una pugnetta, allo stronzo di turno, anzichè farsi trastullare la patana.

Il principale del McDonalds, appena mi vide, esclamò "Cazzo che schifo di roba producono da mangiare 'sti americani di merda. Mi viene uno scrupolo grande come casa mia a far da mangiare questa merda simile ad un neonato, ai miei clienti".

Qualcuno però si accorse che ero un essere umano.
Ma non perchè respiravo.
Il fatto era che scureggiavo in continuazione.

Mi portarono in un orfanotrofio a Casapulla. Provincia di Caserta.
Ero un disadattato.
Furono anni difficilissimi.
Però, in compenso scopavo parecchio.
Cominciai a scopare all'età di 13 anni.
La vita sofferta attirava le donne. Che deficienti.
Ma a me non interessava che fossero deficienti.
Mi bastava menare il sosamiello.

Fui adottato da una famiglia irpina.
Una nonna arteriosclerotica.
Una mamma e un padre che mi facevano lavorare in una pizzeria di paese.
Ero un garzoncello.
Due fratellastri crudeli.
Felicino mi costrinse, all'età di 6 anni, a partecipare alla Processione dei Battenti, ad Altavilla Irpina.
In pratica dovevo fare questo percorso, con la processione, vestito di bianco, con una tunica, e percuotermi il petto con un maglio pieno di aghi.
Minchia che dolore.
Sangue dappertutto.
Conservo ancora le cicatrici.
L'altro fratellastro, Rocco, mi flagellava quotidianamente col cilicio.

Andai via di casa.
Destinazione Gianturco. Periferia di Napoli.
L'inferno.
Entrai in una Crew.
Si chiamava "La Crew della Madonna Mestruata".
Il nome ci fu dato da un tipo strano, in seguito ad una nostra trovata.
In pratica, nel nostro ghetto lercio, costruimmo una statua della Madonna.
Ci inventammo che fosse miracolosa.
Cacciava sangue.
Ma non dagli occhi.
Ma dalla fica. Semplicemente, insomma, le venivano le mestruazioni.
La folla dei fedeli accorreva.
Ottenemmo anche uno sponsor. La Lines.
V'erano volantini di Tampax dappertutto.

Piazzammo anche un certo Cauciucco a vendere panini e aranciate.
Ma non facemmo molti affari.
Caciucco era un vero lercio.
Mentre faceva i panini mangiava pizzette e sputava i cornicioni.
Frammentini di pizza, misti a saliva a destra e sinistra.
Saliva di gengive putrefatte sui polsini della gente arrivata là per un panino.

Ero ancora un morto di fame.
E pure Caciucco.

Decidemmo così di darci alla vita di strada.
Io Caciucco e Pietro.
Pietro era un tipo strano con pantaloni larghi, che andava in giro vestito da Christian De Sica.
Eh, si portava la vita maledetta, eh!

Cominciammo a frequentare un locale tipo balera dell'Emilia Romagna, pieno zeppo di Older Ladies.
Vecchie allupate dappertutto!
Il Paradiso per Caciucco che si alzava pure una cinquantenne che somigliava a sua madre.
Io e Pietro eravamo costretti a barcamenarci, ammoccandoci con trentaseienni dal fiato pesante.
Eravamo talmente depressi e allupati che, ogni sera, all'uscita del locale, proponevamo a Caciucco, di andare a puttane anche solo per un pompino.
Ma Caciuccio usciva dal locale fatto come una percoca. E sistematicamente ci diceva, con voce roca e paesana:

"Uagliù, nun c'ha facc'. Facimm' 'na cosa, portatemi a casa e poi pigliatevi la macchina. Vò giur' 'ncopp' o bene e mammà che sto fatt'!"

Ma vaffanculo Caciucco, tu e quella merda di cornicione di pizzetta che sputi in continuazione.

Caciucco, qualche tempo dopo, si suicidò.
Per via di una polacca, di nome Magda, che gli rubò una sciarpetta di colore celeste.
Povero Caciucco. Ci teneva tanto. Alla sciarpetta.

Restammo solo io e Pietro.
Passavamo le sere a pensare a Caciucco.
O al limite a casa, davanti al PC, a vedere un video porno amatoriale di una quindicenne pompinara di Perugia che si chiama Chiara.
Il video si chiamava "Forza Chiara".

Ero un fallito. Anzi, eravamo dei falliti. Pure Pietro lo era.
Tutti ci dicevano "Siete dei Falliti!!, Falliti!! Fallitiiiiiiiiiiiii!!"
Così, per quelli che ci chiamavano falliti, ci comprammo delle magliette con sopra scritto: "Vi siete mai chiesti a che punto bisogna smettere di vivere quassù, e cominciare a vivere quaggiù?".
Cazzo significava, nessuno lo sapeva, però la frasetta era bella e pronunciata aveva un bel suono.

Basta!
Occorreva l'opportunità.
La chanche!
AVERE TUTTO!
Realizzare un sogno.
E dare una risposta a chi mi diceva "E tu che fai di così importante nella vita?".
Il Rapper!
Capito bello???? Il Rapper!!!!!!!

Io e Pietro scrivemmo una canzone.
Andavamo a Fratta Peccerella o a Carditello, in auto, con i finestrini aperti, i gomiti fuori, e gridavamo a squarciagola:

Now this looks like a job for me
So everybody just follow me
Cuz we need a little controversy,
Cuz it feels so empty without me
I said this looks like a job for me
So everybody just follow me
Cuz we need a little controversy,
Cuz it feels so empty without me

E sbattevamo la testa.
Padroni dell'Asse Mediano.
Con un cappello di lana largo in testa e occhiali da sole neri.

Oramai ci conoscevano tutti.
La gente ci fermava.
Le donne ci laciavano reggiseni e coulottes, nei locali dove rappavo.
Mi arrivò, una volta, un reggiseno che pareva il telone che copre le rocce della montagna di Montevergine.
Era il reggiseno di darshiva, vera sex machine.
Un'altra volta mi arrivò una dentiera in bocca, per via di un'ammoccata improvvisa e clandestina.
Era la dentiera di Uranya.
Eccetera eccetera.

Conobbi, azi conoscemmo (io e Pietro), una serie di personaggi strani.
Il Marchesino Pucci di Sapore di Mare. Era del Vomero. FandagoL.
Un tipo tarchiato e capellone, che faceva lo psicoterapeuta, di nome LuK4s.
Un tipo lercio ed alcolizzato, che nel quartiere chiamavano "'O Pokemòn". Era Black80.
Una pasticcomane che indossava tre push up, con addosso una maglietta con sopra scritto "W i Pinnl'".
Una culacchiona esagerata con una sporgenza all'altezza del volto: fata80.
La figlia illegittima di Jean Luois David. Il suo nome era L|nDarella.
Un innesto tra Foscolo e Gian Battista Vico, che indossava sempre le scarpe di mio nonno sul letto di morte. Si chiamava NE55UNO.
Un pelato con la maglietta di Zago della Roma, con la sua ragazza, con i capelli tipo Sconsolata di Zelig. Si facevano chiamare Scratch e Tigrotta.
Eccetera.

A quel punto nulla fu più come prima.
La vita sofferta era terminata.
Per noi.
Un unico rimpianto: Caciucco che sputava i cornicioni delle pizzette non avrebbe mai potuto sapere di noi.

Questa è dedicata a lui: Caciucco!

You better lose yourself in the music
The moment you own it you better never let it go, oh
You only get one shot, do not miss your chance to blow
Cuz opportunity comes once in a lifetime, yo
You better lose yourself in the music
The moment you own it you better never let it go, oh
You only get one shot, do not miss your chance to blow
Cuz opportunity comes once in a lifetime, yo
You better

Yeah!

Franteminem