Nick: Althusser Oggetto: MILANO, LA MIA MILANO Data: 12/5/2005 12.27.28 Visite: 272
Premessa: so che l'argomento non è all'altezza dei post su sesso e amore, oppure dei buongiorno e buonasera, o ancora dei "non riesco a entrare in chat", leggetelo quindi con benevolenza. Ognuno fa quel che è alla sua portata. Era da un po' di tempo che non andavo a Milano e, devo dire, che mi mancava molto. A Milano ho vissuto un anno, è la città nella quale sono stato più spesso in Italia e quella che conosco quasi come Napoli. E' bello arrivare in Ticinese in una sera di mezza primavera nel bel mezzo dell'aperitivo, con la movida che ti esplode addosso e con lo "struscio" che dalle colonne di San Lorenzo arriva fino ai Navigli. A Milano c'è gente di tutte le razze: dagli emigranti meridionali, arrivati ininterrottamente da 50 anni a questa parte, ai maghrebini, dagli asiatici ai ragazzi dell'Africa nera, dagli Slavi e Albanesi ai sudamericani. E' la città più internazionale della penisola, con l'architettura e le cotolette che ricordano l'Austria, i ristoranti e gli accenti che sono un piccolo giro d'Italia, gli spacciatori neri di crack e cocaina con le "palline" in bocca di notte lungo viale Monza fino alle 7 del mattino, che sembra Castelvolturno. Amo Milano, mi piace percorrerla lungo le 3 circumvallazioni che disegnano una pianta urbana cosi' diversa da quella di Napoli e cosi' regolare da rendere impossibile perdersi. Mi piace la zona Duomo e San Babila, amo passeggiare su Corso Buenos Aires o risvegliarmi la mattina con uno sguardo rivolto ai bastioni di Porta Venezia. Mi piace il kebab che si mangia a Milano, il migliore d'Italia, ma pure le orecchiette del pugliese o le bistecche della trattoria toscana dietro corso Buenos Aires, o ancora la polenta e la salamella lombarda. A caccia di quelle trattorie popolari lungo i Navigli che sono quasi sparite, prima che il Ticinese diventasse un luogo trendy e i Navigli fossero quasi completamente prosciugati. Una volta qui c'era il più grande porto fluviale d'Italia e pochi lo sanno. Lo ha raccontato mirabilmente Primo Moroni nel suo libro (e video) "Malamilano" disegnando i tratti di una città e dei suoi personaggi che oggi non esistono più. Contrabbandieri, ex partigiani, marinai d'acqua dolce, scaricatori, intellettuali inquieti come Dario Fo ed Enzo Jannacci, un'umanità variopinta tanto distante dal clichet padano col quale l'Italia intera guarda a Milano. Mi piacciono le sue periferie, descritte molto bene, dall'occhio e dalla musica napoletani del regista e di Zulù e 24 Grana, in "Fame chimica", luoghi dolenti dell'anima dove agli accenti meridionali si sono sovrapposti la "parlata milanese di seconda mano" e le lingue di mezzo mondo. E mi piace, infine, arrivare a Piazzale Loreto e cercare di capire dov'era il distributore dal quale furono appesi, macabramente, la tirannia ventennale e i sogni folli di gloria e d'impero di Benito Mussolini. Anche se oggi Milano vota a destra, credo che quella lezione nessuno l'ha più scordata. |
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| rosy 12/5/2005 12.37.50 (27 visite) cupa
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