Nick: Y_GAGARIN Oggetto: ANCHE 3 SACERDOTI Data: 24/5/2005 13.2.53 Visite: 175
Sotto inchiesta anche tre sacerdoti, un sindaco e un assessore Pedopornografia, 186 indagati in 16 regioni Scoperto dal Nucleo investigativo telematico un sito «segreto» con foto e video di violenze compiute su bambine tra i 4 e gli 8 anni STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO SIRACUSA - Il sito da cui scaricavano immagini e filmanti pornografici con protagoniste bambine dai 4 agli 8 anni vittime di abusi e sevizie doveva essere «segreto», non individuabile dai navigatori occasionali o dai motori di ricerca su Internet. Ma gli agenti del Nucleo investigativo telematico, attivati da una segnalazione di Telefono Arcobaleno - l'associazione che si occupa proprio di stanare sul web i pedofili che commerciano materiale pornografico con i bambini nel ruolo di involontari protagonisti - sono riusciti a individuarlo e a risalire a buona parte di coloro che lo frequentavano. Il risultato è che 186 persone in 16 regioni italiane risultano ora indagate. E tra loro anche ci sono anche tre sacerdoti (uno in Sicilia, uno in Lombardia e uno in Trentino Alto Adige), un assistente sociale, un vigile urbano (residente nelle Marche), un sindaco e un assessore (di due comuni lombardi) . L'inchiesta avviata dalla procura di Siracusa, coordinata dal procuratore Giuseppe Toscano e dai sostituti Antonio Nicastro e Manuela Cavallo, è stata denominata «Video privé». Le indagini di polizia postale, carabinieri e guardia di finanza - che hanno perquisito oltre 200 abitazioni, hanno fatto emergere l'esistenza di un sito Internet al quale erano in grado di accedere soltanto gli utenti ben inseriti nei sodalizi internazionali di promozione e scambio della pedofilia. Gli indagati, individuati a conclusione di 11 mesi di accertamenti del Nit, sono tutti uomini, di media età, di varie estrazioni sociali: 34 sono residenti in Lombardia, 22 in Veneto ed altrettanti nel Lazio, 17 in Piemonte, 13 in Emilia Romagna, 11 in Campania e Toscana, 10 in Sicilia ed altrettanti in Liguria, 8 in Trentino, 7 nelle Marche, 5 in Puglia, Friuli e Abruzzo, 4 in Calabria e 2 in Basilicata. Il sito era stato aperto su un server italiano, estraneo all' inchiesta e che ha collaborato con gli investigatori, con una tecnica da «mordi e fuggi»: è stato infatti in funzione soltanto nove giorni, per evitare di essere identificato. Il breve tempo ha permesso così una «selezione» dei fruitori che potevano essere soltanto esperti del settore della pedopornografia. La sua esistenza, infatti, era pubblicizzata su una «bacheca» aperta su Internet su un sito «specializzato» aperto in un Paese orientale. Su un altro indirizzo web era disponibile la password che permetteva di accedervi, composta da una combinazione di 15 caratteri alternati di lettere e numeri. L' indirizzo del sito era inoltre privo di una pagina di indice per evitare che potesse essere individuato e catalogato dai motori di ricerca. Nel sito vi erano filmati di bambine che subivano abusi sessuali e che erano picchiate e seviziate, in maniera violenta. Gli esperti dal Nucleo investigativo telematico sono riusciti a violare la rete di protezione estesa attorno al sito Internet e a identificare i computer di italiani che vi si erano collegati. La Procura di Siracusa negli ultimi due anni ha disposto il sequestro di oltre 400 siti Internet italiani con contenuti pedopornografici. 24 maggio 2005
CI CHIAMAVANO BANDITI CI CHIAMANO TEPPISTI SIAMO PARTIGIANI SIAMO ANTIFASCISTI "DIFENDIAMO L'OPERAIO/ DAGLI OLTRAGGI E LE DISFATTE/ CHE L'ARDITO, OGGI, COMBATTE/ PER L'ALTRUI FELI |