Nick: Viol4 Oggetto: due film Data: 19/3/2003 21.16.50 Visite: 13
ultimamente mi è capitato di vedere due film italiani, che sono ancora in giro... Prendimi l'anima - Roberto Faenza Il giovane dottor Jung ha in cura una giovane donna ebrea affetta da isteria, Sabina Spielrein, e su di lei applica per la prima volta il metodo psicoanalitico, d'accordo con il suo maestro Freud. Tra loro, dopo la guarigione di Sabine, nasce una relazione, che si conclude perchè per Jung è impossibile abdicare ai valori borghesi della famiglia (è sposato e padre). Sabine si trasferisce in Russia, dove si sposa ed ha una figlia, e si dedica alla sua passione: l'educazione dei bambini, fondando "l'asilo bianco", esperimento educativo per bimbi molto piccoli. Ma il regime stalinista contesta i suoi metodi, e la obbliga a chiudere l'asilo. I nazisti invadono la Russia, e Sabine fugge con la figlia. Verranno fucilate nel 1945 nella sinagoga di Rostov, insieme ad altri ebrei. L'ultimo pensiero di Sabine è per Gustav Jung, a cui non aveva mai smesso di scrivere. Questi fatti sono realmente accaduti, Sabine è realmente esistita, come pure la sua relazione con Jung. Il tutto si è saputo solo pochi anni fa, dopo la pubblicazione delle lettere tra i due. Certo, fa strano pensare all'austero padre della psicoanalisi impegolato in una relazione con una paziente, ma il film ci mostra un Jung giovane, alle prime armi, che esercitava per la prima volta i metodi del suo maestro. Il regista è evidentemente innamorato del personaggio di Sabine, è lei il centro di tutto, al suo confronto Jung è un uomo debole e conformista, nel film dotato di moglie con faccia da frigidona e pargolo piangente. Ci sono molte sequenze emozionanti, ma forse il film soffre dall'essere diviso quasi in due: prima parte focalizzata sulla passione tra Sabine e Jung, seconda parte incentrata solo su di lei. Inoltre mi è sembrata superflua la pseudo-storia d'amore tra i due che ricostruiscono la storia di Sabine, ai giorni nostri. ma in molti punti il film riesce ad emozionare anche se imperfetto, merito anche della protagonista, intensa e bravissima, e forse del personaggio di Sabine e di come il regista l'ha voluta rappresentare: appassionata, libera, coraggiosa, sincera. La finestra di fronte - Ferzan Ozpetek Una giovane coppia incontra per caso un uomo anziano (Massimo Girotti), che ha perso la memoria. Per un periodo l'uomo si trasferisce a casa dei due, instaurando un legame di complicità con la donna (Giovanna Mezzogiorno), che trova rifugio dallo squallore della sua vita quotidiana spiando l'uomo della finestra di fronte (Raul Bova). L'uomo senza memoria agisce da catalizzatore, facendo incontrare i due, e facendo prendere coscienza alla donna di stare vivendo una vita che non è la sua. Alla fine i nodi si dipanano, e si svela il segrerto doloroso dell'uomo anziano, con un immaginario ritorno nell'inferno del ghetto di Roma, nel 1943. Secondo me nettamente migliore degli altri film di Ozpetek (Le fate ignoranti e Il bagno turco). Ben girato, ben costruito, una storia di "ordinaria normalità" che non annoia. Bravissima Giovanna Mezzogiorno, straordinario Massimo Girotti, un pò meno Raul Bova, che sarà forse per la parte da tranquillo impiegato di banca, ma non ha nemmeno un guizzo, sembra sempre imbambolato.
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