Nick: K|NT4RO Oggetto: Referendando[Latrine in Tv] Data: 13/6/2005 0.39.25 Visite: 118
La Tv si astiene NORMA RANGERI Se nelle case degli italiani, a poche ore dal voto, regna incertezza e diffidenza verso l'urna referendaria, sappiamo chi ringraziare. Un linguaggio truculento per sporcare l'informazione e trasformarla da occasione di conoscenza collettiva in un collettivo rifiuto ha soffiato nei condomini del Belpaese all'ora dei telegiornali. Non c'è nulla di innocente nel modo in cui la televisione italiana ha gestito la campagna elettorale sui referendum. Il servizio pubblico ha mandato in onda due sole prime serate (a Ballarò) e tutto il resto o di notte o al mattino, con indigeste sceneggiate sull'embrione, fatte apposta per suscitare sconcerto e disorientamento. Uno spettacolo allestito dai crociati dell'astensionismo, indefessi animatori del pollaio referendario. Mediaset invece ha scelto la via maestra e si è astenuta, evitando di parlare dell'argomento, semplicemente cancellato quando non deriso dal solito Tg4 che, ancora ieri, parlando della posizione di Gianfranco Fini, assicurava che «nessuno è deciso a seguirlo nell'urna». E allora Ignazio la Russa che di An è il vicepresidente e che ha dichiarato di votare due Sì e due No? La tv della modernità, la televisione commerciale che moltiplica i canali con i soldi pubblici per il digitale terrestre, chiude porte e finestre: non si vota. Enrico Mentana, direttore editoriale, responsabile dell'approfondimento, alza le mani dichiarando che «negli ultimi anni si sono fatti passi indietro come ci siamo accorti con il referendum e le elezioni regionali». Ecco come siamo messi. Analizzando qualche dettaglio bisogna preparare lo stomaco perché sentire l'onorevole Volontè (Udc) dire, a proposito del divieto dell'analisi pre-impianto, «tanti handicappati allargano il cuore», o «pensate a come siete nati voi, non ai bambini messi nel frigo con il seme dei vichinghi», non è roba per persone sensibili. Il linguaggio scelto dai politici e dalla dependance dei movimenti per la vita, riflette gli umori di una destra democristiana che offre, con l'onorevole Giovanardi e il presidente Casini, due facce della stessa medaglia. L'altro potente incitamento all'astensione è venuto dallo scontro delle opposte tifoserie procreative. A incrociare gli embrioni sono stati chiamati i soliti noti. Turco e Fassino, Giovanardi e Santanché, Rosy Bindi e Gasparri. Nell'intervallo tra un partito unico e un ulivo spezzato, li abbiamo visti seduti davanti alle telecamere filosofeggiare sullo zigote. Ma non sono stati loro, i politici, a combinare il pasticcio di una legge impossibile? Non solo loro a essere sottoposti al giudizio del popolo sovrano? E allora perché a parlarci del referendum non c'erano i cittadini che lo hanno promosso? La risposta è semplice, l'ordine del discorso è unico: nessuna storia di vita e di dolore, nessuna maternità felice dovevano passare le colonne televisive. Se i casi concreti fossero stati al centro della nostra attenzione, loro sì protagonisti dei dibattiti, e se i politici fossero stati chiamati a confrontarsi con chi ha attraversato l'esperienza della procreazione assistita, non avremmo subito la baraonda sull'embrione, i Giovanardi e le Santanché a go-go non avrebbero avuto modo di dilagare e al loro posto, sulle poltroncine della terza camera televisiva, si sarebbero seduti gli uomini e le donne sterili, i malati con la vita appesa alla ricerca scientifica. E non è l'unico paradosso quello di una televisione che, sempre affollata da fitte schiere di prelati pronti a predicare da ogni talk-show, non fa parlare quei parroci disubbidienti, pubblicamente contro l'ordine della gerarchia di leggere in chiesa, alla fine dell'omelia, l'invito all'astensione. Ancora ieri i due telegiornali governativi battevano il tam-tam del presidente della Camera che ripeteva, per il secondo giorno, lo stesso ritornello («mi astengo, lo ripeto»), mentre la conferma di Prodi alle urne finiva nel pastone insieme alle altre mille dichiarazioni. All'assenteismo di Casini il Tg2 aggiungeva quella della ministra della pubblica istruzione («mi astengo») che così chiudeva l'anno in bellezza. Curiosi davvero questi gazzettini governativi, improvvisamente dimentichi del loro amato leader. Nessuna curiosità di sapere come voterà il loro beniamino. Rai e Mediaset non lo hanno cercato, i giornalisti hanno riposto nel cassetto i loro microfoni-tappetino, pronti a tirarli fuori un attimo dopo i risultati del voto.
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