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Nick: FandangoL
Oggetto: Il sogno e la realta' (storia)
Data: 14/6/2005 16.44.34
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Salve,
e' da tanto che non posto ma, in un impeto d'ispirazione, ho buttato giu' queste righe che fanno da preambolo ad un raccontino.
Devo dire che, dopo aver corretto qualche strafalcione, il testo ha perso un po' di leggerezza.
In ogni caso mi piacerebbe qualche giudizio (anche le critiche sono ben accette).
Saluti a tutti
L
Il sogno:
"Nancy & Jane - Le L-Twins" recitava il cartello fuori dal locale.
Erano l'attrazione principale e soprattutto era un'attrazione la loro specialita':
"il "deep throath", la gola profonda".
C'era la fila tra i clienti per essere parte integrante di questa sexy esibizione: Jane "rubava" il drink al cliente, mentre Nancy si stendeva per terra con la testa proprio tra le gambe di lui.
Dopodiche' Jane sollevava la camicia dell'uomo e gli versava il drink sul petto, mentre Nancy beveva tutto quello che colava giu'.
La loro bravura era nel non farne cadere neanche una goccia sul pavimento.
Per la modica cifra di 50 euro l'avventore di turno provava l'ebbrezza di bere un drink (anzi di non berlo, visto che glielo versavano addosso) e di provare un profondo senso di eccitazione (come del resto spesso tradiva il rigonfiamento sul pantalone).
La loro bellezza era tale da essere quasi diventata una leggenda in citta'. Molti venivano nel locale solo per poter ammirare i loro fisici longilinei, turbati solo da splendidi turgidi seni. Chi si avvicinava al banco veniva sempre messo a dura prova dalle profonde scollature dei vestiti (e dall'assenza di qualsiasi forma di reggiseno). Durante l'estate poi era un fiorire di minigonne e jeans a vita bassa, rigorosamente con perizoma a vista.
Una sera parcheggio' fuori al locale, con una ruota sgonfia, un mercedes blu. Dall'interno ne scese un manager, ramo borsa, indossando un elegantissimo blazer blu, con camicia su misura, orologio d'oro Ferrari e scarpe Gucci. Taglio di capelli all'ultima moda e occhi azzurri come il cielo, completavano l'immagine piu' da modello che da broker.
Aveva un appuntamento-drink di lavoro, al quale non poteva mancare, in un altro locale della citta'. Contatto' il suo socio con il telefonino e lo convinse a spostarsi presso il locale che aveva di fronte.
"Tanto e' solo un drink e per parlare di lavoro", penso'.
Non appena entro' nel locale si diresse verso il bancone e fu folgorato.
Nancy gli rivolse uno sguardo da trapanargli il cuore e fu ricambiata da altrettanta occhiata fulminante.
Jane percepi' negli occhi della gemella l'inizio della fine.
John john (questo era il suo nome) si incammino' elegantemente verso di lei e disse semplicemente: "Ciao".
Il suo sorriso cosi' bianco illumino' lo sguardo di Nancy, mentre l'espressione torva di Jane rendeva l'atmosfera della sala elettrica.
Tutti gli avventori del bar rimasero un attimo in silenzio intuendo che qualcosa, di li' a poco, sarebbe successo. E non sarebbe stato nulla di piacevole.
La realta':
Nunzia e Giovanna erano due gemelle diciannovenni che lavoravano al bar "Il buon caffe'", di un paesino della provincia di Caserta.
Erano soprannominate nella zona "Gola profonda" per l'innata capacita' di non farsi mai i cazzi loro.
Erano capaci, in pochi minuti, di farsi raccontare tutta la biografia dei vari avventori del bar. Tutta l'alta borghesia di zone: garzoni di salumeria, ragazzi di bar, meccanici, elettrauti, apprendisti falegnami, ecc. ecc.
Erano conosciutissime nella zona, ma non certo per la loro bellezza. Nonostante due panze prominenti erano sempre abbigliate con jeans e top, lasciando trasbordare generose quantita' di lardo al di fuori dei vestiti.
Sotto i top poi non portavano mai nulla, dimostrando quanto la gravita' possa essere crudele con certe persone.
Un bel giorno tutto muto': Luigi, il nuovo guaglione del meccanico di zona, venne convinto da altri tre ragazzi a seguirli per prendere un caffe' al bar. In quattro su una vespa, ormai da considerarsi cimelio storico, si avventurarono ondeggiando lungo a strada che portava al "buon caffe'".
Il guidatore, il piu' grande dei quattro, gli disse:
"Te facimm vere' doje guaglione che so' a fine 'ro munn!"
(era, tra i quattro, quello che portava gli occhiali piu' spessi).
L'abbigliamento di Luigi era il tipico vestito da meccanico: tuta blu unta di grasso, aperta sul davanti a mostrare un discreto cuscino di peli che, dopo una lunga mattinata di lavoro, sembrava un mare nero in tempesta.
Anni ed anni di palestra gli rendevano il fisico una via di mezzo tra "Ken di Barbie" e "Braccio di ferro".
La piacevole abitudine di mangiare bruschette, molto condite d'aglio, gli aveva fatto guadagnare il soprannome di "Tsunami".
Il cappellino giallo con su scritto: "Salumeria Avolio", gli dava poi quel tocco un po' chic, che rendeva il giovane cosi' apprezzato dal gentil sesso locale.
Non appena entro' nel locale si fece subito notare da tutti. Non aveva visto il gradino all'ingresso e, inciampandovi, quasi fini' con la faccia sul bancone del bar.
Prontamente Giovanna lo indico' alla sorella: "Vire stu strunz 'ca fatt!"
Ma Nunzia aveva tutt'altri occhi per lui. Forse per quell'aria un po' da macho e un po' da bambino, forse per i muscoli che si intravedevano sotto le maniche arrotolate della tuta, forse perche' Nunzia dopotutto era un cesso e non se la filava nessuno da anni. Forse per tutte queste ragioni assieme, Nunzia decise che Lui, proprio Lui, era il suo uomo e corse dall'altro lato del bancone, a soccorrere Luigi che si toccava il ginocchio.
"Tutt 'a post, tutt 'a post" le disse lui, rosso e imbarazzato per la figuraccia. "Nun m'agg fatt niente".
Lei lo guardo' come non aveva mai fatto con nessun altro (anche perche' gli altri, quando lei li guardava, si giravano dietro sperando che lo sguardo languido fosse per qualcun altro) e la sorella intui': "Bbuo' vere' che sta scema s'e nnammurat?".
