Nick: Nuje Oggetto: C'E' UNA VIOLENZA AUTORIZZATA? Data: 21/6/2005 12.53.9 Visite: 292
Ho raccolto alcune testimonianze per il giornale in relazione all'episodio della "rivolta" di piazza ottocalli, dove circa 200 persone avrebbero tentato d'impedire l'arresto di due rapinatori. Queste testimonianze sono molto discordanti rispetto alla versione ufficiale. I 2 avevano rapinato un negozio, con una pistola giocattolo (come riportato da alcune agenzie) in zona ponti rossi e pare avessero tentato un'altra rapina proprio in zona piazza ottocalli. Sono stati intercettati da una pattuglia del commissariato di zona (san carlo all'arena) ubicato nella stessa piazza e uno di loro è stato fermato e ammanettato. Qui le testimonianze divergono dalla versione ufficiale, pare che nonostante il giovane fosse stato messo in condizioni di non nuocere sia stato brutalmente e ripetutamente picchiato da numerosi agenti e questa sarebbe stata la scintilla che avrebbe innescato la reazione popolare. L'ipotesi potrebbe trovare conferma nel fatto che i due giovani rapinatori (19 e 20 anni) sono di scampia, quartiere che dista 5 - 6 km da piazza ottocalli e fa parte di tutt'altra circoscrizione amministrativa (oltre che di un diverso controllo territoriale dei clan), quindi per i "rivoltosi" erano dei perfetti sconosciuti. Una storia diversa, quindi, se le testimonianze dovessero risultare attendibili, rispetto alle rivolte di piazza in occasione dei bliz anti-camorra, che vedono protagonisti parenti e affiliati degli arrestati. Breve postilla. Nessuna persona sana di mente può essere a favore di quest'ondata di rapine, ferimenti, aggressioni che rendono insicure la vita e le attività economiche dei cittadini onesti, ma lo stato è chiamato all'esercizio della violenza solo quando è necessaria. Le nostre leggi prevedono che a un arrestato che non può nuocere non deve essere torto un capello, ma tradotto in carcere e condannato in seguito secondo le leggi del nostro paese. Sarebbe grave se uomini dello stato agissero con gli stessi metodi di quella violenza cieca che noi tutti, e lo stato per primo, abbiamo il dovere morale di combattere. |