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Nick: *D4Rk_SpAc3*
Oggetto: Parliamone qui...
Data: 30/8/2005 15.31.18
Visite: 281

Ahimè, mi sono intrufolata in un post in cui si parlava di tutt'altro per portare avanti la causa cubana.

Io non amo molto Castro, e mi spiego: essendo profonda ammiratrice di Ernesto Guevara e avendo studiato buona parte della sua storia conosco aspetti di essa che si intrecciano con la politica di Castro che non mi sono molto andati a genio.
Però Cuba ha subito e continua a subire una profonda ingiustizia da parte della Madre America: l'embargo.
L'america non acquista più zucchero, la fonte principale di guadagno, da Cuba, questo è l'effetto principe dell'embargo.

Ci si sta battendo da anni per abolire questa assurda realtà, e spero con tutto il cuore che ciò accada quanto prima.
Detto ciò eccovi un articolo trovato su internet:

09 Ottobre 2003
ZNet

Gli effetti dell'embargo USA contro Cuba


Remy Herrera






Ora come ora l’embargo americano su Cuba è condannato da un numero sempre maggiore per non dire schiacciante, di paesi appartenenti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Eppure continua ad essere imposto testardamente dal governo degli Stati Uniti a dispetto delle continue ingiunzioni delle Nazioni Unite, tra le quali la resolution 56/9 del 27 Novembre 2001. L’intenzione del presente articolo è di denunciare questo embargo nei termini della legge che rappresenta per la

sua totale assenza di legittimità. Le misure di arbitrario isolamento che porta avanti sono equivalenti ad una dichiarazione di guerra contro Cuba; i suoi devastanti effetti sociali ed economici impediscono alla popolazione di esercitare i più elementari diritti umani e le risultano insopportabili. Sottopongono alle più grandi sofferenze tutti, usurpandone l’integrità morale e fisica in particolare di donne, anziani e bambini. Sotto questa luce l’embargo è un crimine contro l’umanità. [1]


I disastrosi effetti economici dell’embargo


Secondo una fonte ufficiale, i danni diretti causati dall’embargo americano su Cuba dal 1962 ad oggi ammontano ad oltre 70mila miliardi di dollari.[2]

Questi includono: a) la perdita di guadagni causata dagli ostacoli posti allo sviluppo di servizi ed esportazioni (turismo, trasporto aereo, zucchero, nickel); b) le perdite registrate come risultato del riorientamento geografico dei flussi commerciali (aumento dei costi di trasporto, imballaggio e vendita nell’acquisto dei beni…); c) l’impatto delle limitazioni imposte alla crescita della produzione nazionale di beni e servizi (accesso limitato alla tecnologia, accesso limitato alle strumentazioni e di conseguenza veloce obsolescenza delle attrezzature, ridimensionamento forzato delle firms, serie difficoltà affrontate da settori come quello zuccheriero, elettrico, dei trasporti ed agricolo…); d) restrizioni monetarie e finanziarie (l’impedimento alla rinegoziazione del debito con l’estero, l’impossibilità di accedere al mercato del dollaro, l’impatto sfavorevole della variazione dei costi di scambio nel commercio, l’aumento dei costi di finanziamento dovuto all’opposizione degli Stati Uniti all’accesso cubano ad istituzioni finanziarie internazionali…); e) le conseguenze perniciose degl’incentivi all’emigrazione, anche illegale (perdita di risorse umane e di talenti nati nell’ambito del sistema educativo cubano…); f) danni sociali (legati alla scarsità di cibo, a deficienze sanitarie, educative, culturali, sportive…).


Tutto questo condiziona negativamente numerosi settori[3]; l’embargo intralcia direttamente, oltre le esportazioni, le forze trainanti della ripresa economica cubana, soprattutto il turismo, gl’investimenti diretti d’imprese straniere (FDI) e il trasferimento di valuta. Molte societè europee consociate a firms statunitensi sono state costrette ad interrompere i negoziati per la gestione di hotels, perchè i loro avvocati hanno ricordato loro le sanzioni previste dalla "Helms-Burton law". Inoltre, i co-acquirenti dei gruppi statunitensi per le compagnie di crociera europee, che ancoravano le loro navi a Cuba, hanno cancellato i progetti per il 2002-2003.

Le conseguenze sociali dell’embargo


Gli annunci del governo statunitense favorevoli ad un rilassamento delle restrizioni sul cibo ed i medicinali sono passate inosservate; ciò dimostra come Cuba sia de facto la vittima prescelta dell’embargo in questa regione. Il fatto che alcuni generi alimentari siano sempre più difficili da reperire aggrava le privazioni della popolazione e ne minaccia l’integrità fisica e la stabilità nutrizionale. Una tragedia umana, l’obiettivo ultimo dell’embargo, è stata fino ad ora evitata solo in virtù della volontà dello stato cubano di mantenere intatti i pilastri della propria integrità morale che garantisce a tutti, tra le varie cose, cibo a prezzi modici ed alimentazione gratuita nei crèches, nelle scuole, ospedali ed ospizi. Tutto questo non è che la conferma della priorità che le autorità danno allo sviluppo umano, cosa che spiega come Cuba mantenga alti i suoi standard di buona salute, alfabetizzazione, ricerca, cultura ecc. tutto ciò nonostante la limitatezza dei fondi ed i problemi seguiti alla caduta del blocco sovietico. Il proseguimento dell’avanzamento sociale a Cuba va di pari passo però, con l’estensione effettiva delle misure d’embargo.


Le pressioni esercitate dal Dipartimento di Stato americano e di quello per gli scambi commerciali con l’estero hanno riguardato un ampio numero di prodotti necessari nel settore medico: medicinali per le donne incinte, prodotti di laboratorio e radiologici, tavoli operatori e strumenti chirurgici, anestetici, defibrillatori, strumenti per la respirazione artificiale e per la dialisi, materiale farmaceutico… E’ stato impedito che i neonati ricevessero gratuitamente cibo e prodotti pediatrici per trattamenti intensivi.[4] La capacità di produrre vaccini a Cuba è ostacolata dalla frequente mancanza di componenti essenziali che devono essere necessariamente importate, come succede per i centri che trattano l’acqua. Oggi come oggi l’embargo causa sofferenze ingiustificate alla popolazione cubana.

Molti medicinali che non sono prodotti nel paese scarseggiano, e questo complica l’attuazione di trattamenti contro il cancro al seno, la leucemia, le malattie cardiovascolari e renali, l’AIDS. In aggiunta a tutto questo, le violazioni delle libertà di movimento e ricerca scientifica operate dalle autorità nordamericane (la riduzione negli spostamenti dei ricercatori, la mancanza di rispetto degli accordi bilaterali sui permessi di soggiorno dei ricercatori cubani, il rifuso di garantire licenze per software o di soddisfare gli ordini cubani di libri, riviste, dischetti o CD-Roms di letteratura scientifica specialistica…) hanno esteso il raggio d’azione dell’embargo ad aree formalmente escluse dalla legge in vigore. Viene così impedita la proliferazione di rapporti cooperativi solidali tra nazioni.


L’embargo inoltre, è in contrasto con i principi per la promozione e protezione di quei diritti umani che il popolo statunitense vuole per se ma non per il resto del mondo.


Per tutte le ragioni elencate questo embargo è inaccettabile e deve terminare immediatamente.


Da qualche parte un giorno, dove non si saprà,
dove non l'aspettate, il "Che" ritornerà.




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