Nick: Viola* Oggetto: Sul laicismo Data: 11/10/2005 10.11.58 Visite: 320
Questo è un articolo di Umberto Galimberti comparso qualche giorno fa su "la repubblica". Parla del laicismo, che nonostante quel che molti pensano, non coincide con l'ateismo, non per niente il più volte citato Kant formulò le tre prove dell'esistenza di Dio. Parla di autonomia di giudizio, che dovrebbe essere indispensabile per potersi definire "adulti". E' quello che ho sempre pensato: un popolo che ha bisogno di guide spirituali, di tutori, di qualcuno che indichi la retta via, semplicemente non è un popolo adulto. "Ho sempre pensato che il laicismo soffra di un complesso di inferiorità dovuto al fatto di essere nato dalla morte di Dio, avvenuta almeno un secolo prima dell'annuncio di Nietzsche e a tutt'oggi non ancora assimilata. Il secolo di riferimento è l'illuminismo, che Kant definisce: "l'uscita dell'umanità da uno stato di minorità", dovuta al fatto che prima l'umanità abdicava all'uso della ragione per seguire i dettami della religione. Il laicismo ha il suo manifesto nella "Lettera sulla tolleranza" di John Locke perché la tolleranza, che non impone agli altri la propria visione del mondo, è l'unica condizione per la convivenza tra le diverse culture, ed esprime, a mio parere, un valore più alto dell'amore del prossimo, perché questo si risolve in un gesto di accoglienza, che però non prevede l'accettazione incondizionata della visione del mondo di chi viene accolto. Questa è la ragione per cui la religione perdona i peccatori, ma condanna (non potendoli più mettere sul rogo) gli eretici. Sempre Kant dice che: "l'incapacità di servirsi del proprio intelletto, quando non dipende dalla carenza dell'intelletto stesso, è da imputare alla mancanza di determinazione e di coraggio nel servirsene, senza la guida di altri". Quindi c'è una responsabilità a non essere laici, che non investe solo le sorti della conoscenza, ma la dignità stessa dell'uomo, che rinuncia a servirsi proprio di ciò che lo distingue: l'uso della ragione. Di qui l'esortazione di Kant: "Sapere aude, osare, essere uomini e non bambini bisognosi di tutori". Con l'illuminismo, il laicismo diventa gesto etico e, per effetto di questa saldatura, l'illuminismo non è più solo la caratteristica di un'epoca storica ma la prerogativa della condizione umana, che non può essere disattesa, se non al costo, scrive Kant, "di violare e calpestare i sacri diritti dell'umanità". E' quindi doveroso essere laici, non solo per salvaguardare l'autonomia del proprio giudizio, ma anche per garantire questa autonomia alle generazioni future, della cui libertà di pensiero siamo responsabili per quel tanto che, con l'educazione, non ne avremo limitato la capacità critica." "Due strade divergevano in un bosco, io scelsi quella meno frequentata" - R.Frost |