Nick: Pagn8ista Oggetto: X I PEROCCHI KE NON SI MAGNANO Data: 14/10/2005 12.51.59 Visite: 328
Uno stadio luminoso in fondo alla Cupa 1 EURO. Mo' lo potete leggere. Dal Il Manifesto nazionale di ieri http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/13-Ottobre-2005/art112.html Dopo diciotto anni di chiusura, Secondigliano ritrova il suo campo di calcio, rifatto con erba sintetica Un segnale positivo In un quartiere difficile di Napoli, la rinnovata struttura sportiva sarà un punto di svago e aggregazione per migliaia di giovani ROSARIO DELLO IACOVO NAPOLI Un campo di calcio non fa primavera, ma il sorriso dei bambini di Secondigliano è un segnale di speranza. Un fatto tangibile, lo stadio comunale «Ottorino Barassi», inaugurato ieri mattina alla presenza di Antonio Bassolino, dopo diciotto anni di abbandono e di degrado. «Siamo qui per continuare un cammino - ha dichiarato il governatore - e rilanciare tante strutture sportive costruite in questi anni, soprattutto in grandi quartieri popolari di una grande città come Napoli». Il segno di un'altra metropoli possibile, dove fino a qualche mese fa si contavano solo i morti ammazzati e le sentinelle dei clan decidevano chi aveva il diritto di andare in giro per le vie del quartiere. Il campo di calcio di via Cupa dell'Arco si trova proprio di fronte l'ex roccaforte del boss narcotrafficante Paolo Di Lauro, Ciruzzo `o milionario, un nome che a pronunciarlo dalle parti di Napoli nord fa ancora paura, perché se un campo non fa primavera, un arresto, se pur eclatante, non vuol dire che la camorra è sconfitta e il suo potere sparito. La via della legalità a Napoli passa soprattutto attraverso altre strade, meno agevoli di una pur complessa retata a sirene spiegate nel cuore della notte. Una strada lastricata di politiche sociali, di opportunità e lavoro. Di sogni e di bambini che pensano al proprio futuro correndo dietro un pallone con la maglia che fu di Diego Maradona, in fondo un napoletano nato altrove. L'«Ottorino Barassi» è una struttura all'avanguardia, con un terreno di gioco in erba sintetica di ultima generazione, spogliatoi veri, finalmente non costruiti già fatiscenti. Senza barriere architettoniche, con dimensioni e caratteristiche che lo rendono idoneo a ospitare addirittura partite del campionato nazionale di serie C. Ci potrebbe giocare il Napoli caduto in disgrazia, ci giocheranno 15 mila ragazzini di società sportive e scuole del quartiere, grazie a una convenzione col comune. L'investimento di 360 mila euro stanziato nel 2003, l'anno del disabile, ha garantito in tempi insolitamente brevi la realizzazione della struttura che porterà migliaia di giovani a percorrere quotidianamente via Cupa dell'Arco. Solo pochi mesi fa proprio qui i guaglioni del clan Di Lauro spararono su una pattuglia di carabinieri in borghese, credendoli killer di una fazione rivale. Eppure un'opera tanto importante per Secondigliano, ha dovuto attendere diciotto anni per essere riconsegnata al quartiere. Inspiegabili lungaggini burocratiche e dichiarazioni sconcertanti dei vecchi vertici della Federcalcio campana. Frasi che pronunciate altrove avrebbero provocato scandalo e barricate della società civile, a Napoli nord hanno semplicemente coperto una verità che tutti sapevano, ma nessuno voleva dire. A via Cupa dell'Arco non c'era spazio per il calcio e sogni dei bambini, ma solo per il supermercato a cielo aperto di cocaina ed eroina, cobrett e crack, e file interminabili di diligenti professionisti della dipendenza, senza futuro ne' speranza. Va dato atto a Salvatore Colonna, attuale presidente della Figc campana, di aver mutato rotta e di aver intrapreso una battaglia che alla fine è risultata vincente. Grazie alla sua determinazione e all'appoggio fondamentale delle istituzioni cittadine e regionali. «Non vedo l'ora di giocare nel nuovo campo, ho sempre giocato per strada fra siringhe e macchine parcheggiate», dice visibilmente felice Marco. Ha solo 12 anni e un padre ex lavoratore della Peroni di Napoli nord, un tempo vanto del quartiere, avamposto di civiltà operaia contro il degrado, e ora ennesimo monumento funebre di una produzione localizzata altrove. «Abbiamo deciso di spostare una parte delle risorse europee agli impianti sportivi - ha concluso il governatore Bassolino». |