Nick: Viol4 Oggetto: buongiorno, notte Data: 8/9/2003 17.52.0 Visite: 22
polemiche e ancora polemiche, per la mancata premiazione del film di Marco Bellocchio al festival di Venezia, a cui è stato preferito un film russo, che secondo una definizione che ho letto e che mi ha fatto morire: "mostra ambienti poveri, povera gente... tutte cose che mandano in visibilio i critici che dormono negli alberghi extralusso" ;P cmq peccato, perchè alla fine si è parlato più della polemica (un pò becera) che del film, e di quello che rappresenta. Bello? Sì. Emozionante? Sì. Da Leone d'oro? Non lo saprei dire, non ho gli strumenti x poterlo fare. Parla dei due mesi in cui Aldo Moro fu tenuto prigioniero dalle BR, visti atrraverso gli occhi di una giovane brigatista, Chiara (Anna Laura Brachetti, ex terrorista, sul cui libro "il prigioniero" è basato il film). Due mesi nei quali inevitabilmente si stabilisce un rapporto tra vittima e sequestratori, tutti e quattro "prigionieri" nell'appartamento in cui si svolge la maggior parte del film. Aldo Moro ha il viso straordinario di Roberto Herlitzka, un attore visto poco al cinema, ma semplicemente grandissimo. Mite, rassegnato, a tratti incredulo, e alla fine pieno di una dignità dolente che fa male. La ragazza, Maya Sansa, bravissima, che a soli 23 anni si trova a dover comprendere cosa sia davvero un omicidio, cosa significhi condividere due mesi di vita con una persona, e poi doverla uccidere. E Luigi Lo Cascio/Mario Moretti, il capo, l'uomo che subisce la fascinazione della personalità di Moro, e che davanti alla scelta finale, x lui inevitabile, non ha un attimo di cedimento, rivendicando "la nostra superiorità nel non avere alcuna pietà". Forse la cosa che fa più male, vedendo il film, sono i momenti in cui, sia x l'ostaggio che x i sequestratori, c'è l'idea che tutto si risolverà in altro modo. Poi il "nessuna condizione" ripetuto più volte chiude la porta a qualunque soluzione. Tremenda la scena in cui Moro scrive al Papa, invocando la sua intercessione, e legge la lettera ai suoi carcerieri chiedendo se la trovano abbastanza toccante, la ragazza gli risponde sprezzante, ma nascosta dietro la porta piange. Il Papa la legge, e poi gli arriva un laconico biglietto dalla presidenza del Consiglio che dice: "nessuna condizione". E così risponderà Paolo VI al disperato appello di Moro: "liberatelo, ma senza alcuna condizione". E questo segnerà la sua definitiva condanna a morte. O la scena in cui la ragazza legge la lettera che Moro scrisse alla moglie quando capì chiaramente di dover morire, e le sue parole si sovrappongono a quelle dei condannati a morte della Resistenza, che le tornano in mente, mentre assordante e tremenda c'è "the great Gig in the sky" dei Pink Floyd ad accompagnare le immagini di massacri che le esplodono nella testa. Il finale, di cui si è tanto parlato, è bello e doloroso. La ragazza nel sogno regala a Moro un'improbabile fuga: mentre tutti dormono in casa la porta della prigione resta aperta, e lui esce, infila un cappotto blu, ed è all'aperto, libero, sorridente. Poi scorrono le immagini del vero finale: il funerale di Stato, Andreotti, Craxi, Cossiga, Leone, Berlinguer, Lama etc, tutti col viso di pietra, e Paolo VI portato a spalle sul trono, come un pupazzo. E per l'ultima volta, l'immagine di Moro libero, che sorride. Fa male questo film, non vi so dire neanche bene perchè. Sembra tutto inevitabile e assurdo. Non so neanche se sia davvero bello o meno, ma fa male, x tantissimi motivi.
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