Nick: velvet Oggetto: re:depressione Data: 8/7/2004 18.7.35 Visite: 54
non è SOLO questione di volontà.. proverò ad essere chiara, anche se so che quando parlo di queste cose lo sono meno del solito. probabilmente dirò cose che ho già scritto in passato, anzi, è matematicamente certo. sono stata in depressione, ne sono fuori. ho qualche regaluccio ancora qui con me, qualche strascico che fa fatica a ritirarsi.. ma ho superato di peggio, mi dico. posso parlare solo della mia esperienza, non ho altro a portata di mano; e credo che questo male prenda le persone in modo diverso, con diversa intensità. la mia è stata una depressione intensissima e di breve durata, per mia fortuna, o forse anche per merito mio. una fase di crescita acutizzata, uno step portato all'estremo, lacerante. le cause non credo importino, in questa sede. importa come mi sono sentita: tremavo dalla mattina alla sera, battito irregolare perenne, nessun appetito (e io sono golosa, eh..), le cose che ho sempre amato fare mi risultavano indifferenti, il sole che scendeva oltre l'orizzonte al tramonto era una pugnalata, avevo l'impressione di morire assieme a lui, e ogni volta che lo vedevo discendere dovevo dirmi, come una deficiente che non è lui che muore, che siamo noi a girare, che sorgerà altrove.. e poi gli incubi interminabili. interminabili nel senso che mi accompagnavano anche dopo che mi ero svegliata. anche dopo non sapevo più se stavo sognando o se ero sveglia. se la realtà era quella che vedeva il mio cervello offuscato o quella solita, che ricordavo. (una notte ho sognato di essere una scarola e che mi volevano affettare, mi sono svegliata e sono restata convinta di essere diventata una scarola finchè non mi sono forzata a toccare le cose intorno a me e a percepirne i materiali, a sentire la mia pelle, il mio pigiama, i miei occhi, la bocca e il resto.. più tardi la mia psicologa mi ha detto che avevo applicato la strategia migliore). era un corteggiamento continuo di finestre, ponti, treni. e coltelli. tremendi. era come se non credessi più nella mia capacità di controllo.. come se io fossi per me un'estranea, un'estranea pazza. avevo paura di buttarmi sotto un treno, di infilzarmi un coltello nella pancia, di uccidere nel sonno i miei cari. ma non semplice paura, quella l'abbiamo tutti, prima o poi (un'idea di suicidio si affaccia, prima o dopo, alla mente di tutti, ma resta una vaga idea). terrore puro. paura di me stessa e schifo per me stessa. e varie altre cosine simpatiche che non sto qui a raccontare ora.. e cosa facevo io? cantavo. uscivo, mi forzavo a farlo. facevo le cose che mi piacevano di più, anche se in quel periodo non mi davano gusto, non avevano senso. anche se svegliarsi la mattina non aveva senso io ringraziavo per ogni giorno in più che mi era concesso. c'era una forza dentro di me che mi spingeva avanti nonostante tutto. e ogni mio movimento ogni mio forzato sorriso era una lotta per la mia vita, per la serenità. cantavo: "nel boschetto della mia fantasia.." e aspettavo la fine della giornata. poi, quando ho iniziato la psicoterapia, sono stata indirizzata meglio nelle mie strategie, che si sono rivelate comunque valide. adesso la mia vita è una partita a risico contro la "paura d'aver paura". ogni tanto muovo un carrarmatino e conquisto un territorio. e quel territorio è difficile che me lo sottragga, la paura, in seguito. ma è un'altra storia. forse mi sono dilungata? |