Nick: Bardamu Oggetto: re:omicidio a casalnuovo Data: 10/6/2009 13.0.15 Visite: 2099
("il Mattino" 03/10/2007 Amalia De Simone)
È tutta in un volume di 300 pagine, la richiesta di scioglimento del consiglio comunale di Casalnuovo per infiltrazioni camorristiche firmata ieri dalla commissione d'accesso e inviata dalla prefettura napoletana. Al centro della relazione la vicenda giudiziaria che ha travolto la cittadina a Nord di Napoli in cui erano sorti interi quartieri completamente abusivi. Secondo i commissari infatti, il business del mattone selvaggio e le vicende amministrative che si ritengono collegate alla speculazione edilizia fuorilegge sarebbero stati direttamente o indirettamente negli interessi della criminalità organizzata. Si tratta di una relazione diversa da tante altre arrivate all'attenzione del prefetto e successivamente del governo perché questa volta sotto la lente d'ingrandimento dei commissari e degli investigatori non è finita in particolare la gestione degli appalti pubblici ma una serie di passaggi amministrativi che avrebbero favorito «le mani sulla città» da parte della camorra. I personaggi più volte richiamati nella relazione sono gli stessi finiti nelle inchieste della Procura di Nola e che hanno suscitato l'interesse della Dda: il costruttore Domenico Pelliccia, il tecnico Giovanni Raduazzo, l'imprenditore Vincenzo Perdono. Soprattutto ricorre il nome di Pasquale Iorio Raccioppoli, soprannominato «Pascalucc 'o curt», cognato di Domenico Pelliccia. La commissione, sulla base di alcune informative e citando intercettazioni contenute nell'ordinanza sul clan Piscopo-Gallucci che fece scattare misure cautelari a carico di 20 persone, inquadra la figura di Raccioppoli descrivendolo come un personaggio che in passato aveva avuto collegamenti con il clan Alfieri e che recentemente si era ritagliato uno spazio di potere tutto suo. In particolare in una conversazione intercettata e contenuta nell'ordinanza Piscopo-Gallucci nella quale si parla della gestione delle estorsioni nell'edilizia, si legge: «Tengo le lettere conservate. Ci sta l'ok del "metronotte", ci stava l'ok di "Peppe l'infermiere". Ha mandato l'ok don Gennarino, ha parlato con "'o curt"», (in una nota il Gip identifica quest'ultimo come Pasquale Iorio Raccioppoli). La commissione d'accesso nel documento cita anche una informativa della Dia contenuta nell'operazione Argine che riguarda presunti contatti di Vincenzo Perdono con esponenti del clan Veneruso (Perdono non fu comunque coinvolto in quell'inchiesta). Nella relazione è trattata anche la vicenda ritenuta poco chiara, di un rudere di 260 metri quadrati trasformato in una struttura di 900 metri quadrati per 6mila metri cubi di cemento e del tentativo da parte dell'amministrazione di approvare una variante al piano commerciale per cambiare la destinazione di alcuni terreni e consentire ulteriori costruzioni. Inoltre i commissari citano alcuni errori nelle notifiche delle ordinanze degli edifici abusivi: secondo la commissione la mancata consegna ai costruttori (in particolare due imprenditori) li avrebbe di fatto favoriti. I proprietari dei terreni (a cui invece l'ordinanza era stata notificata) non sarebbero mai stati in grado da soli di risarcire lo Stato costretto a demolire in «danno» dei responsabili dell'abuso, e allo stesso tempo i costruttori restavano fuori dall'obbligo di dover ripagare la demolizione. Il Comune, in seguito alle indagini della commissione ha rilevato l'errore nella notifica sospendendo gli abbattimenti per riavviare la procedura viziata. Sulla richiesta dovrà ora pronunciarsi il prefetto che dopo aver esaminato la relazione, potrebbe inviare al governo la proposta di scioglimento. |