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Nick: \\\Ulisse
Oggetto: tantoperpariare
Data: 28/2/2003 9.59.8
Visite: 17

Sulle motivazioni che spingono la gente a utilizzare questo mezzo di comunicazione si potrebbe scrivere per kilometri. 3 anni fa ho partecipato a una ricerca dell'università di Napoli (Sociologia) che ha fatto un'analisi motivazionale sui chatters italiani. Le cose emerse sono diverse. Tralasciando le percentuali,le statistiche, e chiacchiere varie, cercherò di riassumere qualche notiziola che non è altro che "l'esplosione" di alcuni concetti espressi in modo sintetico qualche messaggio sopra questo pertanto, per chi conosce l'ambiente, quello che si leggerà di seguito potrebbe risultare tanto ovvio quanto scontato.

Ci sono cose che contraddistinguono tutti gli utilizzatori di questi servizi virtuali. Ad esempio,si possono avere periodi di minor o maggiore presenza/coinvolgimento in chat, anzi solitamente l’affezione alla chat segue una curva “parabolica” con una prima fase in cui la curiosità verso le potenzialità dello strumento comunicativo non paragonabile alle forme usuali di conoscenza interpersonale tende ad intensificare la presenza costante in chat. Solo tale costanza conduce all’instaurarsi di variegati intrecci interpersonali che vanno dal cameratismo goliardico e bonario ad una costruzione di solidi rapporti affettivi concreti, che ricoprono l’intero arco ampio dei sentimenti umani. Esperienza comune di tutti coloro che a vario titolo si accostano a tal ambito comunicativo è la straordinaria rapidità e intensità con cui i legami si accendono e si affievoliscono, con una buona percentuale di contatti che si perdono di vista dopo aver trascorso quotidianamente parecchie ore insieme.

La potenzialità dello strumento chat è enorme: il principio di assoluta libertà d’accesso è da intendersi assimilabile al “libero arbitrio”; il giocattolo può esser utilizzato liberamente, a seconda delle finalità del singolo soggetto. Entro la chat si troverà l’uso in buonafede, come l’uso in malafede: si troveranno soggetti in cerca di individui “deboli o con scarse autodifese” (penso ai minori o ai creduloni ingenui), si troveranno “bontemponi” che giocano mescolando le carte d’identità, si troveranno coloro che considerano il monitor uno schermo che oscura la propria e la sensibilità altrui (i c.d. “frustrati nella vita”) e facendo quest’operazione si sentono autorizzati ad attaccare il prossimo nella sua forma “ignota”, agendo come se oltre il monitor ci fossero ombre, non esseri umani (con tutto il carico di sensibilità che Umano comporta): quegli esseri umani sono estranei ad ogni confronto, non sono riconosciuti come pari, ma assimilabili ad un tiro al bersaglio virtuale.

Il cardine primario di distinzione delle due categorie primarie riguarda la domanda affettiva che è posta nei confronti della chat:
Se la comunicazione chat ha per finalità la risoluzione di vuoti affettivi e di solitudine attuale (come diceva luk4s e che comprende sia l’infelicità di coppia, che la ricerca di partner, che la ricerca di nuovi amici con cui instaurare saldi rapporti in futuro), la sfida di mettersi a confronto con una platea davvero infinita di compagni di “avventure” si avrà un APPROCCIO FAMILIAR-AFFETTIVO, da cui discende un coinvolgimento del tutto Reale da parte del chatter.
L’approccio familiar-affettivo ha al suo interno tre sottocategorie:

la ricerca di relazione sentimentale coinvolgente ed impegnata
la ricerca di antidoti alla solitudine e ai fallimenti sentimentali
la ricerca di amici sinceri e affidabili

Egli proverà sensazioni e sentimenti in modo perfettamente identico al reale, si divertirà, s’arrabbierà, sarà partecipe delle sorti della stanza pubblica che sente come “casa propria”, avrà per lei un atteggiamento di forte protezione. E’ colui che più di altri avrà a cuore la commistione tra vita reale e virtualità, sarà sincero su se stesso perché ciò che più vuole è Riunificare i due aspetti: sarà colui che stimolerà l’altro a uscire di chat, a scambiarsi numeri telefonici, a conoscersi di persona, ad intervenire ai “raduni chat”…..
Mettendo in gioco sinceramente se stesso e i propri sentimenti, è la persona più vulnerabile nel quadro dei chatters. Se incontra altri appartenenti alla sua categoria non avrà grandi difficoltà, ma ogni qualvolta avrà da fare con gli esponenti della categoria contraria (con approccio DISINCANTATO-DISTACCATO), avrà una serie di contraccolpi le cui conseguenze sono strettamente legate alle basi della personalità del soggetto in questione. Più è insicuro, più alte saranno le conseguenze di un cattivo incontro – pari pari a ciò che accade nella vita quotidiana.

L’approccio DISINCANTATO – DISTACCATO è tipico di coloro che si avvicinano alla chat mossi da curiosità, da ricerca di avventure disimpegnate e intriganti, da giochi di “trasformismo” estemporaneo o ragionato. Qui troviamo coloro che chiacchierano per chat si, ma che contemporaneamente lavorano o navigano in internet coltivando interessi diversi, sono coloro che considerano lo stare in chat una piacevole “parentesi”, un felice passatempo che poco ha a che fare con la parte “profonda” di se. Sono sostanzialmente scettici sul prossimo che frequenta gli stessi luoghi di chat e si sentono coinvolti “marginalmente” (e almeno questo è quello che sostengono quando chiacchierano con i contatti di chat). All’interno di questa ampia categoria, ritroviamo:
- “bontemponi”
- “conquistadores”
- esperti informatici

i “bontemponi” di chat, coloro che identificano sostanzialmente la chat con la s tanza pubblica, avendo pochi contatti di tipo privato e personale. Sono presenti saltuariamente e spesso tengono la stanza aperta durante le ore di lavoro d’ufficio – non essendo strettamente coinvolti non hanno vincoli di controllo in stanza.
I “conquistadores” di sesso maschile e femminile rientrano in questa categoria, conquistatores per i quali la stanza comune è SOLO un terreno di selezione reciproca, selezione che si concretizza in separata sede. In generale il/la conquistador usa la chat per un alto numero di ore quotidiane, più spesso notturne, mette in atto un atteggiamento compiacente (asseconda l’altro/a se questo ha catturato la sua attenzione) e il cosiddetto corteggiamento mira a individuare i “punti deboli” altrui per far si di sfruttarli per il raggiungimento dello scopo finale: scopo finale che può limitarsi ad una “relazione in virtualità” più o meno intensa e duratura, come può allontanarsi dagli ambiti di chat e traslocare in altri ambiti . in genere prima il cell – i numeri di telefonia fissa sono “inesistenti” tra chatters e questo riguarda tutte le categorie – dopodiché l’eventuale incontro “reale”. L’evoluzione di questi incontri in cui uno dei due soggetti è “conquistadores” si rivela soddisfacente se i due hanno un’aspettativa concordante. Si rivela un “disastro” se uno dei due (o tutti e due) hanno bluffato.
Gli “esperti informatici” sono coloro che in genere vedono la chat come un qualunque luogo “tecnologico”, riservano poca rilevanza alla presenza “umana”.
Sono coloro che dedicano maggior attenzione al “controllo tecnico di stanza”, avendo un atteggiamento vicino al “vigile urbano”. Per essi, la presenza numerica di chatters in stanza, l’inserimento di programmi e diavolerie tecnologiche di controllo, di protezione, di mantenimento della posizione di stanza di chat nella lista d’appartenenza sono tutti elementi che prendono il sopravvento su quanto si svolge e si intreccia tra i partecipanti Concreti. Solitamente gli “esperti informatici” non hanno un’unica stanza pubblica di riferimento..ma formano una sorta di lobby di chat, una sorta di controllori del traffico e di help assistenza allorquando la stanza di chat accusa difficoltà tecniche.

Dinamiche di stanza

In ogni chat esiste un doppio canale di conversazione: la conversazione privata ed il canale di conversazione aperto. Le rooms o i chan create dai partecipanti hanno un mezzo di controllo su coloro che accedono: il creatore di stanza o owner attribuisce ad altri partecipanti diritti pari o di voice. Tal attribuzione rende il partecipante “moderatore di chat”, con una serie di vincoli rispetto al comportamento altrui in stanza.
Il creatore di stanza attribuisce i “diritti op” a coloro che già conosce e con i quali condivide la stesse regole di convivenza in stanza, anche se dietro l’attribuzione/non attribuzione dell’OP si celano molteplici dinamiche di comportamento dei singoli e del gruppo. Taluni considerano il possesso dei “diritti” come un segno di appartenenza, una sorta di distintivo che autorizza ad avanzar pretese nei confronti dei singoli partecipanti e soprattutto nei confronti delle matricole di stanza. Per alcuni,tale status è simbolo di gerarchia, per altri è un buon passaporto per aumentare le chances di appeal verso le matricole, per altri è un simbolo di consenso. La sua non attribuzione scatena una serie di effetti che comportano riflessi di invidia e gelosia verso coloro che ne sono forniti. Appena un accenno meritano gli “incontri reali di room”, organizzati dagli stessi chatters, incontri la cui partecipazione ha come vincolo unico la partecipazione alla comunità di stanza. Le aspettative retrostanti tali incontri ripropongono le diverse tipologie motivazionali dei chatters, così come sopra esposte. E come nel caso degli incontri “a due” hanno insito un tasso di fallibilità legato alle differenti aspettative di cui ogni chatter è portatore. Ci sono coloro che intravedono in esse l’esaudire di semplici curiosità legate al trascorrere ore in contatto “abituale” con persone con cui magari si chiacchiera da mesi e una delle cose più divertenti riguarda ad esempio il continuare ad usare il nick anche di presenza, perché non si ha l’abitudine di associare al nick il nome d’anagrafe. Tanti chatters coinvolgono in questi incontri i propri familiari (in genere coniuge e figli), altri chatters intravedono in questi incontri possibili occasioni di “trasgressione”. Siamo anche qui all’identico cardine di verità trattato a proposito degli incontri reali “ a due”: questi incontri risultano positivi e ripetibili se soddisfano le aspettative che il singolo porta con sé; se il singolo fa un errore di valutazione, aspettandosi qualcosa che poi non trova realizzazione, capita che la persona una volta rientrata, esca di scena dalla comunità di stanza.

Conclusioni
La chat è uno strumento di comunicazione, non lo si valuta positivo o negativo in se. Come tutti gli strumenti assume connotazione positiva o negativa in relazione all’uso messo in pratica dai singoli. I singoli chatters rappresentano l’umanità con tutte le sue luci ed ombre. Essi sono portatori di stati d’animo, i piu disparati. Alcune volte quegli stati d’animo sono frutto di solitudine e difficoltà relazionale con il prossimo. Altre volte sono figli della semplice curiosità, dell’ingenuità e creduloneria, dell’abilità del costruirsi personaggi e maschere antitetiche alla vita reale con cui recitare davanti ad un pubblico che mai sarà conosciuto. La chat è un mezzo comodo di comunicazione, la si usa negli orari che ci sono congeniali, la si usa in casa stando a nostro agio, ci consente di poter leggerCi dentro proprio perché oltre il monitor non c’è qualcuno che ci conosce ma un potenziale eterno estraneo che mai violerà ciò che stiamo confidando perché del tutto estraneo rispetto al nostro mondo di affetti e di relazioni. La chat è una finestra sul mondo, soprattutto sul mondo che ci è distante, distante per età, per classe sociale, per professione, per esperienze vissute, per stili di vita.
Ci permette di lanciar “sassi” e star a guardare se i cerchi concentrici derivanti da quel lancio sono in grado di arricchirci come persone, incrementando la nostra conoscenza sia di noi stessi che del prossimo. La chat è una sfida con noi stessi, ci si chiede di conoscere il prossimo non attraverso i canali usuali e comodi derivanti dall’aspetto fisico, dalle conoscenze comuni, dal tono della voce e degli accenti, dalla professione svolta, dall’età avuta e da tanti ruoli ascritti che più volte circoscrivono i nostri ambiti di conoscenza reale: persone della stessa città, che appartengono al medesimo ceto sociale, che ci sono coetanei. Avere esperienze in chat è un atto di conoscenza, di fiducia verso il prossimo, di confronto con chi vive, sceglie e pensa in modo diverso. Se le generazioni dei 20-45enni sono da considerarsi pioniere del mezzo chat, in futuro questo modo di comunicazione diverrà più comune e ordinario di quanto sia oggi. Non si strabuzzeranno più pupille e orecchie quando si verrà a conoscenza di storie d’amore iniziate da un click fortuito, di storie d’amicizia a distanza più intense di quelle intercorse tra chi ci conosce da una vita, di storie di impostori e falsi paladini di sentimenti (come se queste nascano dal mezzo e non dalle intenzioni degli uomini). La comunicazione di chat e le motivazioni che muovono i singoli al suo utilizzo sarà parte della vita quotidiana di molti più individui in futuro. Capirne le dinamiche motivazionali significa esser più pronti alle eventuali contromisure del caso.

U.



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tantoperpariaraebhabeaebu   27/2/2003 23.52.21 (28 visite)   eCce|-\oM
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