Nick: \\\Ulisse Oggetto: xanjelika&Lamer associati Data: 31/5/2003 10.12.12 Visite: 19
Da: www.punto-informatico.it Titolo: P2P, partita retata di utenti italiani I P2P sono i programmi che si usano per scambiare musica/video/software in internet. Mi rifersico ai vari programmini KAZAA, WIN MIX, ECC ECC. Eh allora, che è successo? A prima mattina, ieri, da un articolo apparso su Repubblica.it si è appreso la Guardia di Finanza stava procedendo ad identificare e denunciare circa 3000 utenti italiani che scaricano dalla rete e scambiano file protetti dal diritto d'autore, ossia MPE, file MPEG ecc ecc. Un'azione che sarebbe giustificata dalle nuove leggi sul diritto d'autore, che rendono illegale lo scambio anche se dietro il passaggio dei file non vi è scopo di lucro. Chiarificatrice almeno in parte, però, la dichiarazione di Mario Leone Piccinni, comandante della Squadra pronto impiego della Guardia di Finanza, riportata da Repubblica.it, secondo cui "questi soggetti non sono hacker né pirati. Sono gente comune. Professionisti, studenti, impiegati. I casalinghi, li chiamiamo noi". Una dichiarazione che sembra chiaramente indicare utenti qualsiasi, dediti allo scambio di file e non alla produzione di CD contraffatti o altro. A far pensare che oggetto dell'indagine siano effettivamente semplici utenti del peer-to-peer sono anche i numeri in campo. Circa tremila, infatti, sarebbero gli utenti che verranno via via identificati e denunciati nelle prossime ore.è significativo che tra questi ci siano anche due marescialli dei carabinieri, un messo comunale e un ricercatore universitario. Chest è. Poi, per chi ha voglia di approfondire, ecco dell'altro: (fonte repubblica.it) Il primo spunto è venuto dagli annunci di compravendita su alcuni newsgroup di appassionati. Da qui, coordinati dal pubblico ministero Gianluca Braghò, i "baschi verdi" della Finanza sono partiti all'assalto degli account di posta elettronica e dei server che distribuiscono materiale tutelato dall'articolo 171 della legge sul diritto d'autore che vieta lo scambio di opere, anche se questo avviene senza fini di lucro. A commettere reato, recita la legge entrata in vigore il 29 aprile 2003, non è solo chi "pone in commercio, vende, noleggia" ma anche chi "cede a qualsiasi titolo" materiale protetto: anche se è gratis, anche se è il freeshare che da sempre imperversa sulla rete. È stata un'indagine tecnicamente ostica, costretta a inseguire quasi sempre "Ip dinamici", indirizzi il cui destinatario reale cambia domicilio elettronico ogni cinque minuti, e account solo apparentemente italiani, dietro i quali si celano inafferrabili siti moldavi, lituani e di altri paesi dell'Europa orientale. Ma da un ufficio affollato di terminali in una caserma periferica della Finanza, una squadra di marescialli diventati segugi informatici è riuscita ugualmente a ricostruire passo dopo passo le tracce dei pirati del web. Con decreti concessi dal giudice per le indagini preliminari, per la prima volta sono stati intercettati in modo massiccio anche i messaggi di posta elettronica - spesso criptati - che fornitori e clienti si scambiavano: i gestori dei server sono stati costretti dalla Guardia di finanza ad inaugurare dei "lock", delle caselle-ombra di posta elettronica cui arrivavano in copia tutti i messaggi destinati agli indagati. Conclusione: ecco come la GDF investe i budget che il ministero gli assegna per pagare straodinari ai militi, benzina nelle macchina e acquistare hardware informatico. Mha.
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