Nick: buendia Oggetto: re:notizia ansa Data: 26/11/2005 15.32.3 Visite: 22
Giuliano Ferrara ha scritto su Panorama: Che ancora non si riesca a tirare fuori di galera uno così, uno che non muove un dito per sé nel senso della banale convenienza, uno che si rispetta ma preferisce combattere a suo modo l'annientamento della propria esistenza piuttosto che concedere un centimetro del proprio senso dell'integrità, è davvero doloroso. Doloroso in senso civile, e molto frustrante. È ovvio che i verdetti penali definitivi non si discutono più se non in sede storica. È ovvio che nessuno può pretendere di avere la libertà perché è tanto una brava persona o perché ha tanti amici in Italia e nel mondo. È ovvio che questo non è l'unico caso di una giustizia che si realizza nell'ingiustizia, e che dovrebbe essere costituzionalmente completata da un provvedimento di grazia. Queste tautologie sono piccole perle di una casistica da minorati morali o semplici pettegolezzi. Il problema non è di Adriano Sofri, che non pretende niente come questo suo libro dimostra in modo indiretto, ma perfetto. Il prigioniero si taglia le unghie, gioca al calcio, legge, scrive, guarda la televisione, e il fatto che viva la più pubblica delle reclusioni nel perfetto rispetto dei regolamenti penitenziari, che la sua parola abbia uno spazio non invadente e un peso non schiacciante diffonde intorno a lui, per le vie misteriose dell'incomprensione umana, dell'angoscia di sé e dell'invidia, perfino un'aura di privilegio. Il problema è nostro, è della comunità di coloro che stanno fuori e non sanno che cosa fare del loro potere di grazia, non di quello che sta dentro e non ha nemmeno il tempo di pensare, scrivere, comunicare come la vede uno la cui finestra affaccia da cinque anni e mezzo su un muro di cemento. Che vicenda strana, moralmente ambigua, quella della mancata clemenza di Stato nel caso Sofri. Lo Stato ha il privilegio di colmare il diritto con la grazia, ma non lo esercita perché il prigioniero nel carcere di Pisa ha la forza di agire da uomo libero, perché la vulgata sociale vuole che un cittadino ferito da una condanna che proclama ingiusta, oltraggiato ma non umiliato né avvilito, non si arroghi il privilegio scandaloso di una popolosa e produttiva solitudine. Se Sofri cedesse terreno e potere in qualunque forma, s'industrierebbero in tanti tra coloro che hanno la responsabilità di decidere per il meglio. Se tiene duro senza albagia, nello stile di queste pagine strepitose, fenomeno anche stilisticamente unico nella storia della immensa letteratura carceraria europea, tutto resta fermo a mezz'aria, e non si fa un passo che non sia indietro. Quello che non la chiede si è già dato tutta la grazia che può. Quelli che dovrebbero dargliela, la grazia, non sanno ancora dove andare a cercarla. Presidente Ciampi, presidente Berlusconi, ministro guardasigilli: fino a quando abuserete della vostra distrazione?" U A U |