Nick: P_Escobar Oggetto: I DIALETTI D'ITALIA Data: 15/10/2003 0.10.2 Visite: 175
post divulgativo, molto molto semplificato, si fa riferimento alla carta dei dialetti d'italia del Pellegrini del 1971. L'Italia è il paese col maggior numero di dialetti di tutto il mondo occidentale, nessun altro paese ha una così ampia e variegata pluralità linguistica. Gli specialisti della materia hanno fatto un casino di ipotesi per spiegare il fenomeno, scomodando le divisioni linguistiche dei popoli italici, prima dell'espansione militare romana e della conseguente diffusione del latino su tutto il territorio nazionale. Certo è che cmq le lingue preesistenti (l'osco, il greco, l'etrusco, il messapico, il bruzio, il ligure, ecc.) non sparirono quando il latino divenne in qualche modo lingua dell'intera penisola italica (e non solo). Sicuramente l'assenza dell'unità politica fino al 1860 ha contribuito a mantenere in vita le profonde differenze fra regione e regione. Nei grandi stati moderni, in genere la lingua della capitale ha finito per livellare le parlate locali e renderle meno diverse fra loro. Su base nazionale, come nel caso dell'Inghilterra o su base macroregionale come in Spagna (castigliano, catalano). I dialetti italiani si dividono in: - Gallo italici: lombardo, piemontese, ligure, emiliano romagnolo. in genere non hanno vocali finali eccetto la a, non hanno consonanti doppie, le parole sono più corte, c'è la cosiddetta sonorizzazione per cui da t in genere si ha d, da p --> b, da k --> g e così via; - Veneto: stessi fenomeni dei dialetti gallo italici, ma maggiore somiglianza a partire dal '500 con il toscano, quindi maggiore presenza delle vocali finali _ Ladino: diviso in 3 tronconi, il ladino del canton grigioni in Svizzera, il ladino dell'arco alpino e il Friulano (fa eccezione Trieste dove si parla un dialetto simile al veneziano) - Toscano, diciamo che è l'italiano (ma non è proprio così) il tratto + evidente è la cosiddetta gorgia toscana, cioè la caratteristica aspirazione di p t e k in posizione intervocalica (fra due vocali) la hoha hola ad esempio - I dialetti mediani, da pesaro ad ancona sull'adriatico, l'umbro, il laziale (fino a fondi), non hanno molte similitudini tra loro. Il romanesco da dialetto originariamente meridionale a partire dal '500 si è uniformato come il veneto al toscano. - I dialetti meridionali, lazio meridionale, campania, abruzzo, molise, provincia di ascoli nelle marche, pugliese fino alla linea taranto brindisi e calabrese fino alla linea golfo di squillace e golfo di sant'eufemia. caratterestica principale la metafonia, cioè maschile e femminile e singolare e plurale vengono distinti non sulla base della desinenza come in italiano, ma dalla vocale accentata, per cui avremo al maschile 'o russ e al femminile a ross, al singolare 'o turres e al plurale e turris (abitanti di torre). le vocali finali mancano quasi sempre a meno che non siano accentate. - I dialetti meridionali estremi, calabrese centro meridionale, salentino (puglia meridionale) e siciliano. tratto principale il diverso sistema vocalico, con la presenza di moltissime i e u e dei suoni cacuminali tipo tre (pronuncia c/re), capieddru e così via. _ Il sardo, nelle sue 4 varianti principali, campidanese (da cagliari a oristano), logudorese (zona di nuoro) il sardo + antico, gallurese e sassarese. il sardo, soprattutto nella sua variante logudorese è molto simile al latino e conserva i suoni velari per cui kimbe al posto di cinque, GHelu al posto di gelo e così via. Poi, in Val d'Aosta e Piemonte franco-provenzale e provenzale, albanese in calabria e sicilia, catalano ad alghero, ma questa è un'altra storia e magari ne parlerò un'altra volta. ps questa è una carta degli antichi idiomi parlati nella penisola italica.
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