Nick: ADP Oggetto: Una Questione Etica? Data: 2/11/2003 15.15.31 Visite: 145
In questi giorni, sfogliando le pagine di vecchi testi di storia, mi è capitato di riprendere sotto mano le pagine che narrano, tra le altre cose, dell'età giolittiana. Ecco, prendendo come riferimento il Giolitti, ed ampliando la questione italiana ad una casistica più ampia, mi ponevo una serie d'interrogativi che provvederò ad illustrare con un esempio. Un tizio, un certo Francesco Ambiguo, sale a capo del governo. Inizia una politica che porta un risanamento effettivo, migliori condizioni per una larga fascia di popolazione. Allo stesso tempo però, tiene sù il suo governo tramite meccanismi clientelari e l'appoggio di associazioni malavitose. Leggendo i testi, si può facilmente osservare come ogni autore dia la sua personalissima interpretazione dei fatti. Parlando di Giolitti (ad esempio) si nota come qualcuno metta in risalto le pubblicazioni del Salvemini ("Il ministro della malavita" ecc..), e come, invece, qualcun'altro non esiti a chiamarlo "grande politico della storia d'Italia". Anche perché, come si saprà, tali meccanismi erano ben diffusi anche prima dell'elezione di Giolitti, il quale non ha messo in atto niente di nuovo in questo senso... Ora, distaccandoci dalla questione Giolitti, presa ad esempio (come si è detto) per esporre una problematica più ampia, mi pare che il metro di giudizio, in questi casi, non esista ancora. Tant'è vero che, basandoci sui testi storici, non esiste ancora un giudizio obiettivo sulla moralità di questi capi di governo. Sembra che le cose vadano, per molti, secondo la filosofia "se funziona, va bene", ed in una certa misura, mi trovvo d'accordo.
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