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Nick: ChelseaFC
Oggetto: FA CALDO OGGI IN CITTA'
Data: 30/11/2003 23.30.30
Visite: 125

E' una storia di fantasia, ogni riferimento a persone esistenti e a fatti realmente accaduti è puramente casuale.


Fa un cazzo di caldo oggi in città. L’asfalto si squaglia sotto le scarpette e ce ne stiamo all’ombra dei quattro alberi che sono la villetta del nostro quartiere. E’ arrivato per primo Luca, trascinando il suo radione da nero americano. Non si può guardare, ma vedi come si veste. Jeans stracciati, scambiati, scritti, in una sola frase: che non si possono mettere. Quella maglia col collo tagliato poi e due catene di motorino addosso. Sorride sotto i venti centimetri dei suoi capelli, si guarda intorno e non vede nessuno, allora si siede e comincia a rullare una canna. Mette una cassetta degli AC/DC e alza il volume. Arriva Pippo, due minuti dopo, secco secco, con la maglietta dei Metallica, rasato a zero e i brufoli in faccia, lo vede e si siede tutto felice vicino a lui. Quella maglietta non se la leva dal 27 febbraio, da quando siamo saliti fino a Milano a vedere il primo concerto italiano dei fantastici quattro di San Francisco. Giusto il tempo che sua madre gliela lava a tradimento e lui si lamenta sempre. E’ diventata la sua seconda pelle, perché i metallica sono grandi e gli hanno cambiato la vita. Pure a me.
- Ciao socio
- Ciao fratello
Si danno il cinque, poi Pippo fa un filtro.
- Fammelo bene sto filtro che poi la canna non tira.
- Non mi dire come devo fare i filtri, mi faccio le canne da più tempo di te.
- Non conta il tempo socio, è l’intensità che vale.
Gli sorride e si ridanno il cinque.
Luca chiude la canna e la passa a Pippo, la accendono. Arriva Marco.
- E che potevate fare? Ma fate sempre questo drogati.
Si siede e comincia a toccarsi i capelli che cominciano a diventare lunghi.
- Vabbè se proprio insistete me li faccio pure io due tiri da questo cannone.
Fa con la sua solita aria da damerino. Non sembra nato nemmeno qua, si dice in giro che suo padre una volta era un riccone, ma una serie di affari sballati gli hanno fatto fare con estrema velocità il tragitto dai quartieri alti a Terzigliano. Non ne abbiamo mai parlato, ma prima o poi sarà lui a dircelo e per ora ci facciamo i cazzi nostri.
- Pippo hai insistito tu?
- Ma quando mai, meglio due che tre bocche da sfamare.
Si ridanno il cinque e ridono.
- Carogne - è il commento di Marco -
- allora vuol dire che questo afgano nero che mi ha dato il mio pusher me lo fumo io da solo.
- Dai Marchino fratello lo sai che scherzavamo eh eh.
- Carogne - dice di nuovo Marco e sorride.
Ci conosciamo da bambini e siamo amici da sempre. Stesso quartiere, stesse esperienze, stessi sogni che portano lontano. Per ora siamo stati solo a Riccione e a Milano, ma ci rifaremo in fretta e poi abbiamo scoperto sta storia dei bige falsi che è una vera pacchia. Si va in un’agenzia e si fa un biglietto del treno, tratta brevissima, tipo Como – Lugano che costa sulle 5.000 lire e che particolare fondamentale, viene scritto a mano. Se il tipo s’insospettisce gli diciamo che andiamo in autostop fino al confine e per evitare casini lo passiamo in treno. E’ una palla grande come la nostra voglia di vivere, ma deve essere miracolosa, perché c’è sempre andata bene. In realtà il biglietto viene staccato dalla copertina, immerso nel biospray per cancellare la scritta originale, con i pastelli rifacciamo il fondo se si scolorisce troppo e con la carta copiativa scriviamo la nuova destinazione. Con un’accortezza però, la stazione di partenza deve essere prima di quella reale, perché il primo dei due foglietti che compongono il biglietto non si può cancellare e quella d’arrivo oltre confine, perché il bige è un biglietto internazionale. Come tocco finale, col taglierino, facciamo un buco quadrato uguale a quello dei controllori. Così che quando vedono il biglietto sembra che nel controllo precedente hanno ritirato il tagliando e lo hanno vidimato. E’ un trucco ingegnoso e soprattutto una porta per il mondo dei sogni. Ce lo ha insegnato il fratello di Pippo, che ha vent’anni e vive a Londra da sei mesi. Anche noi ci vogliono andare, perché a Londra è la vera vita. Ci sono concerti tutti i giorni, se vuoi avere i capelli lunghi o la cresta nessuno ti rompe il cazzo, le ragazze non fanno le difficili e se gli piaci non si fanno pregare. Altro che questo cesso di Terzigliano dove ti compri un’utilitaria a rate, ti fai bello e porti fuori una ragazzina il sabato sera. Poi se tutto va bene, e si fa per dire, la sposi e finisci sommerso dai pianti isterici dei bebè e dalle bollette. E la chiami pure vita. Non è per noi, la nostra strada sarà altrove perché siamo diversi dai nostri padri, niente gambe in spalla e pedalare e niente lavori di merda per quattro soldi, noi siamo delle fottute rockstar e vogliamo vivere alla grande.
Per ultimo arrivo io, maglietta degli Slayer, jeans incollati addosso e stretti sotto sulle scarpe da basket a collo alto. Anche i miei capelli stanno crescendo e che mi presento a Londra come un regolare del cazzo?
- Ho trovato il modo di svoltare e andare in England, mi fa Marco appena mi vede.
Gli altri mi salutano col sorriso rincoglionito dalla prima canna e me la passano con un agitare confuso delle braccia. Poi sentite le novità concentrano tutta l’attenzione possibile su Marco.
- Il mio pusher ci da una panetta di fumo da 250 g. a cavallo di ritorno.
- A quanto ce la fa?
Chiede subito Pippo che improvvisamente ha riacquistato lucidità.
- A tremila lire il grammo, settecentocinquantamila in tutto. Oppure se la compriamo sicuro, senza cavallo di ritorno, pure a duemila per un totale di mezzo milione.
- A duemila - faccio io subito - e che vogliamo andare a Londra e nemmeno una plancia di fumo vogliamo vendere? Se facciamo stecche da 0.7, il cosiddetto grammo pesato - e ridiamo tutti - ne facciamo circa trecentocinquanta. Ne facciamo trecento e le vendiamo a diecimila l’una per un bel totale di tre milioni e cinquanta ce le fumiamo noi, così per passare il tempo.
- Si, si bella idea.
Fa Luca con l’occhietto inculato dall’hashish.
- Però forse è meglio che ne vendiamo due, vabbè il biglietto lo offrono biospray e le ferrovie dello stato - ed è un coro di eh eh eh - a casa ci ospita Claudio o magari ci facciamo dire come si fa e ci occupiamo uno squat per cazzi nostri.
L’ho detto tutto d’un fiato ed è così bello che non ci posso credere. Noi quattro, Londra, una casa, i concerti, zero stress, zero preoccupazioni. Non sembra vero, non abbiamo mai avuto niente dalla vita. I nostri genitori arrivano a stento alla fine del mese e qualunque cosa vogliamo fare ce la dobbiamo vedere da soli. Non è cattiveria la loro, anzi se potessero ci darebbero l’anima, ma siamo nati a Terzigliano e sopravvivere è già un’impresa.
- Poi - riprendo - per Londra ho un’altra sorpresina per voi. Ve la ricordate Banana?
- Si, si, procedi - mi dicono tre bocche e sei occhi avidi di news.
- Ok, quando ci siamo mollati se n’è andata a vivere a Londra, mi ha chiamato l’altro giorno e mi ha detto che si prende il sussidio di disoccupazione, ma proprio facile, facile. La social è sessantacinque pounds a settimana. Fanno quasi ottocento carte al mese. Ma la cosa bella è che se ci procuriamo un po’ di carte d’identità cambiamo la foto, rifacciamo il timbro e possiamo prendere anche più di un sussidio a settimana, basta solo andare in uffici diversi.
- Cazzo! Partiamo subito - fa Pippo - è il paese delle meraviglie, ora capisco perché tutti se ne vanno a stare lì. Terzigliano addio e non avrò nemmeno mezzo rimpianto.
- Si partiamo, però Luca leva sti cazzo di AC/DC, siamo nel 1984 e tu ancora con sta roba da preistoria.
Ridiamo tutti eccetto Luca, che come al solito è permaloso e subito se la prende, ma siamo troppo carichi e questa volta fa buon viso a cattivo gioco. Prende dalle mani di Pippo “Kill’em all” dei Metallica e la infila nel radione.

Ps Era l’estate del 1984. Vendettero tre plance di fumo, meno di un mese dopo arrivarono a Victoria Station e da lì in un attimo a Elephant and Castle. Avevano meno di diciotto anni e tutto gli sembrò fantastico. Pippo tornò qualche mese dopo in una cassa di legno, gli fu fatale una pera di roba, era l’unico che volle provare il brivido e ci diede dentro, morì in un cesso di corridoio a Earl’s Court. Londra non fu questa gran cosa e tornarono a Terzigliano.



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FA CALDO OGGI IN CITTA'   30/11/2003 23.30.30 (124 visite)   ChelseaFC
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