Nick: Casual Oggetto: Quando leggo io mi chiedo Data: 26/4/2006 15.35.8 Visite: 444
Leggo sempre giudizi feroci sulla Iervolino, su Malvano, su Rossi Doria, sui politici e sulla politica napoletana e posso pure essere d'accordo, soprattutto quando guardo gli slogan elettorali, le fotografie ritoccate, la pochezza delle proposte. La Iervolino imperturbabile come se fosse cieca di fronte al grave stato di crisi della città, Malvano che ha tapezzato i bus con lo slogan rivoluzionario per liberarci dal traffico, senza nemmeno avere la decenza di dirci come, Rossi Doria che invece di fare proposte fa dell'antipolitica la sua base di partenza e di arrivo, tra l'altro fra industriali e contesse che lo appoggiano mi sembra un'operazione finalizzata al potere punto e basta. Se c'è un assente in questa campagna elettorale è il programma, uno qualsiasi, di destra, di sinistra, di centro. Il programma non c'è perchè per fare un programma politico servono idee, cultura, capacità mentre la nostra classe dirigente in realtà si limita a balbettare le parole d'ordine che arrivano da Roma o da Milano. Il vero problema di Napoli è l'assenza di una prospettiva meridionalista. Niente che somigli alla Lega Nord, per amor del cielo, siamo italiani e orgoliosi di esserlo, ma allo stesso tempo siamo napoletani e non palesiamo lo stesso orgoglio di appartenenza. Parlo semplicemente di una politica che parta da Napoli e sia per Napoli e non la succursale di terza mano di proposte elaborate altrove. Siamo una capitale europea, ma nella prospettiva politica cittadina questa consapevolezza non c'è. La destra, dopo 15 anni di ininterrotto potere bassoliniano per avere qualche possibilità di vittoria annuncia Berlusconi capolista, una scelta che porterà loro voti, ma allo stesso tempo attesta la sconfitta di un'opposizione che non ha mai cercato altro che l'inciucio sotto banco. Provate ad andare da uno qualsiasi dei politici di destra napoletani e chiedetegli un favore, alzerà il telefono chiamerà un suo omologo di sinistra e insieme metteranno le mani sulla città, sulle risorse, sul suo futuro. I capoccioni della destra napoletana devono invocare il milanese Berlusconi per ottenere qualche voto in più, senza rendersi conto che cosi' facendo sanciscono l'inutilità del proprio ruolo politico. A sinistra il blocco di potere bassoliniano mostra crepe e sarebbe pure ora, dopo che la spinta propulsiva della sua prima giunta comunale dei primi anni 90 si è del tutto interrotta. La Iervolino, porella direbbelo a Roma, è stata in questi 5 anni di fatto ostaggio dei partiti, la sua è stata una giunta caratterizzata dall'immobilismo. Certo va detto che in questi anni Napoli ha conosciuto tagli significativi al bilancio da parte del governo Berlusconi, ma al di là di questo dato reale ed evidente è altrettanto chiaro che le risorse disponibili vengono impiegate male, erogate ai soliti noti per alimentare clientele che ormai non soddisfano nemmeno più gli stessi clientes, che in città perdono consensi e capacità di veicolare voti. E' un'analisi cruda ma realista per una città che dovrebbe cominciare politicamente a ragionare a partire da se stessa. La prima cosa che mi pare del tutto evidente è che non c'è senso logico nel fatto che 800.000 persone votano per una città reale che conta ormai quasi 4 milioni di abitanti. La Napoli Metropolitana, gravita in tutto e per tutto sul capoluogo, vive, lavora, esce a Napoli, ma non ha diritto di voto per decidere politicamente cosa fare. Perchè sono convinto che sia necessaria l'istituzione della città metropolitana che comprenda anche parti delle altre province campane? Perchè su Napoli ci vuole un ragionamento globale, dallo spirito pianificatore, una città che va osservata dall'alto e completamente ristrutturata sul piano dei trasporti, della viabilità, della produttività. Possibile che nessuno dica in campagna elettorale cosa fare dell'area est ora che i depositi di carburante non ci sono più? Possibile che nessuno ci parli di come dare vita a un'industria che assembli semi-lavorati e li marchi col "made in italy". Eppure queste merci arrivano, in quella che è l'unica azienda cittadina coi bilanci in attivo: il porto di Napoli. Quello stesso porto che solo pochi anni fa era in crisi nera e rischiava di scomparire e che oggi aumenta traffico merci e passeggeri con ritmo costante. La città metropolitana permetterebbe un'operazione di pianificazione centralizzata, eliminerebbe i pericoli d'infiltrazione camorrista, palesetisi nello scioglimento di diversi consigli comunali della provincia. Non sono fantasie, è il processo che all'estero ha dato vita alla Great London, alla Greta Manchester, alla Regione di Parigi, all'area metropolitana di Barcellona. Evidenziando che il vero motore delle trasformazioni e dello sviluppo sono da almeno 30 anni a questa parte non più le nazioni, ma le città e le regioni. Anche in Italia c'è una legge, la 142/90, che permette alle regioni di ridefinire i confini e creare in 10 aree cittadine l'area e la città metropolitana. Bene, a 16 anni dal varo di quella legge nessuna regione l'ha utilizzata, perchè i nostri politici sono più attenti a non perdere le piccole posizioni di privilegio piuttosto che a pensare al bene del paese. Al sindaco di Casoria, di Fratta o di Aversa, evidentemente interessa di più restare tale piuttosto che ragionare sull'ingresso della propria cittadina nel progetto dell'Area Metropolitana di Napoli. E la colpa non è solo dei politici, perchè un paese ha la classe politica che si merita. Forse se invece di fare fuoco e fiamme su un forum ognuno di voi si mettesse sul serio a fare attività politica le cose cambierebbero, ma se invece non lo fate, io leggo e mi chiedo: in cosa sareste meglio voi di Iervolino, Berlusconi e Bassolino. Alle Comunali io voterò Rifondazione, e quindi indirettamente per la Iervolino, ma sto cercando con altre compagne e altri compagni di avviare anche una riflessione critica sul quinquennio 2001-2006, ma soprattutto un percorso di militanza senza il quale la politica resterà quello che è oggi. E a conti fatti dovrò dire che abbiamo i governi che meritiamo, perchè in realtà sono espressioni della nostra pochezza. / |