1400 PAGINE DI DOSSIER SU MEZZA SERIE A
Eccolo, il terremoto sul calcio. Cinquantadue indagati alla procura di Napoli, millequattrocento pagine d'inchiesta sul campionato di calcio 2004-2005, le partite della Juventus passate al ralenti, viste alla moviola sulla base dei testi raccolti ascoltando le telefonate: azione per azione. Sono diciotto le partite sotto inchiesta, dodici dei bianconeri. Tra queste, un Brescia-Juventus arbitrato da Trefoloni che fece infuriare il presidente Corioni e andata e ritorno della Juve contro il Lecce di Zeman. E poi favori alla Fiorentina, che si salvò all'ultima di campionato, e alla Lazio, decima con una rosa risicata. Tutto nella scorsa stagione. La procura di Napoli continua a tacere, ma dopo le prime brecce il muro del silenzio non ha resistito. A Napoli ci sono cinquantadue indagati, e di otto si conoscono i nomi. Tra questi, non c'è Marcello Lippi, il ct della nazionale. E, assicura la procura, non c'è Franco Carraro, presidente della Federcalcio che si era dimesso dalla carica lunedì sera. Indagato è il secondo ex designatore arbitrale, Paolo Bergamo. E dice: "Non so nulla davvero, mi informo leggendo i giornali. Se non fosse vero, querelerò". Aveva già negato, martedì, l'avviso di garanzia il suo ex collega designatore, collega per sei anni, Pierluigi Pairetto. E poi tra gli indagati c'è - come detto nei giorni scorsi - l'arbitro Massimo De Santis, di cui gli inquirenti avrebbero intercettato una telefonata con lo stesso Luciano Moggi e che sarebbe una sorta di interprete arbitrale delle volontà del dg della Juve in grado di influenzare almeno sei colleghi. Per tutti questi - Moggi, Pairetto, Bergamo, De Santis - il reato previsto sarebbe quello dell'associazione a delinquere ai fini della frode sportiva. Poi c'è il versante Gea World e lì gli indagati sarebbero di nuovo Luciano Moggi più tutto il direttivo dell'azienda di collocamento del calcio: il figlio Alessandro, l'amministratore Zavaglia, Chiara Geronzi, il direttore commerciale Tommaso Cellini. Per questo gruppo di indagati l'ipotesi è invece la distorsione del mercato con violenza e minacce. Otto nomi conosciuti, per gli altri quarantaquattro si conoscono solo le professioni: dirigenti sportivi e federali, una mezza dozzina d'arbitri di serie A, procuratori, anche giornalisti. Il lungo lavoro del nucleo operativo dei carabinieri di Roma, che già si occupò delle false fideiussioni e oggi opera per conto della procura di Napoli, ha affiancato alle estenuanti intercettazioni diversi pedinamenti (di Luciano Moggi, per esempio) e una vera e propria attività investigativa. Più volte sulle informative passate ai pm Beatrice e Narducci è apparso il nome di Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus, indagato ieri a Torino per falso in bilancio. E dello stesso Carraro, la cui nomina a presidente federale sarebbe avvenuta - dicono le carte - per volontà di Luciano Moggi. "Non tutti i nomi presenti nelle informative sono automaticamente indagati", si è premurata di spiegare la procura. Un anno di inchiesta avrebbe fatto emergere, pero, questo metodo Moggi: al telefono si ascolterebbero giornalisti televisivi, funzionari di polizia, alti ufficiali della guardia di finanza pronti a mettersi a disposizione del direttore generale della Juventus. L'ampia rete di conoscenze avrebbe avuto l'obiettivo di aiutare la Juventus a vincere, sempre. Altri favori sul mercato, altri aiuti in campo, sarebbero arrivati anche ai club del giro Moggi: Messina, Reggina. Qui gli uomini di collegamento sarebbero stati direttori sportivi alla Angelo Fabiani. Negli atti dell'indagine si parla, ancora, del condizionamento mediatico sugli arbitri realizzato da trasmissioni televisive come "Il processo di Biscardi". E poi si ascoltano politici del ministero degli Interni e dell'Economia parlare di calcio e il ct della nazionale Marcello Lippi parlare con il figlio procuratore di automobili. Materiale, questo, di nessuna rilevanza penale. Elementi definiti interessanti, invece, sono stati raccolti sull'arbitro Dondarini e il guardalinee Baglioni. E alla procura di Roma, ieri, ci sono stati due interrogatori (secretati): quello di Ermanno Pieroni, ex presidente dell'Ancona, e nel tardo pomeriggio di Franco Baldini, già direttore sportivo della Roma. Pieroni, ribadendo i concetti espressi in un'intervista a "Repubblica", avrebbe fornito agli inquirenti risposte che confermerebbero lo stretto rapporto tra la Gea World e quattro arbitri: De Santis, Farina, Palanca e Gabriele, pronti a favorire i club indicati. Per questi, anche a Roma, si percorre l'ipotesi della frode sportiva. A Baldini, poi, i pm Palaia e Palamara avrebbero chiesto quale fosse stata l'influenza di Moggi sulle sue dimissioni date alla Roma lo scorso aprile. Un filone dell'inchiesta romana arriva, infine, da Viterbo e dal fallimento della Viterbese: l'amministratore della Gea, Franco Zavaglia, avrebbe minacciato il sindaco Giancarlo Gabbianelli: "Non andare alla procura per il fallimento del club", gli avrebbe detto, "ricordati che sono calabrese".
JUVENTUS, SPUNTANO LE SCOMMESSE
Una nuova bufera, mentre ancora infuria lo scandalo delle intercettazioni, si abbatte sulla Juventus. Scommesse per milioni di euro: si tratta di puntate clandestine fatte attraverso società schermo per evitare che si potesse risalire alla vera identità dei giocatori. Quattro o cinque tra calciatori bianconeri si sarebbero infatti dedicati a questa attività, investendo somme cospicue. Uno di loro, da solo, avrebbe scommesso oltre un milione e 600mila euro. Indagano le Procure di Torino e Parma. Tre persone sono già state iscritte nel registro degli indagati.