Nick: luca26* Oggetto: Piero leggi quà... Data: 11/5/2006 13.14.35 Visite: 47
Calcio, Nucini racconta: "Un rigore contro la Juve è stato la mia rovina"
"Venni punito e squalificato: per andare avanti devi ingraziarti i designatori e il loro amici".
Danilo Nucini ha 45 anni, secondo alcuni è un pentito, secondo altri è una vittima, lui si definisce un caterpillar e, con una punta di autoironia, il Cheguevara degli arbitri. In realtà è semplicemente un ex giacchetta nera italiana di medio livello che per una serie di circostanze ha deciso di raccontare l'ambiente in cui per anni si è mosso.
"Un sistema da ribaltare dall'inizio alla fine. Un mondo in cui si insegna la sudditanza psicologica sin dai primi anni di carriera, sin dalle categorie inferiori. Ho aperto gli occhi il 14 gennaio 2001. Arbitravo Juventus-Bologna, a nove minuti dalla fine ho dato un rigore contro la Juventus. Mi hanno squalificato per quattro domeniche".
Il rigore c'era o no? "Che importanza ha? Un arbitro può anche sbagliare. Invece quel giorno io venni punito come se avessi fatto la cosa più grave del mondo. Due giorni dopo ebbi un lungo colloquio con Pairetto, a Coverciano. Pairetto mi chiese conto del rigore, io gli risposi, e mi ritrovai squalificato. E allora ho capito come funzionava il gioco".
E come funzionava? "Funzionava che bisognava essere amici. E amici degli amici. E che se non eri amico degli amici eri un nemico. E io lo ero. Funzionava così. Comunque, per la cronaca, secondo me quel rigore c'era. Tiro di Pecchia, Iuliano ci mette la mano. Vennero a protestare Davids e Zidane, ma Iuliano non aprì bocca. E in televisione, ammise il fallo. Ma quell'intervista è sparita".
Sudditanza nei confronti di chi? "Nei confronti dei designatori ma anche nei confronti dei colleghi più anziani, nella consapevolezza che nel momento in cui sbagli vieni punito severamente. Puoi anche sparire. Perché tutto è impostato sulle decisioni di questi signori che gestiscono i rapporti in quel modo lì. Loro vogliono essere i papi e i re e devi cercare di accontentarli in campo e fuori. Il sistema è questo o lo accetti o ti stritola".
E come si fa ad accontentarli? "Devi ingraziarti loro e i potenti amici loro, dalla mattina alla sera e in tutte le serie e categorie. È evidente che più è alta la categoria e più sono potenti le persone da ingraziarsi. Così è inevitabile che molti arbitri finiscano con il cercare o l'accettare un rapporto privilegiato con le società. L'importante è dimostrarsi affidabili, in modo da ottenere protezione. La protezione è quella che ti fa andare avanti, ti fa assegnare le partite importanti. Io non credo che ci siano arbitri comprati, nel senso che gli arrivino valigie di quattrini, e se si scoprisse che qualcuno ha dei conti correnti all'estero dovrei dire che sono un fesso che non si è accorto di niente. Io ho visto un film diverso, dove il vantaggio se arbitravi in un certo modo era la protezione, il gradimento dei grandi che permetteva di diventare internazionali anche ad arbitri tecnicamente modesti. Io contro questo sistema ho fatto una lotta dall'interno per anni, e la conseguenza è che in serie A ho arbitrato ventiquattro partite in tutto. Eppure la promozione in A l'avevo ottenuta come primo classificato". La nostra unica FEDE... si chiama NAPOLI!!!!!
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